Si tratta del terzo volume ambientato nell'avventuroso continente di
Zamonia. Figuratevi un armadio: i cassetti contengono, in ordine
alfabetico, tutti, ma proprio tutti, i portenti e i segreti di Zamonia;
ora osservate aprirsi il cassetto con la lettera "R". "R" come Rumo,
adesso guardate dentro, fino in fondo... Prima che torni a chiudersi.
***
***
Ammetto di approcciarmi alla recensione di questo terzo libro della serie con uno spirito diverso dalle altre volte. Sarà molto difficile per me rimanere imparziale, visto e considerato che ritengo questo essere il miglior romanzo dell'intera serie. Ho perso il conto di quante volte l'ho riletto, come può confermare l'avanzato stato di usura della mia copia...
Ci sono tante cose che per me rendono speciale questo libro, a partire dalla trama: di base si può considerare un fantasy abbastanza classico, ma fin da subito si può notare lo stile unico dell'autore. Pesca a piene mani dall'immaginario di Zamonia costruito nei romanzi precedenti, introducendo nuovi elementi ed espandendone altri, come per esempio il discorso sul Mondo di Sotto: a malapena citato in Ensel e Krete, qui diviene un'ambientazione importantissima e uno dei punti cardine della storia. Anche altri elementi del passato, come gli assalti di Forte Vermicchio o le Facce di Bronzo, vengono puntualizzati e introdotti ad una compensione diversa. Può sembrare difficile di primo acchito memorizzare e collegare tanti avvenimenti presi da opere così distanti, ma vi assicuro che la trama è talmente tanto scorrevole che non ve ne accorgerete neanche.
Impossibile poi non fare un discorso sui personaggi: chi ha letto i libri precedenti avrà avuto un colpo al cuore vedendo come protagonisti Rumo e Smeik, visto e considerato che erano due comprimari abbastanza importanti in una delle fasi finali delle Tredici Vite e mezzo, ma bastano poche pagine per rendersi conto che non sono esattamente gli stessi personaggi. Background diversi, origin story diversa (per Rumo) e scopo sicuramente diverso per Smeik: se in origine risultava essere un villain a tutti gli effetti, qui invece diventa un personaggio positivo (anche se con delle enormi zone d'ombra legate al suo passato). A oggi non ci è ancora dato sapere se sono gli stessi personaggi in punti temporali diversi o proprio figure ex novo, create per l'occasione: ma in fondo la cosa ha ben poca importanza.
Rumo è un protagonista perfetto, quell'eroe per caso un po' goffo e impacciato a cui è impossibile non volere bene, che si ritrova ad attraversare l'inferno pur di salvare la sua amata (difficile non notare rimandi al mito di Orfeo e Euridice nella sua storia con Rala); Smeik come già detto è il classico personaggio dal passato oscuro, e infatti la sua evoluzione all'interno del racconto viene gestita in modo altrettanto classico, anche se non mancano i colpi di scena. Vi è poi un cast davvero variegato ed ampio che non mi permette di andare nello specifico per ognuno, altrimenti rischierei di non finire più di scrivere. Mi limito a spendere ancora due parole su quello che è il mio personaggio preferito, ovvero Urs della Nieve, il migliore amico di Rumo. A parte lo splendore del suo essere paradossale (il miglior spadaccino della città, ma che odia combattere), è soprattutto come viene gestita la sua evoluzione che trovo meravigliosa: c'è una scena, in cui si assiste al suo punto di svolta, che mi dà i brividi ogni volta che la leggo (e sono passati sedici anni dalla prima volta...).
Anche qui, ovviamente, quasi a voler essere il punto di incontro di tutte le opere del ciclo, compare il prof. dott. Abdul Noctambulotti: sempre stralunato, sempre fuori di testa ma comunque meraviglioso.
Una sola raccomandazione: è un romanzo discretamente lungo, quindi vi consiglio caldamente di iniziare a leggerlo solo se avete un po' di tempo libero. Vi assicuro che la presa sarà talmente tanto forte che non riuscirete a lasciarlo prima della fine.
Commenti
Posta un commento