RECENSIONE Le ragazze di Ventas di Dulce Chacon





È il 1939 e a Madrid, nel carcere femminile di Ventas, la vita continua, come fosse sospesa. Hortensia, Elvira, Tomasa hanno paura. Nelle loro voci, nei loro sguardi sfuggenti c'è la paura. Negli sguardi dei loro familiari c'è la paura. Sono donne che hanno combattuto per la libertà a prezzo della loro vita, donne alle quali non resta che evocare con emozione i ricordi, gli amori, le passioni, il tempo felice della loro esistenza. Il romanzo si fonda sulle testimonianze dirette delle miliziane della Repubblica spagnola imprigionate dai fascisti a Madrid.



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Buongiorno, lettori. Oggi vi parlo di nuovo della Challenge ideata dalla mia collega Erika, che potete trovare qui.

Pensavo che ci avrei messo molto più tempo a leggere il libro scelto per marzo, invece ho divorato le pagine una dopo l’altra. Mi è stato suggerito su Instagram e devo dire che sono davvero contenta di averlo scoperto.

Le ragazze di Ventas è un romanzo molto duro e crudo, che riprende vicende realmente accadute, e forse è anche per questo motivo che ho sentito un enorme trasporto.

La storia racconta delle donne repubblicane che venivano incarcerate durante la dittatura franchista, e non risparmi colpi al cuore.

Infatti, pagina dopo pagina prendiamo familiarità con quelle donne, rinchiuse in carcere in attesa di sapere cosa ne sarà di loro. 

Tenute in condizioni terribili, costrette a subire continue vessazioni con la paura che le loro famiglie saranno le prossime a subire quel destino.

Oppure donne che ormai non hanno più nulla, che sono le uniche sopravvissute, che hanno perso marito e figli e si trascinano in attesa della fine.

Se c’è però una cosa che questo libro mette subito in chiaro è che, per queste donne, l’onore di rimanere fedeli a se stesse era più forte della paura di venire fucilate.

Non parlavano, non tradivano, non vendevano i loro mariti, i loro fratelli, i loro compagni.

La forza di volontà di queste donne traspare a ogni singola pagina.

Tra l’altro, per me il sapere che, nonostante il racconto fosse romanzato, parlava di eventi realmente accaduti, ha portato ad una grande consapevolezza di ciò che queste donne hanno sacrificato in onore della libertà, della lotta contro la tirannia.

Tra le cose che mi hanno più colpita c’è sicuramente la tendenza a disumanizzare queste donne da parte dei carcerieri, degli aguzzini.

A parte una piccola eccezione, non vi era alcuna empatia nemmeno nelle secondine, che erano donne loro stesse.

Anzi, si tendeva a pensare alle prigioniere quasi come animali, utili soltanto per scovare chi era ancora fuori a combattere, utili a dare il buon esempio a chi pensava di ribellarsi.

Leggere queste storie è molto utile, però, perché, invece che incutere timore, secondo me stimolano la voglia di combattere, di non abbassare la testa e non arrendersi.

Questo lunedì è stata la festa della donna, e credo non ci sia miglior modo di celebrarla che leggere di donne coraggiose che hanno davvero rinunciato a tutto per un futuro migliore.

Questo è un libro duro e difficile, ma lo consiglio a tutte e tutti.

Alla prossima recensione.




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