RECENSIONE Il capofamiglia di Ivy Compton-Burnett




Il patriarcato trova la sua più fedele espressione nella figura di Duncan Edgeworth: padre tirannico, anaffettivo e lunatico, è il capofamiglia per antonomasia. Attorno a lui si muovono, atterriti o solleticati dal desiderio di sfida, i membri della sua famiglia: la moglie Ellen, naturalmente dimessa e timorosa, le due figlie ventenni Nance e Sybil, tanto egocentrica e sarcastica l’una quanto affettuosa e remissiva l’altra, e infine il nipote Grant, giovane donnaiolo dotato di grande spirito, costantemente in competizione con lo zio, di cui è il perfetto contraltare. Nella sala da pranzo degli Edgeworth va in scena quotidianamente una battaglia su più fronti: sotto il velo di una conversazione educata, si intuiscono tensioni sotterranee e si consumano battibecchi, giochi di potere, veri e propri duelli a suon di battute glaciali: «non stiamo semplicemente facendo colazione». Fino a quando la famiglia viene colpita da un lutto improvviso, che mescola le carte in tavola innescando una reazione a catena; strato dopo strato, ognuno dei personaggi svelerà la sua vera natura, in un crescendo di trasgressioni che comincia con l’adulterio e culmina con l’efferatezza.



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Buongiorno, lettori. Oggi vi parlo di un romanzo edito Fazi Editore che ho scelto puramente per la copertina, che mi ha incuriosita dal primo momento che l’ho vista.

Non sapevo di cosa parlasse il romanzo, e in realtà non volevo scoprirlo prima di iniziare la lettura, per cui mi sono lasciata trasportare dalle parole.

Il capofamiglia è un romanzo strano, che un po’ mi ha ricordato la saga dei Cazalet senza però raggiungere il suo livello di grandezza.

La figura di Duncan Edgeworth è una figura creata appositamente per risultare irritante e dispotica, e questo mi ha un po’ frenata all’inizio della lettura.

Non ero sicura di cosa pensare, tuttavia pagina dopo pagina mi sono affezionata alle vicende della famiglia e ho avuto modo di apprezzare lo stile di scrittura dell’autrice.

Il capofamiglia mostra proprio cosa succede quando quello che era considerato il membro principale, il capo - appunto - della famiglia, è un uomo incapace di donare un men che minimo segno di affetto ai suoi famigliari.

Duro, inflessibile, che non scende a compromessi e le cui parole taglienti spesso mi hanno lasciata davvero perplessa.

Mi è piaciuto questo romanzo? Difficile da dire. In alcuni momenti sentivo che la storia mi stava prendendo molto più che in altri, ma tutto sommato credo sia una perfetta fotografia di alcune famiglie, non soltanto dell’epoca in cui è ambientato il romanzo ma anche di periodi successivi. In alcuni casi, anche ai giorni nostri.

Lo consiglio? Se vi piacciono le saghe familiari, i drammi, le interazioni tra membri della stessa famiglia, allora è il romanzo che fa per voi. Sviscera i sentimenti dei protagonisti, analizza i legami che hanno gli uni con gli altri e ne descrive la profonda tragedia e umanità.

Tutto sommato, direi che questo romanzo non mi è dispiaciuto per niente, per cui ho deciso che il voto finale è quattro piume su cinque.

E voi, avete romanzi simili da suggerire? Se sì, scrivetelo in un commento qui sotto.

Alla prossima recensione.





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