RECENSIONE La via del bosco di Long Litt Woon




Quando Long Litt Woon, antropologa malese da decenni trapiantata a Oslo per amore, perde inaspettatamente il marito Eiolf, la sua esistenza si svuota di ogni significato ed è inghiottita in una bolla di apatia. Ad aprire la prospettiva su una vita nuova e piena è la partecipazione quasi accidentale a un corso di micologia per principianti: la scoperta del mondo dei funghi comincia a risvegliare in lei tutti e cinque i sensi conducendola lentamente su due sentieri paralleli, quello concreto che si snoda tra i profumi e i colori dei boschi norvegesi – ma anche del lontano Central Park – e il faticoso percorso interiore dell’elaborazione del lutto. Nel libro si alternano così la narrazione, tanto più asciutta quanto più vera, di una vicenda intima e dolorosa e il resoconto acceso, vitale, pieno di gioia dell’esplorazione di un regno naturale complesso e misterioso e dell’eccentrica comunità umana che lo abita, il popolo dei fungaioli, con le sue regole, i suoi rituali e le sue ossessioni. Con lo sguardo rigoroso dell’antropologa diventata ormai esperta micologa, Long Litt Woon ci aiuta a destreggiarci con competenza tra spugnole, steccherini e ovoli malefici e nello stesso tempo a riflettere sulle peculiarità nazionali e sui pregiudizi culturali in cui è avvolto un argomento che si vorrebbe scientifico. Ma soprattutto ci emoziona immergendoci nella profondità umana di una donna che ha saputo trasformare una passione in ancora di salvezza.




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Buongiorno, cari lettori. Oggi vi parlo di un romanzo un po’ fuori stagione, perché sarebbe più adatto all’autunno. Purtroppo, io mi sono fissata e ho dovuto leggerlo a giugno, quindi ora ricevete le mie opinioni tramite questa recensione.

La via del bosco è una storia molto particolare. Il presupposto e il tema cardine del libro è l’elaborazione del lutto.

Dopo la morte improvvisa del marito, la protagonista piomba in una vera e propria apatia dove niente ha più senso, niente la stimola più. Finché nella sua vita non arrivano i funghi.

Partecipa, infatti, ad un corso di micologia che riesce a smuoverla, almeno un pochino. Nei primi tempi, non si rende ancora conto della portata che ha avuto su di lei questo concorso, finché non sente di nuovo l’entusiasmo, finché non si appassiona.

Pian piano, scorrendo le pagine, possiamo vedere il cambiamento che avviene nella protagonista, dalla prima accettazione dell’accaduto al suo processo di elaborazione del lutto.

Il tutto è accompagnato da uno studio approfondito dei funghi, del modo in cui si riconoscono, delle varie tipologie e del processo con cui si ottiene la licenza da esaminatrice.

Ci sono anche ricette interessanti sull’utilizzo dei funghi.

Vi consiglio questo libro? Sì, a me è piaciuto decisamente, anche se è una storia un po’ atipica e particolare. La consiglio perché descrive molto bene l’elaborazione del lutto - sempre per come l’ha vissuta la protagonista - senza pretendere di insegnare agli altri come comportarsi, ma semplicemente raccontando la propria versione.

Una storia delicata, intima per certi versi, e liberatoria, che mi ha appassionato anche nelle parti più tecniche, dove vi sono le descrizioni dei funghi.

E voi, lo avete letto? Fatemi sapere la vostra opinione con un commento qui sotto.

Alla prossima recensione.




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