RECENSIONE Figlio di Dio di Cormac McCarthy

Figlio di Dio



Lester Ballard, il protagonista di Figlio di Dio, è uno dei tanti “poveri bianchi” che popolano le catapecchie e i cortili del Sud rurale, le campagne fuori dal tempo dove la Storia è scandita dai linciaggi e dalle pubbliche impiccagioni, dove la promiscuità e l’incesto sono la regola. Nello spazio di una breve gelida stagione, Ballard, il contadino solitario, amante della caccia e del whisky fatto in casa, si trasforma in un animale da preda: da feticista a stupratore, assassino, necrofilo. Le scorribande sempre piú sanguinose di questo serial killer controcorrente hanno come cornice la natura violenta e il paesaggio incantato delle montagne del Tennessee, e a commentarle è un coro di personaggi che, come sempre, attinge a quel museo degli orrori che è l’immaginazione di uno scrittore peraltro capace di insospettate, improvvise delicatezze.




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Buongiorno, lettori. Oggi vi parlo di un libro molto particolare; è già da un po’ che ho letto Figlio di Dio di Cormac McCarthy, ma non trovandolo adatto al clima natalizio, ho preferito aspettare gennaio per parlarvene.

McCarthy è un autore che ho scoperto grazie a La strada, forse il suo romanzo più famoso. Sto recuperando anche le altre sue opere, visto quanto mi è piaciuto.

Figlio di Dio è una storia molto cruda, in pieno stile McCarthy, che parla di un’America decisamente rurale, ai limiti del selvaggio.

Il protagonista di questo romanzo non è certo un personaggio che amerete; tutt’altro, è una creatura gretta, crudele e spaventosa.

Ma la genialità dell’opera sta proprio qui, nel mostrare un orrore difficile da trasmettere in parole. McCarthy parla di ciò che può esserci di più oscuro nell’animo umano con una freddezza disarmante, senza mai però dare l’impressione di giustificare il suo protagonista, che è a tutti gli effetti il cattivo della storia.

Il libro, dal mio punto di vista, è un’analisi di quanto l’essere umano possa essere mostruoso e crudele, quando a fondo può scendere.

Non è un romanzo per tutti, perché le tematiche affrontate potrebbero urtare la sensibilità di qualcuno, eppure mi sento di consigliarlo perché è un percorso che mi ha particolarmente colpita e spinta a riflettere fin dove un uomo può spingersi.

Devo anche ammettere che ho un debole per l’ambientazione; chi segue il blog avrà notato che ho letto tantissime opere ambientate nell’America rurale in varie epoche. Trovo che questi scrittori facciano un’analisi psicologica davvero affascinante e cerco sempre titoli nuovi.

Se anche voi amate queste tematiche, suggeritemi le vostre letture.

Io vi do appuntamento alla prossima recensione.





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