Il faro delle anime ritrovate di Maria Laura Caroniti



Sevan Facinelli è un architetto italoamericano che lavora a New York per una prestigiosa società di ingegneria di cui ambisce a diventare socio, forte soprattutto dell’imminente fidanzamento con Rebecca Loewenthal, la figlia del fondatore dello studio. Introverso, solitario e carismatico, Sevan sembra tuttavia incapace di prendere le distanze da un’avventura che rischia di fargli perdere tutto quello per cui ha lottato. In rotta con il fratello di Rebecca, Noah, e poco presente al lavoro, Sevan deve fare i conti anche con la notizia della morte di Clara Bark, cui in passato era stato legato da un rapporto ambiguo e morboso.
Partito alla volta di Cape Cod per il funerale, Sevan scopre che Clara ha espresso, nelle sue ultime volontà, il desiderio che lui ristrutturi un vecchio faro, acquistato da lei prima di morire. Vincolato dal testamento a seguire i lavori senza la possibilità di appoggiarsi alla Loewenthal & Associati, Sevan decide di rimandare il fidanzamento con Rebecca e di vivere nella casa attigua al faro con Amoret Reed, l’ingegnere che Clara ha voluto nel progetto e che abita lì da sempre.
L’attrazione tra i due è immediata, ma entrambi sembrano decisi a non assecondarla.


Cari lettori, oggi vi parlerò di un romanzo che, all’inizio, non avevo preso in carica io. Tuttavia, sono davvero contenta di averlo letto, e ora vi spiegherò perché.
Il faro delle anime ritrovate di Maria Laura Caroniti, uscito per Triskell Edizioni il 23 Novembre 2019, è un romanzo molto intenso, e devo ammettere che fatico a parlarne, perché ho paura di non rendergli giustizia.
Infatti, dire che mi è piaciuto è riduttivo. Questo romanzo ha scavato un buco nel mio cuore, si è creato una nicchia e lì resterà per un bel pezzo.
Questo perché i suoi personaggi, magnifici e fragili, sono così tanto umani e così tanto realistici, che ad un certo punto viene da chiedersi se siamo noi stessi quei personaggi, se il libro in realtà non stia parlando di noi.
L’autrice è veramente tanto brava, il suo stile è incredibile: a volte è sospeso tra la realtà e la dimensione onirica, tanto che il lettore si domanda se ciò che sta leggendo è reale o meno.
Nel descrivere le emozioni, gli stati d’animo dei personaggi, ha una grande maestria.
Il libro, secondo me, parla di una redenzione, di un percorso di crescita personale: Sevan, il protagonista, è impantanato in una vita che non lo soddisfa appieno, inseguito dai propri demoni, dai fantasmi di un passato difficile da dimenticare, che lo sta consumando piano piano.
Amoret è la sua occasione per tornare a vivere serenamente, perché la bambina del faro che predice il tempo ed è amata da tutti è l’unica che lo faccia sentire a casa, ma non è mai così facile rinunciare a tutto, ad una vita sicura, già pianificata, già impostata, anche se questa non ci rende felici.
Il percorso è difficile e irto di ostacoli, ma Sevan ha davvero la possibilità di farcela: sta a lui prendere in mano la sua vita.
Il finale mi ha commossa parecchio, ma non vi dirò se è un lieto fine o no, perché non voglio rovinarvi la sorpresa e perché penso che il viaggio si entusiasmante quanto e più dell’arrivo, in qualsiasi storia. Tutto ciò che posso dirvi è che non potete perdervi questo piccolo capolavoro, perché è un romanzo che vi permette di capire molto di voi stessi, che scaverà a fondo nella vostra anima, lasciandovi più ricchi di prima.
Se avete già letto Il faro delle anime ritrovate, fatemi sapere con un commento qui sotto cosa ne avete pensato, perché sono tanto curiosa.

Buona lettura e alla prossima recensione.



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