RECENSIONE Il Fiume di Nessuno di Beatrice Simonetti

Il fiume di nessuno

 


Trama:

La Prima Guerra Mondiale ormai imperversa e semina morte nel continente. Interessato alle vicissitudini della patria, Benjamin Händler decide di arruolarsi come volontario, persuaso che il conflitto potrà rendergli più chiari aspetti incompresi del suo temperamento problematico e ribelle. Con lui parte per il fronte anche l’amico di sempre, Felix Hoffmann, innamorato della sorellastra di Ben, Liesel, e poco convinto che la battaglia sia il luogo adatto dove cercare risposte di qualsiasi tipologia. La guerra al fronte dimostra a entrambi le sue brutture, scatenando nei due giovani sentimenti contrastanti. Oltre la paura, infatti, c’è il forte legame tra loro, le gelosie represse, le complesse situazioni famigliari che tornano a galla e che porteranno entrambi a confrontarsi con la società tedesca e i suoi stenti durante il periodo della Grande Guerra. Gli orrori dei campi di battaglia si mescolano alla consapevolezza che nessuno può esimersi dall’affrontare se stesso, ed è proprio nelle situazioni più difficili che l’essere umano dovrà decidere chi vuole essere e per cosa vale la pena combattere davvero.

 

Il fiume di nessuno è un romanzo che non lascia via di scampo, afferra sentimenti ed emozioni e li getta nel baratro più oscuro dell’anima, dimostrandoci che l’umanità può macchiarsi di una cattiveria senza limiti e ricordando a ogni essere umano di dover fronteggiare il male, anche quando questo supera ogni logica.


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Review Party




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Così dicevi ed era d'inverno

E come gli altri verso l'inferno

Te ne vai triste come chi deve

Il vento ti sputa in faccia la neve


La guerra di Piero - Fabrizio De Andrè



La guerra è qualcosa di talmente lontano per molte persone. Se ne sente parlare in continuazione, che siano conflitti moderni o del passato, ma per la maggior parte delle persone c’è una sorta di velo a separarli da questi avvenimenti. Le. Guerre di cui si sente parlare al TG sono qualcosa di vicino e allo stesso tempo lontsno per chi ascolta. Arrivano immagini e notizie da ogni parte del globo, eppure rimangono avvenimenti distanti. Distanti sia fisicamente che dalls mente di chi ascolta.

Quando si parla della Prima Guerra Mondiale, una guerra di trincea, oltre alla distanza dei luoghi dove si è combattuto, ecco che c’è anche il tempo a separarci. Più di un secolo a ritroso nel tempo, in un passato lontano, in un mondo così differente agli occhi del lettore.

In molte famiglie anche qui da noi c’è stato chi è partito per la Prima Guerra Mondiale, eppure per molti rimane così tanto indietro nel tempo.


Un tempo quasi sconosciuto ai più, avvenimenti di cui si è letto nei libri di storia, immagini sfocate di vecchie foto nascoste in un cassetto.

Nomi di persone che non hanno un volto e non lo avranno mai.

Avvenimenti persi nelle nebbie del tempo, negli anni che sono trascorsi. In un passato che non tornerà e anno dopo anno diventa sempre più nebbioso e impalpabile.


Solitamente non leggo libri di guerra, nemmeno che la sfiorano alla lontana, so che mi faranno star male. E non è che non leggo libri con argomenti delicati, particolari, ma ho un rapporto strano con alcuni temi; allo stesso tempo di questa autrice ho letto altri lavori che ho veramente adorato e di questo la trama mi ha incuriosita, quindi mi sono detta perché non provare.

Avrei dovuto iniziarlo settimane fa, ma quando mi è arrivato dalla casa editrice erano giorni decisamente neri, quindi l’ho rimandato, sperando di riuscire a leggerlo per tempo. Ci sono riuscita perché veramente ne sono rimasta incantata per la storia, per lo stile, per la trama.

Ma andiamo con ordine. Il fiume di nessuno di Beatrice Simonetti è un romanzo particolare, perché sì, è ambientato durante il periodo della Prima Guerra Mondiale, dove due protagonisti partono, pertanto ha un ruolo importante all’interno della narrazione, ma non è solo un libro di guerra.

Ha tanti argomenti che si legano tra loro, che si scoprono pagina dopo pagina. Parla di amicizia, di amore, di gelosia. Pala del senso di colpa che si annida nel cuore delle persone, spingendole a scappare dal passato, fino a che questo non lo raggiunge e ti costringe ad affrontarlo.

Parla di azioni commesse in maniera sconsiderata o in preda all’ira e alla gelosia.

Ci sono tanti argomenti, tanto dolore in questo romanzo che si intrecciano con la vita dei tre giovani protagonisti.

Benjamin è il figlio di un ricco avvocato. Distaccato, pieno di rabbia, sembra odiare il mondo; apparentemente un ragazzino rissoso e viziato, con il dipanarsi della storia si scopre cosa lo ha portato a essere così, anche se alcuni indizi arrivano sin dalle prime battute del libro, in quel capitolo dove sembra che la gioia e la felicità gli vengano strappati via, come la fiducia negli adulti.

Felix è il miglior amico di Benjamin, l’unico coetaneo che è riuscito a scalfire quella scorza che il ragazzo crescendo si è creato attorno tenendo lontani tutti. Ecco, Felix è un personaggio che non mi è piaciuto, o meglio l’ho trovato antipatico sin da subito; cercando di essere perfetto, alla fine, preso dalla rabbia, dal rancore e dalla gelosia, mostra un lato maligno del suo carattere che alla fine lo spinge a consumarsi dentro, facendolo perseguitare da un senso di colpa, ma non abbastanza per dire la verità a Liesel.

Solitamente i personaggi femminili non li apprezzo; non chiedetemi come mai, ma sono veramente poche le protagoniste dei libri che posso dire di aver apprezzato veramente. Bene, Liesel è entrata di diritto in questa lista. Giovane, cerca di rimanere nei ranghi della società in cui vive, figlia del suo tempo, pronta a sposare un uomo che non ama per la sua famiglia, ma non solo. Eppure alla fine, pagandone le conseguenze, prende in mano le redini della sua vita, fa le sue scelte. Ed è qualcosa che ho veramente apprezzato. Ha seguito il suo cuore invece che le regole e i voleri altrui.



Che rumore fa una vita che si spezza? Se lo era chiesto tante volte, durante gli anni di battaglie continue, ma mai come in quel momento sentì di avere la risposta a portata di mano. Il frangersi delle ossa dopo lo scoppio di una bomba, il sospiro secco dopo aver affondato la lama in un petto agitato, le grida strazianti degli uomini incastrati nei grovigli di filo spinato: niente di tutto ciò era sufficiente a descrivere il rumore atroce che Ben aveva in testa. Piuttosto, lo spezzarsi di una vita era simile al ricordo sempre più lontano di una risata cristallina, una di quelle di pancia, autentiche, oppure ai pensieri soffocanti legati a un momento felice della propria esistenza.



Il fiume di nessuno è un libro che ho amato, lo stile dell’autrice rispetto ai suoi altri romanzi che ho letto è come se avesse fatto un passo in avanti, nelle pagine che ho letto c’era tanta poesia, ma allo stesso tempo tanto dolore.

Le immagini di questi ragazzi al freddo, in mezzo al fango dentro le trincee è qualcosa di straziante. Così giovani, alcuni ancora dei bambini, che improvvisamente perdono tutto, gli amici, la famiglia, per ritrovarsi nel bel mezzo dell’inferno. Bambini che vengono sacrificati in nome della gloria, vite perse e spezzate. Perché c’è chi non tornerà, ma tutti coloro che sono tornati hanno lasciato una parte della loro anima sui campi di battaglia, in frantumi, pezzi persi per ogni vita presa, per ogni compagno visto morire.

Ma se la guerra fa da sfondo alla crescita dei personaggi, i salti temporali ce li fanno conoscere in maniera più approfondita e ci fanno scoprire anche quel mistero, quel dolore che ha perseguitato per tanto tempo Benjamin.


Il libro che ho avuto la fortuna di leggere in anteprima è un piccolo gioiello, una storia che mi ha straziato l’anima dalla prima all’ultima pagina. Ho versato tante lacrime, mentre leggevo, incantata, persa e trascinata indietro nel tempo, in un luoghi sconosciuti, in un tempo lontano.

Giravo le pagine e venivo trascinata dentro esse, con immagini nitide della guerra, o la lentezza delle giornate estive della città di Brema. Ma c’erano anche le emozioni dei personaggi, il tumulto interiore di molti di questi, la rabbia di Benjamin, il suo odio per il mondo, sempre presente, pronto a esplodere.

Tutto così reale e tangibile, che colpisce il lettore come tanti pugni man mano che si prosegue la lettura.


Quello che ho avuto tra le mani è un percorso di crescita, soprattutto di Benjamin, un passo verso il diventare uomo. La fuga lontano dai ricordi del passato, dal dolore e anche dall’amore, per arrivare poi al momento della resa dei conti, al dover affrontare il passato e tutto quello che lo ha segnato, che gli ha strappato le persone a cui voleva bene. Per lasciarlo solo e in preda di un mostro.

Ma pian piano Benjamin deve affrontare il passato, il tradimento, e i ricordi che per lungo tempo ha cercato di tenere chiusi in un angolo scuro della sua mente.

Tutto questo mentre da sfondo la guerra lo perseguita, gli porta via gli amici, lo trascina nel baratro mostrandogli quanto può arrivare in basso l’animo umano e le sue azioni.

L’ho amato, dalla prima all’ultima riga. E lo consiglio, tantissimo.

Cinque piume.


Cinque piume



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