Trama:
Mar dei Caraibi, 1669. Il Capitano Lennox ha appena affondato una nave nemica e riportato a bordo del suo vascello un ricco bottino, ma non trae alcun piacere da quella effimera vittoria.
Il suo animo è segnato da una profonda cicatrice, proprio come il suo viso. Ha scordato il calore e la tenerezza. Non crede nell’amicizia, non cerca legami. Tutto ciò che desidera è la vendetta.
Nessuno tra i suoi uomini è in grado di capirlo fino in fondo. Almeno fino all’arrivo di Jack Smith, l’ultimo acquisto della ciurma, il giovane uomo che tiene sempre la schiena ben dritta, anche se ha provato sulla propria pelle il morso della frusta. Forse lui potrebbe comprendere.
Lennox lo osserva e prova emozioni contrastanti. Jack risveglia i suoi sensi, lo incuriosisce, riesce ad abbattere le sue difese. Il Capitano ne è quasi spaventato. Ha una missione da compiere, un giuramento al quale tenere fede, non può lasciarsi distrarre.
Eppure non c’è scampo. Jack lo travolge con la forza di una tempesta. Lo spinge a porsi domande scomode. Il passato conta più del presente? Davvero per quelli come lui non esiste un futuro? È sensato sperare ancora nella felicità?
Trovare le risposte a questi interrogativi, per Edward Lennox sarà l’impresa più rischiosa di tutte.
Link acquisto: Barebones
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Eccomi a recensire un libro che ho aspettato per molto tempo, dal momento in cui ho visto la copertina, perché sono una persona che non si lascia conquistare dalle immagini e non compra i libri guardando solo la cover, e ho desiderato leggerlo. Un altro punto a favore è l’autrice, anche se io personalmente non ho mai recensito nulla di suo, ho letto il suo altro romanzo edito con Triskell Edizioni, e Nykyo è veramente bravissima. Bravissima e con uno stile impeccabile, ma nei suoi lavori si può notare tutto il lavoro che c’è dietro questi: non parlo solo della stesura del romanzo, della composizione delle frasi, ma il lavoro di ricerca per rendere più credibile l’ambientazione dove si muovono i personaggi.
Come al solito sono un po’ una rottura di scatole, ma come al solito farò una piccola digressione giusto per parlarvi della pirateria, poche parole tanto per farvi capire l’epoca.
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Pirateria
L’età della pirateria nei Caraibi ebbe inizio intorno al 1560 e si concluse solamente verso il 1720, non appena le nazioni dell'Europa Occidentale che possedevano colonie nelle Americhe cominciarono ad esercitare più controllo lungo le vie commerciali marittime del Nuovo Continente. Il periodo durante il quale i pirati ebbero più successo durò dal 1640 fino al 1680. La pirateria prosperò nei Caraibi grazie soprattutto ai porti inglesi come Nelson's Dockyard, Port Royal, Antigua, e i porti di Barbados.
I Caraibi diventarono colonie spagnole grazie al Trattato di Tordesillas del 7 giugno 1494 che divise il mondo al di fuori dell'Europa in un duopolio esclusivo tra l'Impero spagnolo e l'Impero portoghese. Questo consentì alla Spagna il controllo delle Americhe, una posizione che gli spagnoli rafforzarono grazie ad una bolla papale. Diventati quindi pienamente di diritto colonie, i Caraibi furono presto popolati da sfollati europei e da carcerati mandati a costruire le nuove strutture nelle isole.
La pirateria si sviluppò dall'azione reciproca di grandi movimenti commerciali durante gli inizi dell'Età Moderna. I Caraibi diventarono un importante centro per il commercio, da quelle isole passavano tutte le merci che arrivavano dalla terraferma per poi dirigersi verso l’Europa.
Agli inizi del ‘600 l’Inghilterra, dopo aver unificato tutte le isole sotto il proprio dominio, spostò la sua attenzione oltre oceano, nel Nuovo Mondo, obiettivo frenato dalla flotta spagnola; solo dopo la disfatta dell’Invincibile Armada e l’inizio della guerra Corsara l’Inghilterra iniziò ad avere un ruolo di primo piano nella colonizzazione.
Nei libri e nei film si parla di famose isole dei pirati, luoghi che per molti, soprattutto quando si è bambini, si crede che siano immaginari, ma non è così: i più famosi luoghi in cui si accenna dei libri sono delle splendide isole caraibiche.
Port Royal, Giamaica: la città giamaicana era il porto più ricco delle isole perché si trovava a metà strada sulle rotte commerciali tra Spagna e Panama, pertanto era anche il luogo che attirava più di ogni altro pirati, bucanieri e marinai delle varie forze europee.
Tortuga: L’isola di Tortuga si trova a nord dell'isola di Hispaniola, fu il luogo da dove si originò principalmente il fenomeno della pirateria nei Caraibi. I "bucanieri" erano un gruppo di coloni francesi che erano stati cacciati dall'isola di Saint Kitts e si rifugiarono a Tortuga e con il tempo crebbero di numero.
Nassau: è la oggi la capitale delle Bahamas e fu l’ultima roccaforte della pirateria; fu più che un semplice porto, ma una vera e propria roccaforte dei pirati, una repubblica dei pirati fondata da Thomas Barrow e Benjamin Hornigold.
Meno conosciute, almeno a livello di pirateria, sono: Roatán, Le isole Cayman, Isla de Mona, Isla de la Juventud, Norman Island, La Blanquilla.
(Informazioni prese da Wikipedia e da fanpage.)
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Recensione
Come ho accennato sopra ho atteso l’uscita di questo libro dal momento in cui è stata presentata la copertina in anteprima, mi ha attirato tantissimo.
Scrivere sui pirati penso che non sia una cosa semplice, sia a livello storico, ma soprattutto a livello culturale.
Periodicamente è anche un argomento che viene riproposto sia nei libri, che nei film, partendo dall’Isola del tesoro di Robert Louis Stevenson, o con la saga dei Pirati di Mompracem di Salgari, o sempre di Salgari i libri sui Corsari; loro sono stati i precursori, seguiti poi da molti altri, ma già era bastato per creare nell’immaginario collettivo un che di romantico in questi luoghi esotici.
Con il tempo, pochi anni fa è passata in televisione una serie tv che ha veramente attirato tantissimi fans. Black Sails l’ho visto anch’io, ma come guardo ogni serie tv, perdendomi episodi interi perché me ne dimentico o semplicemente perché ho altro da fare.
Di Black Sails mi sono rimaste impresse poche cose, eppure, nel momento in cui ho iniziato il romanzo, ho come avuto una sorta di déjà vu; è accaduto in due momenti precisi della lettura, nel primo capitolo, nel momento in cui la Barbones cattura l'equipaggio della Victory e poi verso il finale, anche se durante la lettura ho avuto questa sensazione a lungo.
Mi spiego, il libro è meraviglioso, scritto in maniera fantastica, una storia che ti cattura dall’inizio alla fine e che riesce a far risaltare non solo i personaggi, che questi siano i protagonisti o solo personaggi minori, ma anche l’ambientazione. A livello storico è un libro curatissimo e come ho detto anche a livello di ambientazione. Eppure la sottotrama, la storia del capitano Lennox, il suo odio e il suo desiderio di vendetta sono così simili al comportamento di Flint in Black Sails che di tanto in tanto mi soffermavo a pensarci.
Non risalta in tutto il libro, ma in alcuni momenti mi tornava in mente il telefilm.
Lo so, sono una rottura di scatole, vado sempre a guardare il pelo nell’uovo, ma una sensazione è una sensazione e quando scrivo le recensioni voglio essere sincera al cento percento.
Detto questo, tutto questo tergiversare sul mio senso di déjà vu, ho praticamente divorato il libro, o meglio lo avrei fatto, ma mi sono imposta di portarlo avanti il più possibile, perché io amo i pirati, amo questo genere di ambientazione e leggere qualcosa di nuovo stuzzica sempre il mio interesse, se poi questo qualcosa di nuovo è scritto con uno stile pulito e preciso come quello di Nykyo è anche meglio.
Barebones mi ha appassionato, trascinandomi indietro nel tempo, nei bellissimi mari delle isole caraibiche, dove la violenza si intrecciava a paesaggi da sogno e tutto questo per merito di un’autrice bravissima che è riuscita a creare una storia decisamente particolare.
Perché particolare? Semplice, perché ha intrecciato il romance m/m a un libro di avventura dove i complotti e i combattimenti la fanno da padrone, alternandosi a delle scene stupende tra i due protagonisti.
Che dire, è stata una lettura interessante, frizzante, tanto che nel momento in cui ho chiuso il libro è come se avessi perso dei cari amici. Soprattutto perché è molto incentrata sul rapporto tra i due personaggi principali, ovvero Il capitano Lennox e Mastro Smith.
Il rapporto tra i due è particolare sin dall’inizio, turbolento; ho apprezzato veramente la sua evoluzione, da circospetto che è inizialmente, si trasforma in amicizia e in seguito anche in altro.
Altro punto che ho apprezzato è la caratterizzazione dei personaggi: non parlo solo di Lennox e Smith, ma anche di molti componenti dell'equipaggio della Barebones, dal dottore, ad Angus, passando per Foley, tutti loro sono stati ben caratterizzati, descritti a 360 gradi in modo che li conoscessimo bene e che non fossero solo dei nomi o delle voci che di tanto in tanto interagivano con i protagonisti.
Tirando le somme è una lettura consigliatissima agli amanti del genere, ma anche per chi vuole sognare luoghi esotici, queste isole tropicali piene di pirati e dove i pericoli erano nascosti in ogni angolo.
Veramente un libro che ho apprezzato tantissimo.
Quattro piume per lui.
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