Piccoli capolavori di realismo macabro che mescolano amore e sofferenza, superstizione e apatia, compassione e rimpianto, le storie di Mariana Enriquez prendono forma in una Buenos Aires nerissima e crudele, vengono direttamente dalle cronache dei suoi ghetti e dei quartieri equivoci. Sono storie che emozionano e feriscono, conducendo il lettore in uno scenario all’apparenza familiare che si rivela popolato da creature inquietanti.
Vicini che osservano a distanza, gente che sparisce, bambini assassini, donne che s’immolano per protesta.
Quello di Mariana Enriquez è un mondo dove la realtà accoglie le componenti più bizzarre e indecifrabili della natura umana, e dove il mistero e la violenza convivono con la poesia. Sullo sfondo di un’Argentina oscura e infestata dai fantasmi, con la sua brillante mescolanza di horror, suspense e ironia, Le cose che abbiamo perso nel fuoco ha fatto di Mariana Enriquez la risposta contemporanea a Edgar Allan Poe e Julio Cortázar, la voce più interessante della nuova letteratura sudamericana. Una voce intensa e diretta, che racconta di personaggi brutali e talvolta buffi trascinando il lettore in una spirale fascinosa e disturbante, cui è difficile resistere.
Link Acquisto: Le cose che abbiamo perso nel fuoco
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Buongiorno, lettori. Oggi vi parlo di una serie di racconti che ho letto per la challenge #iraccontidelledonne.
Ho scelto Le cose che abbiamo perso nel fuoco per comodità, perché la biblioteca della mia città ne aveva una copia, e devo dire che è stata una fortuna.
Non era il primo libro che avevo scelto, ma dopo aver letto questi racconti sono contenta che sia finito tra le mie mani, quasi fosse un segno del destino.
L’autrice racconta di storie un po’ macabre, inquietanti e che inducono nel lettore un sottile senso di disagio. Mi ha ricordato davvero Edgar Allan Poe per certi versi.
I racconti non sono disturbanti, ma comunque mi hanno inquietato abbastanza da continuare a pensarci. I personaggi sono oscuri, complicati, a volte quasi grotteschi, ma che rispecchiano in qualche modo lo spettro della società umana, portata all’ennesima potenza.
I comportamenti sono spesso estremi, assurdi, ma non fanno altro che confermare atteggiamenti tipici dell’essere umano, soprattutto di chi vive situazioni di degrado, di povertà o di estremo disagio.
Il primo racconto mi ha inquietata ma anche fatta riflettere su che cosa può portare la povertà, su cosa si è disposti a fare per migliorare la propria condizione, su chi si è disposti a “vendere” pur di ottenere ciò che si desidera.
È un libro complicato, ma molto emozionante. Per cui mi sento di consigliarne la lettura, ma solo se siete disposti a sentirvi un po’ inquietati.
E voi, lo avete letto? Cosa ne pensate? Fatemelo sapere con un commento qui sotto. Alla prossima recensione.
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