Fast Animals and Slow Kids: Come reagire al presente

 



Salve a tutti, noi siamo i Fast Animals and Slow Kids e veniamo da Perugia


Una graphic novel per raccontare per la prima volta in un libro la storia, le canzoni, i retroscena e le curiosità relative ai Fast Animals and Slow Kids (Fask). Un viaggio a fumetti nel backstage di un quartetto partito nel 2008 in punta di piedi da Perugia e arrivato oggi a meritarsi un posto tra le più apprezzate e seguite band rock italiane, come dimostrano gli oltre 20 milioni di ascolti su Spotify per il loro ultimo album Animali Notturni (Warner Music) o i tantissimi concerti sold out in tutta la Penisola.

 

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Queste uscite della Becco Giallo in cui artisti e illustratori collaborano con dei musicisti mi piacciono sempre di più, anche perché nell’ultimo anno ho scoperto tantissimi gruppi e autori di cui ignoravo l’esistenza. Ora, spero che nessuno si offenda, io amo la musica, tutta, ma le mie conoscenze si fermano a metà anni novanta, tutto quello che viene dopo è un grande mistero. Alcuni generi poi al momento rimangono un mistero, mio padre mi ha incasellato in un determinato modo e quindi il mio gusto si è formato un po’ in base a quello che mi faceva ascoltare lui, per poi evolvere un po’, ma non si è discostato troppo.

L’incontro con questa graphic novel è un po’ particolare; non conoscevo il gruppo, proprio come mi è capitato anche con gli altri che ho recensito, quindi, mentre aspettavo il suo arrivo, ho fatto un po’ di ricerche. Ho chiesto prima qualche informazione sul gruppo a mia sorella, ma anche lei è caduta dalle nuvole.

Però mi fa: sono sicura che Eva - una delle sue migliori amiche - li conosce. La sento, e credo che sia andata fuori di testa, dicendomi: “ascoltali perché sono bravissimi, bellissimi, stupendissimi”. Diciamo che era un parere, ma non propriamente quello che stavo cercando: la musica è emozionale, molto soggettiva, può piacere il brano e non il testo o anche il contrario, però avrei voluto un parere un po’ più accurato, perché io anche se mi sono messa ad ascoltarli non avrei saputo dire nulla. Nel senso che il mio parere non sarebbe stato accurato e meno che mai competente. Posso dire che mi sono piaciuti, in alcuni casi più i testi che il sound, alcune canzoni però fanno venire i brividi, quindi con me hanno raggiunto il loro scopo, mi hanno fatto provare emozioni e anche forti. Allo stesso tempo però sono andata a rompere le scatole a Ben, che dall’altro capo d’Europa avrebbe anche gli affari suoi da farsi, ma è stato così gentile da ascoltarsi tutti i loro dischi con la dovuta calma, analizzando musica e testi, per poi darmi un parere, che secondo me è accuratissimo, ma lui dice nemmeno troppo.

 

 

 

Ho ascoltato in ordine sparso e casuale tutte le canzoni di ogni album, alcune per intero, altre saltandole poco a poco ma giusto perché volevo darti un parere veloce.

Intanto ti dico che l’ultimo album è stato quello che ho preferito: perché li trovo tecnicamente più ricercati sebbene il loro modo di fare musica non sia nel mio stile. Il modo in cui è stato registrato l’album è decisamente più raffinato. È un rock indie ma diverso da quello che ha colpito come uno tsunami l’Italia, è sincero. Fanculo Calcutta e i The Giornalisti perché questa band fa rock vero. In alcuni momenti estremamente scontato, ci sono state poche canzoni che mi hanno stupito, le ho ascoltate e già sapevo fin dall’inizio dove andavano a parare (sempre a livello musicale). Le canzoni sono strutturate in modo molto classico, ma l’onnipresente chitarra (soprattutto nell’ultimo album più pacata, più strutturata e meno schitarrata giusto per fare un po’ d’effetto) a volte ha avuto il ruolo di accompagnare la melodia quasi di pari passo col cantante. Belli i ritmi (anche se anche questi abbastanza scontati, ma fatti bene con qualche punta di genialata), i bassi a volte inesistenti a volte molto potenti.

Li ho trovati, in generale, onesti e fedeli. Con uno stile dozzinale ma particolare e del tutto personale. Ti spiego cosa intendo: quando ascolti musica anni '80 ti accorgi che la sonorità è simile tanto che appena ne senti una dici subito di quale decade è anche se non la conosci, quindi quella sonorità è dozzinale ma se ascolti bene alcune canzoni sono musicalmente fatte da dio. Con loro uguale, sono figli del loro tempo, del rock indie di adesso, ma lo eseguono con tratti del tutto personali. Intanto il dolore sta alla base di ogni canzone, ma ho trovato una crescita anche nel modo di trattare i temi. I primi album sono più emo nelle tematiche e più immaturi (un po’ come i ragazzini che credono che essere dannati faccia figo e guai se fanno qualcosa che fa cadere il loro personaggio e la loro maschera, come mettersi lo smalto rosa), l’ultimo album è di un’onestà che mi ha colpito tantissimo. La maturazione artistica e personale vanno di pari passo, lo si sente nei testi e nella musica e lo stile del cantante con quel cantato a denti stretti si sposa bene con ciò che dice. Il suo modo di interpretare alla quarta canzone già mi annoia perché canta spesso nella stessa tonalità ma è del tutto coerente con ciò che canta.

La loro musica parla delle loro vite, i loro testi parlano del malessere ma parlano della vita e scrivono in modo chiaro, senza metafore incomprensibili (come lo sai che la tachipirina 500 se ne prendi due fanno 1000, non ricordo di preciso). Loro sono chiari, vanno dritti al punto e in alcuni punti sono anche poetici. Riflessivi. E penso che l’album Animali Notturni sia l’album del coming out e dell’emancipazione, come se volessero affermare che il dolore c’è sempre ma non c’è solo quello, c’è la speranza e l’accettazione. Sembrano ragazzini emo che sono cresciuti ammettendo di essersi sparati le pose.

 

 


 

Bene, io non avrei saputo fare di meglio per quanto riguarda la musica e i testi delle canzoni. Quindi ho rotto le scatole in giro, mi sono sentita parecchi loro testi, fino a quando non mi è arrivata la graphic novel, ed ecco che inizio a leggerla.

M’immaginavo qualcosa di simile alle altre che sono arrivate, graphic che ruotano intorno ai testi delle canzoni del gruppo, immagini e tavole create seguendo la musica, facendo in modo che il disegnatore si lasci ispirare da questa, invece mi sono trovata davanti una sorta di “biografia”.

Una Graphic Novel che racconta di questo gruppo, di questi ragazzi, la loro storia, la loro amicizia, la fiducia che hanno l’uno nell’altro e di come insieme riescono a superare i problemi, le discussioni e andare avanti.

Ho apprezzato il modo in cui è stata strutturata l’intera graphic, il modo in cui l’ansia e le paure siano inserite come se fossero un tocco soprannaturale, un’ombra che dall’oscurità sussurra nelle orecchie di questi ragazzi, cercando di far affiorare ogni dubbio, ogni paura, in modo che alla fine abbandonino.

Questa ansia, la loro paura, nascoste in un angolino del loro animo, vengono rappresentate come un’ombra nera che li segue in ogni momento, sussurrandogli nelle orecchie e cercando di far venire a galla ogni emozione negativa.

La Graphic è strutturata e divisa in capitoli, ognuno dei quali dedicato a uno dei componenti del gruppo, e poi c’è una specie di corona narrativa che lega la storia, il viaggio verso un concerto, le difficoltà lungo la strada e il rischio di non raggiungere gli obiettivi prefissati.

Credo che in questa graphic ci sia molto dei componenti del gruppo, dei loro sogni, dei ricordi e delle difficoltà avute per arrivare dove sono, di quanta strada c’è ancora da fare. Eppure insieme ai dubbi e alla paure si parla di amicizia e di speranza, ma anche dell’impegno e del lavoro che hanno fatto per arrivare dove sono.

Durante la lettura si incontrano anche delle citazioni prese dai loro testi, dalle loro canzoni, per chi li conosce sarà facile capirli, per chi come me non conosceva il gruppo e ha la memoria di un criceto per quanto riguarda le canzoni, c’è una bibliografia alla fine.

 

Per quanto riguarda lo stile dei disegni, è stupendo e particolare; forse da ragazzina non lo avrei apprezzato, però non lo sono più e ammetto che mi piace l’alternarsi delle tavole a colori con quelle in bianco e nero, e anche lo stile dei diversi autori che hanno lavorato a questo albo. Ammetto che la cosa che mi ha colpito di più però è la copertina: a primo impatto sembra veramente un fumetto fantasy, una sorta di soprannaturale futuristico, con mostri che si avventurano in giro per le città, per non parlare del retro della cover che mi è piaciuto da matti. Ogni tanto vado lì a guardarlo e mi chiedo: sarebbe perfetto per un soprannaturale.

 

Questa graphic, ma anche l’ascoltare i FASK, è stata un’esperienza interessante, la scoperta di un nuovo gruppo che migliora di album in album, di quello che sono riusciti a mettere nei loro testi, ma anche in questo libro che mi ha veramente incuriosito tantissimo riguardo i componenti di questa band e sulla loro musica.

Consiglio entrambi, anche a chi non conosce il gruppo, perché è un’esperienza particolare sia visiva che uditiva.




 

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