Trama:
Manfredi non ha idea di cosa fare della sua vita. Ha passato gli ultimi sei anni in galera e ora che ne è fuori non riesce a trovare un modo per ricominciare davvero. Tutto gli rema contro: la sua famiglia, che lo incolpa di ogni cosa, specialmente la sorella. Il lavoro a cui è costretto e il suo vecchio quartiere. È facilissimo ritrovarsi nella sua prigione personale, fatta di dovere, famiglia, colpa. Quando incontra Leandro, trova in lui tutto ciò che non ha mai osato essere e non potrà mai essere: istruito, borghese, sfacciato e irresistibile; non è difficile per Manfredi iniziare a credere all'amore a prima vista.
Leandro è stanco ed è annoiato. È annoiato dalla vita, e lo è da un bel po'. Combatte con i suoi demoni ormai da anni e il suo ultimo viaggetto in rehab non è certo iniziato benissimo, anche se questa volta ha deciso: ci deve almeno provare, a rimanere pulito, ha già causato troppo dolore. Ma non è facile cambiare quando per tutta la vita non hai amato altro che l'autodistruzione, soprattutto se sei uno stupido egoista e viziato.
E se là fuori ci fosse invece un bravo ragazzo che non lo consideri così inutile come lui pensa di essere?
Link acquisto: Vento di Scirocco
***
Buongiorno, Piume, eccomi qui con una nuova recensione. Pensavo di aver diminuito con alcune letture, ma mi sono sbagliata: questo mese di gennaio sono sommersa dai libri. Non che la cosa mi dispiaccia: amo i libri, però credevo di avere più tempo un po’ per tutto, ma non è così e mi ritrovo a scrivere le recensioni o parte di queste nei momenti più impensati.
Detto questo, non so se nei miei interminabili sproloqui vi ricordate di quanto amo i libri ambientati nel nostro paese, quei romanzi, ignorando il genere, che parlano delle realtà nostrane. Credo di avervi stressato tantissimo, anche perché in poco tempo avevo letto tre scrittori italiani che ho veramente adorato. Vi accenno solo due di questi tre, perché entrambe le storie che parlano di realtà italiane sono ambientate a Palermo, proprio come il libro che mi accingo a recensire. Il primo romanzo in questione è un romanzo storico, molto discusso, è piaciuto e non è piaciuto, personalmente l’ho adorato, e con tatto e un ottimo stile è riuscito a trascinarmi indietro nel tempo, parlando di una famiglia importante, ma anche della storia d’Italia e della Sicilia. Ho visto una Palermo di altri tempi, tanto simile e tanto diversa. Parlo de Il leoni di Sicilia di Stefania Auci ed è una realtà nostrana quella che ho trovato nel suo libro, mista alla storia. Un libro romanzato, ma che mi ha veramente trascinato indietro nel tempo.
Il secondo romanzo che mi ha portato a Palermo, descrivendomi un’altra realtà, un mondo più moderno, ma allo stesso tempo quartieri degradati e famiglie sull’orlo della fame pronte a fare di tutto pur di sopravvivere è Fiori senza destino di Francesca Maccani. Questo di libro è particolare, perché il quartiere del CEP è descritto dagli occhi di qualcuno che non è palermitano, ma arriva da una realtà completamente differente. Un libro toccante, dove l’autrice ha messo tanto di sé all’interno, descrivendo emozioni e quanto ha provato ritrovandosi in un mondo completamente alieno rispetto a quello in cui è cresciuta.
E poi eccomi qui, di nuovo a Palermo, una Palermo vista di nuovo da altri occhi, quelli giovani dell’autrice e dei suoi personaggi e così accompagnati dal Vento di Scirocco che soffia in questa calda città ha inizio Vento di scirocco di Chiara D’Agosto. Quella del romanzo che sto per recensire è una Palermo differente, più moderna, dove ruotano i problemi di questi tempi, dove i quartieri popolari non sono quelli dove girano i soldi, quartieri da dove alcuni, come Manfredi, uno dei ragazzi protagonisti, desiderano scappare. Vuole andare lontano, Manfredi, o almeno era quello che desiderava a vent’anni: scappare per poter vivere la sua vita, essere se stesso lontano da quella città e quei quartieri. Eppure le cose non vanno come desidera, come sogna e per sei anni, gli anni della crescita, quelli in cui un ragazzo si trasforma in uomo e vive le sue esperienze, lui li passa in prigione, all’Ucciardone.
Quando esce, Manfredi torna a casa, in quel luogo che per lungo tempo ha considerato una prigione; in parte dentro di sé vorrebbe ancora fuggire via, scappare, eppure dopo aver sperimentato la prigione, quella vera, il suo desiderio è di poter vivere una vita tranquilla. Scendere a patti con chi è, con sua sorella e poi chissà, forse un giorno riuscire a vivere ed essere veramente libero, libero di scegliere e di amare chi vuole.
Dall’altra parte, completamente opposto a lui per come è cresciuto, per dove ha vissuto, abbiamo l’altro protagonista di questa storia, Leandro.
Leandro apparentemente ha tutto, una buona famiglia, amici, genitori che lo amano. Studia e per lungo tempo è stato uno studente brillante, solo che man mano, più passava il tempo, più la droga prendeva il sopravvento, annebbiava il suo giudizio, diventando la sua unica ragione di vita. E così ecco che del giovane brillante è rimasta solo un’ombra, un’ombra che ha combattuto per disintossicarsi e rimanere pulita, eppure in un angolino della sua mente il desiderio di sniffare c’è sempre. Preme cercando di spingerlo verso il baratro.
Manfredi - Illustrazione di Daniela Barisone |
Da che parte iniziare a recensire questo libro? Sinceramente non lo so, vorrei dire tantissime cose, allo stesso tempo vi vorrei solo dire compratelo, leggetelo, perché è veramente un gioiellino.
Ok, partiamo dall’inizio; conosco l’autrice, o meglio conosco le sue opere da anni, il suo stile, il suo marchio di fabbrica è inconfondibile. Ho letto molti suoi racconti quando erano disponibili online e mi sono sempre domandata perché non ne mandasse nessuno a una casa editrice. Quello che scriveva meritava di essere stampato su carta, di arrivare a tutti.
Quando i suoi racconti sono spariti dal web un pochino mi sono depressa, non avete idea della gioia scoprendo che questo sarebbe diventato un libro, edito con un collettivo il Lux Lab, di cui ho accennato anche in altre recensioni tutte egualmente entusiaste.
Chiara D’Agosto ha uno stile che adoro, amo il suo modo di scrivere, ma soprattutto di descrivere la sua Palermo, i luoghi, il traffico, attraverso le sue parole si avverte anche il profumo del mare.
Leggendo, pagina dopo pagina, mi sono immersa in questa città, nel dialetto, nelle frasi in parte in italiano e in parte in palermitano e questa cosa mi è piaciuta da morire. Ho detestato un pochino non saperlo e dover interrompere la lettura per leggere il significato di alcune frasi, ma quella è una mancanza mia. La lettura rimane scorrevole, ti porta all’interno del libro, per le strade della città, ma soprattutto nella mente e nei pensieri dei due personaggi.
Due personaggi che ho trovato ben caratterizzati, ben costruiti e di cui mi sono innamorato follemente. Mi piace il modo in cui hanno iniziato a interagire tra di loro, come la loro doveva essere solo una storia di sesso, ma che man mano si è trasformata in altro.
Manfredi lo amo, è il mio personaggio preferito, ha luci e ombre, ha un passato difficile alle spalle, e insieme a quel passato difficile si porta dietro tanto senso di colpa, quello per aver deluso la sua famiglia, soprattutto sua madre. Eppure alla fine è il primo che in qualche modo riesce a prendere in mano le redini della sua vita, a rendersi conto dei suoi sentimenti, di quello che vuole. Quando arriva il momento deve affrontare con se stesso, ma anche con le persone a cui vuole bene, chi è veramente, con le conseguenze annesse.
Leandro, al contrario, è fragile, ha la fragilità di coloro che sono stati dipendenti dalla droga e che potrebbero ricaderci in qualsiasi momento, basta una debolezza, una striscia e sarebbero di nuovo in quel baratro con la differenza che forse non ne uscirebbero più.
Leandro è fragile, si sente in colpa e non comprende come mai le persone, i suoi genitori, continuino a volergli bene, quando è lampante che è stato una delusione. Lui si sente una delusione, per non essere forte abbastanza, per essere stato una delusione, per essere arrivato a trent’anni e non essersi ancora laureato.
Le vite dei due, come ho accennato, si intrecciano per caso, per un incontro di sesso, ma poi, come dice il detto, gli opposti si attraggono e giorno dopo giorno quegli incontri sono diventati più frequenti, le notti di sesso sono state accompagnate da momenti di tenerezza, di parole, da cene, fino a quando i sentimenti non sono venuti a galla.
Ma la vita di entrambi non è facile, tutti e due hanno segreti, un passato con cui fare i conti, ma soprattutto Manfredi ha paura di quello che penserà la sua famiglia, suo padre.
Leandro - Illustrazione di Daniela Barisone |
Ho adorato questo libro, la storia creata dall’autrice, non tanto per la trama, quella è bella, scorrevole, forse non la cosa più originale, ma non è quello, l’importante è il modo in cui è sviluppata, ma soprattutto il modo in cui riesce a far arrivare i personaggi, i loro sentimenti, ogni emozione al lettore, e Chiara D’Agosto ci riesce più che bene.
Ogni dubbio, i momenti di dolore, la malinconia, arrivano a chi legge, fluiscono come un fiume in piena, o ti avvolgono come il vento caldo dello Scirocco.
Ha creato dei personaggi complessi, e non parlo solo dei protagonisti, ma anche di coloro che gli ruotano intorno: la sorella di Manfredi, Lia, cresciuta troppo in fretta (mi è antipatica, ma sono dettagli), è il punto debole del ragazzo. Pronto a difenderla, pronto a lasciare andare chi ama per lei, perché si sente in colpa per averla abbandonata quando era ancora piccola, perché in parte è colpa sua se è dovuta crescere troppo in fretta.
Credo che potrei andare avanti per ore a parlare di questo libro, dello stile dell’autrice, dei suoi personaggi, di cosa accade, ma penso mi fermerò qui; sinceramente lo consiglio, perché è una storia magnifica. Un romanzo dove l’introspezione dei personaggi, i loro pensieri la fanno da padroni, alternandosi alle descrizioni di Palermo. Ma è anche un libro intriso di malinconia, in alcuni momenti, leggendo, sembra di avere davanti una città silenziosa, assolata, dove il tempo sembra non scorrere mai e il caldo la fa da padrone. Giornate malinconiche, dove le risate dei ragazzini in strada e delle macchine di tanto in tanto rompono quei momenti di stasi, dimostrando che tutto ancora si muove e non è sospeso nel tempo, immobile.
Date una possibilità a questo libro e alla sua autrice che è al suo esordio; con il suo stile, posso assicurarvi vi lascerà ammaliati.
Cinque piume.
Commenti
Posta un commento