Rapito dal pirata di Keira Andrews (Anteprima)


Trama
Si arrenderà il prigioniero vergine al tocco peccaminoso del pirata? 
Nathaniel Bainbridge è abituato a nascondersi, che si tratti delle difficoltà nel leggere o del suo desiderio proibito per gli uomini. Succube di un padre autoritario, il governatore di Primrose Isle, naviga verso la nuova colonia, dove si arrenderà a un rispettabile matrimonio per il tornaconto finanziario della sua famiglia. Ma i pirati assaltano la nave e Nathaniel viene rapito per chiedere un riscatto da Sea Hawk, un leggendario brigante del Nuovo Mondo. 
Rancoroso e cinico, Hawk nutre effimeri sogni di lasciare il mare per una vita tranquilla, ma gli uomini come lui non meritano di trovare pace. Ha un conto da saldare con il padre di Nathaniel – lo stesso uomo il cui tradimento lo ha costretto a diventare un pirata – ed è convinto che il figlio sia altrettanto spregevole. 
Man mano che le giornate trascorrono in uno spazio ristretto, lo spirito esuberante e l’innocenza irresistibile di Nathaniel lo seducono e ammaliano. Sebbene Hawk sappia di dover mantenere le distanze, in lui diventa irrefrenabile il desiderio di insegnare a Nathaniel il piacere che gli uomini possono condividere. Il pirata non può certo provare per il suo prigioniero qualcos’altro oltre alla lussuria…
Nathaniel si rende conto che la terribile reputazione di Sea Hawk è in gran parte inventata. Dietro il mito scorge la solitudine di quell’uomo e concede spontaneamente il corpo e l’anima al suo rapitore. Da prigioniero del pirata, finisce per sentirsi libero di esprimere la sua vera natura. All’equipaggio è stato promesso un riscatto per il rapimento di Nathaniel, ma mentre il pericolo cresce e si avvicina il momento di lasciarlo andare, la più grande battaglia di Hawk potrebbe essere quella con il suo stesso cuore.


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Buongiorno, Piume, come state?
Io sono stanchissima, non so bene come mai; speravo, in queste settimane, di portare a termine alcune letture, eppure sono veramente molto indietro con tutto e me ne dispiace. Ma tra il caldo, le cose a cui pensare e fare, non ho proprio la testa per leggere e recensire, vado a rilento, per non parlare della stanchezza che mi assale la sera. Non faccio nulla di così pesante e faticoso, eppure mi sento come se fossi svuotata da ogni energia. Poi ho orari assurdi, tra lo svegliarsi presto e aspettare che torni mia sorella o doverla andare a prendere, inizia a essere faticoso, le ore di sonno non fanno che diminuire.
Ho alcuni gialli e alcuni thriller da leggere, eppure non ci sto proprio con la testa, tanto che alla fine mi sono soffermata su questo libro di Keira Andrews, una delle anteprime che devo recensire per la Triskell Edizioni.
La Andrews è un’autrice che adoro, i suoi libri sono sempre molto carini, mi fanno sorridere, altri hanno quel tocco di p0rn che non guasta, soprattutto se leggi MM. Eppure con questo romanzo ho avuto una strana sensazione.
Che sensazione, chiederete voi? Semplice, non so, non l’ho trovato all’altezza degli altri della stessa autrice. Mi sono accorta che ha dei difetti, delle pecche, che per un verso scorre un po’ troppo veloce, in altri si impantana in pensieri ridondanti, per non parlare del susseguirsi di cliché in cui ci imbattiamo nella lettura, credo che in alcuni casi il loro livello sia quasi imbarazzante. Eppure, anche consapevole di tutti questi difetti, il libro mi è piaciuto. Sarà il periodo storico, lo stile della Andrews, saranno gli argomenti trattati, perché, come ho detto, è un susseguirsi di cliché e cose già viste, eppure tratta anche argomenti un pochino più complessi.
Come ogni libro della Andrews la storia è scorrevole, ben strutturata, anche a discapito dei cliché che in alcuni casi rendono la lettura un tantino imbarazzante. Eppure i personaggi sono ben strutturati e ho apprezzato non solo il loro interagire, ma anche la loro storia.
Il lettore se ne stupirà, ma il personaggio che reputo più interessante è anche il più giovane, difatti Nathaniel, il figlio di un ricco nobile, quello che per l’epoca, apparentemente, potrebbe essere un giovane e viziato rampollo, invece è un personaggio tutto da scoprire.
Per alcuni versi la sua ingenuità è quasi disarmante, tanto da renderlo surreale come personaggio, le sue sfaccettature, proprio quella ingenuità, fanno pensare di avere davanti un’anima candida, o uno stupido. In alcuni momenti le stesse persone che ha intorno, i pirati che lo hanno rapito, pensano che possa essere un bravo attore, qualcuno pronto a fingere pur di salvarsi la vita, senza minimamente immaginare che un ragazzo, ormai uomo per quell’epoca, possa essere così puro. Pensano non possa esistere qualcuno che non desidera la ricchezza, il potere.
Eppure Nathaniel è un ragazzo non ingenuo, ma solo buono. Una persona semplice che desidera cose che i nobili del suo tempo non comprendono. Allo stesso tempo è un ragazzo che si porta dietro tanto dolore, sa di non essere amato da suo padre, l’uomo che ha voluto così tanto un erede a costo di sacrificare sua moglie, facendola morire di parto. E per quanto l’uomo abbia desiderato un erede maschio, un successore, è anche la sua più grande delusione, per non essere quello che il genitore si aspettava.
Nathaniel, infatti, ama la vita all’aria aperta, arrampicarsi sugli alberi, essere libero. Le costrizioni della nobilità, le sue regole, come quelle che impone suo padre gli sono strette, ma cosa più importante ha difficoltà a leggere. Non sono difficoltà di apprendimento, ma molto probabilmente è dislessico, almeno è quello che fa capire la Andrews parlandoci del suo disturbo, della sua avversione per i libri, il modo di inventare scuse quando qualcuno gli chiede di leggere. Però ha anche un’ottima memoria, è intelligente, eppure tutto questo non viene concepito in un modo dove se non sai leggere o sei un poveraccio o sei uno stupido. In alcuni frangenti mi ha fatto pensare a mia sorella, quando ancora non riuscivamo a capire, da bambina, come mai si rifiutasse di fare i compiti, odiasse i libri, ma soprattutto quando mi chiedeva di leggere quello che doveva studiare, in modo che dopo lo avrebbe letto lei. Bastava lo leggessi io una volta ad alta voce e lei lo aveva imparato a memoria, tanto che ci abbiamo messo un po’ a capire della sua dislessia. In un periodo in cui è ambientato il libro della Andrews ho come l’impressione che la parola dislessia non fosse nemmeno concepita, non so bene quando è stato diagnosticato per la prima volta come disturbo, ma di una cosa sono certa: per lungo tempo lo hanno considerato un disturbo dell’apprendimento, pertanto se non riesci ad apprendere sei stupido, cosa che invece non è così. Non entrerò nei dettagli, ma essere dislessico non significa essere stupido, né tanto meno avere un disturbo dell’apprendimento; si apprende in maniera diversa, e ci si deve impegnare di più per imparare a leggere e in alcuni casi scrivere. Difatti è più una questione neurologica.
Eppure, in un periodo dove non avevano idea di alcuni motivi, l’unica cosa era credere che chi non riuscisse ad apprendere, a leggere, fosse uno stupido. In altre circostanze, in un altro ceto sociale la vita di Nathaniel sarebbe stata anche peggio, eppure sentire la disapprovazione del padre, quasi l’odio, per non essere quello che veramente voleva, un erede che avrebbe portato prestigio, lo fa star male, facendo nascere in lui sempre di più il desiderio di fuggire via.
Forse è il destino, gli eventi o solo sfortuna, eppure la vita di Nathaniel cambia nel momento in cui si ritrova su una nave verso il Nuovo Mondo, verso quelle colonie dove suo padre ha dilapidato il patrimonio di famiglia. 
L’incontro con il suo rapitore, quel carceriere che odia suo padre e lo vorrebbe morto, sconvolge la sua vita. Sea Hawk, il re dei pirati, un terribile pirata pronto a uccidere a sangue freddo. Molto probabilmente è vero, ha ucciso per sopravvivere, perché è quello che fanno i pirati, eppure gran parte di quello che si dice di quest’uomo è inventato, leggende per spaventare e tenere lontani i nemici.
Come nel più classico dei cliché, anche se i due appartengono a mondi differenti, hanno una differenza di età considerevole, nasce l’attrazione e da qui tutti i dubbi da parte del pirata, che man mano è sempre più attratto da quel ragazzino completamente differente rispetto a quello che si aspettava.
Come ho accennato più volte la storia è un susseguirsi di cliché abbastanza scontati, fino ad arrivare alla fine di questo libro. Non dico che la agognavo, perché sarebbe una bugia, e anche se nel complesso la storia mi è piaciuta, devo ammettere che ho letto veramente cose molto più belle di questa autrice.
Ci sono spunti, come l’ambientazione e anche il rapporto tra i due protagonisti che si potevano approfondire, rendendo la trama un pochino più intricata e complessa. Anche il passato di Sea Hawk, anche se descritto bene, secondo me è stato buttato lì alla fine, giusto perché era impossibile mantenere ulteriormente il mistero su questo personaggio. Per quanto riguarda gli antagonisti, sono due: uno, un marinaio traditore, che è più una rottura di scatole che altro, si mette in mezzo per creare zizzania, ma non brilla per intelligenza e non ha questo carisma da poterci riuscire, tanto che era solo fastidioso. Per quanto riguarda il vero antagonista, ovvero il padre di Nathaniel, rimane una figura nebulosa fin quasi a fine libro, per poi sembrare solo un pazzo delirante.
James Brooke, nemico di Sandokan, aveva molto più spessore e presenza, rispetto al padre di Nathaniel, che veramente è solo un folle. Diciamo che inizialmente sembrava che l’autrice potesse aver preso ispirazione, se non proprio dal personaggio di Salgari, da qualcuno di molto simile, eppure non è riuscita a dargli nessun tipo di spessore. Della serie: era solo irritante, ma totalmente inutile sia come padre, come antagonista e cattivo della situazione. In quel po’ che è apparso sì, ha messo un po’ i bastoni tra le ruote dei protagonisti, ma, alla fine, tutti i personaggi si sono resi conto fosse un imbecille.


Dunque, cosa posso dire di altro di questo libro? È stata una lettura che ho trovato carina, pur consapevole dei difetti e dei buchi nella trama.
Lo consiglio? Se di tanto in tanto avete bisogno di trash e cliché, direi di sì, in caso contrario guardatevi Black Sails che è molto meglio, oppure leggete qualcosa di più emozionante sotto ogni punto di vista sui pirati.
Tre piume.




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