Il castello dei destini incrociati di Italo Calvino



Un gruppo di viaggiatori che, per un complesso di circostanze diverse, hanno perso la parola si ritrovano in un castello. L'unico mezzo che hanno per comunicare è rappresentato da un mazzo di tarocchi. Un romanzo affascinante composto da tante storie intrecciate.




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Buongiorno, lettori. Oggi sono qui a parlarvi di un libro, ma non mi sento per niente in grado di farlo. Ho da sempre avuto un forte timore reverenziale nei confronti di Italo Calvino, anche perché è uno dei pochi autori italiani che sì, mi piace, ma che non conosco benissimo.
Ho da sempre amato tantissimo Pirandello e Svevo, e non ho letto molto altro. Sono un po' esterofila, ma a volte mi pento di questa attitudine, perché la Letteratura Italiana è bellissima e ricca di capolavori.
Come questa raccolta di racconti, che mi ha sorpresa tantissimo. La struttura è composta da una cornice, in cui viene narrato del Castello dove tutti i personaggi si ritrovano.
Nessuno riesce a fare uso della parola, per cui l'unico modo che hanno per narrare le loro storie è quello di usare un mazzo di tarocchi.
Ed è questo il vero genio, ossia quello di riuscire a raccontare una storia partendo dal presupposto che deve essere fatto tramite delle carte.
Così, ad uno ad uno le persone nel castello raccontano le loro vicende, incantando il lettore.
Questo libro, nella sua brevità, racchiude in sé un universo infinito di sensazioni, emozioni e sentimenti.
Mi riesce un po' difficile parlarne, perché come dicevo prima credo di non essere nella posizione di poter commentare Calvino.
E perché sto scrivendo questa recensione? Il motivo è semplice: come me, ci sono tantissimi lettori accaniti che prediligono autori stranieri, dimenticando il patrimonio letterario che abbiamo in casa.
Per questo, spero di avervi un pochino invogliato a leggere questa opera, perché credo che riscoprire i nostri classici non sia un dovere, ma un piacere. 
Purtroppo, dovendoli leggere a scuola come letture obbligatorie, spesso ci appaiono poco appetibili e finiamo per odiarli, ma credo che la maggior parte possa essere rivalutata, se scegliamo consapevolmente di leggerli.
Ora lascio la parola a voi: qual è il romanzo della Letteratura Italiana che più avete rivalutato nel corso degli anni? Quello che alle Superiori odiavate con tutto il cuore, e che invece avete finito per amare? Sono curiosissima.
Alla prossima recensione.



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