Lettura di gruppo: Il priorato dell'albero delle arance di Samantha Shannon



Trama:
La casata di Berethnet ha regnato sul Reginato di Inys per mille anni. Ora però sembra destinata a estinguersi: la regina Sabran Nona non si è ancora sposata, ma per proteggere il reame dovrà dare alla luce una figlia, un'erede. I tempi sono difficili, gli assassini si nascondono nell'ombra e i tagliagole inviati a ucciderla da misteriosi nemici si fanno sempre più vicini. A vegliare segretamente su Sabran c'è però Ead Duryan: non appartiene all'ambiente della corte e, anche se è stata istruita per diventare una perfetta dama di compagnia, è in realtà l'adepta di una società segreta e, grazie ai suoi incantesimi, protegge la sovrana. Ma la magia è ufficialmente proibita a Inys. Al di là dell'Abisso, in Oriente, Tané studia per diventare cavaliere di draghi sin da quando era bambina. Ma ora si trova a dover compiere una scelta che potrebbe cambiare per sempre la sua vita. In tutto ciò, mentre Oriente e Occidente, da tempo divisi, si ostinano a rifiutare un negoziato, le forze del caos si risvegliano dal loro lungo sonno.


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Buongiorno, Piume. Finalmente arriviamo anche noi a recensire questo libro fantasy dal titolo molto particolare, con una copertina luminosa che attira lo sguardo del lettore non appena si passa fuori da una libreria o si è tra le sue corsie, conquistandolo con i suoi colori vivaci e gli splendidi disegni.
La Mondadori a livello visuale de Il Priorato dell’albero delle arance di Samantha Shannon ha fatto veramente un gran lavoro, tra le mani sembra di avere un piccolo gioiello, un’opera d’arte. La domanda che ci siamo poste noi, come molti altri, è se poi questa bellezza esterna, questo attirare il lettore nel comprare un tomo di ottocento pagine, valesse i soldi e il tempo.
Sia io che Serena siamo state fortunate, abbiamo ricevuto la copia in pdf dalla casa editrice e poi un dono a Natale del libro cartaceo. Un dono veramente colorato, e visto che entrambe eravamo curiose di leggerlo, di parlarne e di recensirlo, abbiamo anche portato avanti la prima lettura di gruppo su Piume di Carta.
Ora tutto questo chiacchierare per dire che scriveremo una recensione a quattro mani, anche perchè come romanzo ha tantissimi spunti e cose da analizzare. Però non vi dirò di cosa parleremo, tutt’altro, lo scoprirete leggendo la recensione.


Per chi ha letto il Priorato dell’albero delle Arance, si sarà accorto che l’autrice, Samantha Shannon, ha creato un mondo e una cultura che vanno ad attingere molto a quello che conosciamo: i regni meridionali fanno pensare al medio oriente, al mondo arabo, ma anche alla cultura orientale vera e propria. Insomma, per ogni regno ha attinto a quanto conosce, a qualcosa di vero che può risultare familiare allo stesso lettore, e probabilmente si è lasciata ispirare anche dalle leggende di questi luoghi, dalla loro storia. 
Una cosa che ho notato però è che quanto somiglia molto al mondo reale sono le religioni, o meglio non le religioni come culti, ma coloro che ne sono gli adepti. Man mano si notano quei personaggi o quei luoghi che sono del tutto estremisti, che considerano chi la pensa in maniera differente degli infedeli. Trapela la paura dei personaggi di un culto differente, ma anche di persone che vengono da altri luoghi, come se gli stranieri fossero dei portatori di terribili morbi, e per tutto quello che sta accadendo ora, ma anche per tutti i fatti avvenuti nel nostro paese, ho trovato il libro molto veritiero. Parla della paura, della discriminazione verso chi è differente, ma anche dell’ignoranza verso tutto quello che non si conosce facendo aggrappare le persone a dicerie o a falsi miti. 
Eppure, anche se l’intero romanzo ruota attorno a culture differenti, culture e religioni che hanno paura l’una dell’altra, molto estremiste, allo stesso tempo è un libro molto moderno per quanto riguarda i ruoli tra uomini e donne.
Vi ho trovato una sorta di dualismo, di contrasto leggendolo. Per alcuni versi trovo i personaggi molto arretrati, soprattutto per quanto riguarda il dover interagire con culture differenti completamente lontane della loro, aggrappati a falsi miti e alla paura che uno straniero sia portatore di un’epidemia. Al tempo stesso, in tutti i regni i ruoli degli uomini e delle donne sono uguali.
Soprattutto il regno di Inys è un regno matriarcale, dove si succedono al trono da secoli una regina dopo l’altra.
All’interno del romanzo non solo a Inys è una stirpe di donne a comandare, ma anche le altre hanno dei ruoli forti; il primogenito, indiscussamente che sia un maschio o una femmina, eredita il titolo, può salire al potere e decidere della loro vita. Allo stesso tempo, però, l’intera società è strutturata in maniera antica, con matrimoni combinati e forse colei che è più legata al passato, alle regole e al doversi sposare a ogni costo per mettere al mondo quell’erede femmina è proprio il personaggio che viene considerato tra i più potenti: la regina di Inys.
In tutto il libro, che ha veramente una forte vena femminista, ho trovato i personaggi femminili ben caratterizzati, indipendenti, liberi di scegliere, ovviamente sempre nei limiti della loro cultura e della loro religione. E così la regina Sabran è circondata da una serie di donne, ancelle che per un verso la idolatrano e allo stesso tempo sono molto forti, ambiziose, desiderose di arrivare ad alte posizioni all’interno della corte.
Un’altra donna forte, misteriosa, è Ead Duryan; lei non appartiene alla corte, e forse è la dimostrazione perfetta di quanto le donne possano essere indipendenti, forti e coraggiose all’interno di questo romanzo. Lei è una sorta di angelo protettore della regina, mandata a vegliare su di lei. Dal mio punto di vista è il miglior personaggio del libro, ha mille sfaccettature e altrettanti segreti; anche lei inizialmente restia a rimanere a Inys, man mano si abitua a quel luogo, ritrovandosi divisa a metà, indecisa se restare o andare via. Se seguire gli ordini della reverenda madre a capo del suo ordine oppure disubbidire.


Un libro dal punto di vista sociale molto molto interessante, un romanzo che dà tanti spunti di riflessione; pur essendo un fantasy mostra molte sfaccettature della nostra società, i suoi pro e i contro, ma soprattutto mostra tutte le paure di quello che le persone non conoscono, di quello che ci spaventa, inserite in un contesto lontano, in un mondo dai nomi fantasiosi. Mostra le paura per chi è differente, per chi arriva da un luogo lontano e veneri magari lo stesso Dio, ma lo chiama con un nome differente.
Mostra le paura per una malattia, pensando che camminando anche solo accanto a uno straniero si possa rimanerne contagiati.
Proprio perché è un libro che fa pensare, moderno, si passa sopra a qualche piccola pecca della trama, al fatto che arrivati a metà si intuisca dove la storia voglia andare a parare. Verso la fine non ci sono sorprese, l’intera trama, presa quella piega, la segue fino alla fine, eppure è stata una splendida lettura.
Una lettura che ho apprezzato per stile, per il modo in cui l’autrice descrive queste società una differente dall’altra, di come i suoi colori, i suoni e i profumi arrivini attraverso le pagine.
Tirando le somme, è un libro che ho apprezzato, che ho letto volentieri e che mi sono gustata con calma proprio alla lettura di gruppo, potendomi soffermare su avvenimenti e personaggi con calma, settimana dopo settimana.
Consigliatissimo, anche perché da quanto ho capito è una lettura autoconclusiva; per quanto ami le saghe, anche le storie che si fermano a un solo romanzo non è che mi dispiacciano e credo che questa, con questo unico romanzo, ci abbia detto tutto quel che doveva dirci, lasciando il lettore affascinato e soddisfatto.


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Buongiorno, lettori. Sono Serelily e la parte di cui vi parlerò io oggi riguarda principalmente il world building di questo romanzo, che è poi la caratteristica che più mi ha conquistata.
Infatti, l’autrice non si è risparmiata, costruendo un mondo molto coerente e molto realistico. Al di là del sistema magico, del soprannaturale, il mondo creato dalla Shannon non è dissimile dal nostro. Ha infatti creato varie regioni - Oriente, Occidente e Meridione – che in gran parte rispecchiano la cultura Orientale (il regno di Seiiki e quello dei Dodici Laghi sono ispirati al Giappone e alla Cina), la cultura Occidentale (i territori regnati da Sabran Nona sono chiaramente di stampo europeo) e la cultura Araba (Dominio di Lasia, dove si trova anche il Priorato che dà il titolo al romanzo).
La Shannon ha studiato a fondo tradizioni, folkore, leggende e miti del nostro mondo per poterli traslare nel suo, plasmandoli e riadattandoli.
I Draghi sono una delle componenti che è comune a tutti e tre i territori, ma non dappertutto vengono considerati nel medesimo modo.
E questo mi dà lo spunto per passare al secondo argomento di cui voglio parlarvi: la Religione, o meglio le Religioni.
Senza entrare troppo nello specifico, nel romanzo della Shannon abbiamo chiaro abbastanza subito che i popoli da lei descritti sono seguaci di Religioni diverse, ma ancora una volta la Shannon prende elementi del mondo reale per trasformarli in qualcosa di nuovo. Le religioni presenti nella storia ricordano infatti le tre grandi religioni monoteiste: Cristianesimo, Ebraismo, Islam.
Questo perché, come per le tre religioni del nostro mondo, quelle nel mondo del Priorato si fondano tutte su un unico mito, reinterpretato in modo diverso da ogni popolo. È interessante notare quanta cura nei dettagli ha messo la Shannon per rendere sempre più credibili le religioni da lei descritte.
Ma la bravura dell’autrice non si ferma alla costruzione del mondo in cui ambienta la sua storia. Infatti, grazie al suo stile perfettamente bilanciato, riesce ad introdurci in questo mondo senza appesantire la lettura, ma mischiando perfettamente avanzamento della trama e descrizioni.
Dopo averlo finito, mi sono resa conto che avrei voluto sapere di più su come funzionavano alcune cose, ma poi, a mente fredda, mi sono accorta che invece era perfetto così. L’autrice non ha appesantito la trama con informazioni inutili, che non servissero strettamente alla narrazione. È riuscita a creare un universo grandioso, ma perfettamente funzionale alla storia.
Niente di ciò che ci presenta è inutile, niente serve ad allungare il brodo, e questo è un gran pregio.
Era da tantissimo tempo che non vedevo un’opera così ben costruita, con solide fondamenta: avrei voluto che il romanzo non finisse mai, e sotto sotto spero che la Shannon decida di regalarci altre opere ambientate nello stesso universo.
Con questo ho concluso la mia parte; su questo romanzo ci sarebbero tantissime cose da dire, ma non voglio rovinarvi la lettura. Per chi, invece, lo avesse già letto, sarei molto felice di chiacchierare con voi a riguardo, magari nei commenti qui sotto.

Fateci sapere la vostra opinione, quali sono le cose che vi sono piaciute e quelle che invece non vi hanno convinto, ma ricordate sempre di avvisare se state facendo spoiler.



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