RECENSIONE Capelli, lacrime e zanzare di Namwali Serpell

Capelli, lacrime e zanzare


1904. Sulle rive del fiume Zambezi, a pochi chilometri dalle maestose Cascate Vittoria, c’è un insediamento coloniale. In una stanza fumosa dell’hotel dall’altra parte del fiume, un esploratore di nome Percy M. Clark, annebbiato dalla febbre, commette un errore che fa sì che il destino di un albergatore italiano si intrecci con quello di un garzone locale. A partire da questo momento si innesca un ciclo di eventi che travolge tre famiglie dello Zambia (una nera, una bianca, una mista) i cui membri si scontrano e s’incontrano nel corso del secolo, nel presente e oltre. Con il susseguirsi delle generazioni, le vicende di queste famiglie, i loro trionfi, i loro errori, le perdite e le speranze, emergono sullo sfondo di un panorama di fiaba, romanticismo e fantascienza. Questo avvincente e indimenticabile romanzo – in cui compaiono una donna completamente ricoperta di peli e un’altra afflitta da una cascata infinita di lacrime, storie d’amore proibite e ardenti battaglie politiche, meraviglie tecnologiche nostrane come afronauti, microdroni e vaccini virali – è una testimonianza del nostro desiderio di creare e attraversare i confini e una meditazione sul lento e grandioso passare del tempo.


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Buongiorno, lettori. Oggi vi parlo di un romanzo che era nella mia personale lista di lettura da questa estate, ma che non sono riuscita a leggere travolta da altri titoli.

Ho deciso che era giunto il suo momento, sebbene ad una prima impressione mi sembrasse più un romanzo estivo.

Capelli, lacrime e zanzare è un libro molto particolare; all’inizio si presenta come una sorta di saga familiare, in cui seguiamo le vicende di un personaggio alla volta.

Le famiglie coinvolte sono tre, e lo scopriamo subito grazie ad un albero genealogico posto prima dell’inizio della storia. Tuttavia, almeno fino a due terzi del libro, questi tre rami difficilmente si incontrato, per cui abbiamo semplicemente il racconto di tante vite diverse, che per varie ragioni si sono trovate a dover vivere in Africa.

Ho trovato questa parte molto bella, sia per ambientazione che per il modo in cui le storie dei personaggi vengono dipanate pagina per pagina.

Nel romanzo vi è anche un tocco di realismo magico che ha contribuito a creare una sorta  di patina onirica alla storia, rendendola a tratti surreale. 

Il romanzo affronta diverse tematiche legate sia al razzismo che al classismo. I personaggi appartengono a diverse etnie, sono bianchi, neri e mulatti, hanno origini da molte parti diverse del globo: Africani, Inglesi, Italiani e Indiani. Il romanzo, che ripercorre tutto il ‘900, mostra chiaramente come il razzismo fosse marcato e come anche far parte di etnie diverse fosse complicato. Ci sono diverse scene che nel libro mi hanno colpita da questo punto di vista: una è davvero all’inizio e fa capire molto bene come sarà il tono della narrazione. 

La differenza di classe è un altro tema molto forte: i personaggi appartengono a classi molto diverse tra loro e, soprattutto nella primissima parte, è evidente. Viene anche accennato il tema del colonialismo, soprattutto in riferimento agli inglesi che si trasferiscono in Africa e hanno servitù di colore. Parte del libro, ambientata in Italia, mostra anche la differenza tra padrone e servo all’interno di una stessa etnia.

Il libro non elargisce giudizi ma racconta le storie dei singoli personaggi, per cui abbiamo una visione a tutto tondo di queste tematiche, e non soltanto da un punto di vista.

I primi due terzi del romano, a metà appunto tra saga familiare e romanzo storico, mi sono piaciuti tantissimo; non riuscivo a staccarmi, non potevo smettere di leggere, e per questo ho anche trascurato altre letture che avevo in corso.

L’ultima parte del romanzo sembra cambiare genere a approda ad una narrazione futuristica - non dico fantascientifica, ma mi ha ricordato molto questo genere. La parte finale a me è parsa slegata dal resto, come se fosse un libro a parte.

Certo, i protagonisti rimangono gli eredi di coloro di cui avevo letto fino a poche pagine prima, eppure ho avvertito una sorta di dissonanza difficile da descrivere.

Questo perché, in teoria, il romanzo continua a narrare le vicende delle tre famiglie attraverso diversi punti di vista, continua a parlare di differenza di classe, di razzismo, di tematiche sociali eppure, affronta tutto improvvisamente come se fosse una previsione sul futuro invece che la narrazione di qualcosa di già avvenuto.

Passiamo da periodi storici che sono vicini ma allo stesso tempo lontani, perché nel frattempo la società è progredita, al futuro dove l’autrice immagina anche nuove tecnologie.

Mi accorgo che mentre scrivo questa recensione e mi costringo a riflettere sulla lettura appena finita, il romanzo ha forse più coerenza di quella che pensavo, e che effettivamente mantiene appunto temi e modalità di esposizione.

Forse è un problema di gusto personale: ho adorato la parte nel passato, e la narrazione al futuro per me è stato un cambio di rotta forse troppo brusco.

Consiglio Capelli, lacrime e zanzare? Sì, assolutamente: è stato un viaggio molto particolare e mi ha intrattenuta, fatta divertire e anche commossa. E’ un libro lungo che si legge in fretta perché invoglia il lettore a scoprire le vicende che legano i personaggi, cosa aspetta loro nel prossimo capitolo, quale sarà il destino di una determinata coppia e se i loro sogni riusciranno ad avverarsi.

Se anche tu, come ma, hai letto questo romanzo e ti va di parlarne, fammi sapere la tua opinione con un commento qui sotto, oppure vieni a cercare piume di carta su Instagram (link) per chiacchierare un po’ con noi.

Alla prossima recensione.






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