RECENSIONE Canto della Pianura (Trilogia della Pianura #1) di Kent Haruf

Canto della Pianura



La cittadina di Holt respira, dietro le finestre affaccendate, sotto la neve che ricopre i campi e per le strade che due ragazzi percorrono al mattino prima della scuola, per consegnare i giornali. Sono i figli di Tom Guthrie, insegnante di storia al liceo. Victoria Roubideaux è fuori dalla porta di casa; è rimasta incinta e la madre l’ha sbattuta fuori. Ha solo sedici anni e la sua vita si intreccerà con quella degli anziani fratelli Mcpheron, allevatori di mucche. Le vicende dei personaggi di Holt si intrecciano ancora una volta in un racconto corale, di scoperta, dignità, di nascita e di morte.




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Buongiorno, lettori; oggi vi parlo di un romanzo che ho amato tantissimo, il primo (anche se qui c’è da fare un appunto) di una trilogia stupenda. Sto parlando di Canto della Pianura di Kent Haruf.

In realtà, non sono sicura di quale sia l’ordine della pubblicazione italiana, visto che non segue esattamente quella USA: io ho preferito seguire l’ordine di uscita originale, per cui per me Canto della Pianura è il primo romanzo della Trilogia della Pianura, seguito da Crepuscolo e Benedizione.

Canto della Pianura è ambientato nella cittadina immaginaria di Holt in Colorado. Da grande appassionata di America rurale, non ho potuto fare a meno di amare questo romanzo e i suoi personaggi. Canto della Pianura è un romanzo corale, che racconta le storie dei suoi protagonisti a turno, alternando i capitoli, anche se a volte le varie personalità che popolano la storia si incrociano e interagiscono.

La cosa che più mi ha colpita è che sono completamente diversi tra di loro: due ragazzini, il loro padre, un’adolescente che è rimasta incinta, due fratelli anziani che non si sono mai sposati e vivono quasi da reclusi, l’unico pensiero il loro bestiame.

Quello che ho amato di questa storia è la palese crescita di personaggi, che tra l’inizio e la fine della storia sono molto diversi. Haruf riesce a mostrare la profondità dell’animo umano e dei sentimenti che popolano i suoi protagonisti con una facilità disarmante, scavando a fondo le ragioni che spingono le persone a comportarsi in certi modi, ma allo stesso tempo mostrando una società che può apparire rude e grezza, ma che si rivela più brillante di quanto il lettore abbia immaginato all’inizio.

Un romanzo che è poesia pura, vero e crudo ma anche profondamente emotivo e sentimentale.

Haruf mi ha rubato il cuore e spero che lo faccia anche con voi, per cui non posso far altro che consigliarvelo vivamente.

Se anche voi l’avete letto, fatemelo sapere con un commento qui sotto.

Alla prossima recensione.




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