RECENSIONE Il sussurro delle api di Sofia Segovia

Il sussurro delle api



Sono i primi anni del Novecento e gli echi della rivoluzione hanno raggiunto, insinuandosi tra campi e colline, la campagna fertile di Linares: un laborioso, coriaceo angolo di Messico dove sorge l’hacienda dei Morales. È in questa famiglia che vive la nana Reja, l’anziana nutrice che ha cresciuto generazioni di bambini e ora trascorre i giorni sulla sedia a dondolo. Finché una mattina, vincendo la sua leggendaria immobilità, Reja s’incammina e arriva al ponte, come svegliata da un richiamo. In un viluppo di stracci, proprio lì, e circondato da un nugolo di api, c’è un neonato. Lo chiameranno Simonopio, questo bambino magico che gli insetti non pungono, questo bambino dannato che al posto della bocca sembra abbia un buco. In silenzio, il piccolo impara a leggere i voli delle sue amiche api e da quelli a capire le oscillazioni della natura e i suoi presagi. Così, mentre l’epidemia di influenza spagnola colpisce la regione e tradizioni arcaiche si infrangono contro l’onda di un tempo nuovo, la famiglia Morales si affida all’intuito di Simonopio. E costruirà grazie a lui un nuovo futuro. Il sussurro delle api è un’epopea familiare in cui la dimensione privata e le grandi vicende storiche si fondono in uno scenario di incredibile potenza visiva. Nel leggere le pagine di Sofía Segovia non riusciamo a non sentire, forte, la voce della grande letteratura latinoamericana e a riconoscerne ancora una volta la bellezza.



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Buongiorno, lettori. La mia collega Erika mi ha suggerito una challenge molto carina e interessante: #ladonnaverde.

La prima tappa riguardava il realismo magico e tra i libri suggeriti io ho scelto Il sussurro delle api. Le api hanno sempre avuto un certo fascino su di me e devo ammettere che questo ha avuto un peso nella scelta del titolo.

Il sussurro delle api è una storia che definirei delicata, che racconta la storia di una famiglia legata ad una strana donna, Reja, e ad un bambino legato a doppio filo alle api, Simonopio, un trovatello che entra a far parte della famiglia Morales.

Il romanzo è a tutti gli effetti un racconto familiare che mescola eventi reali e inventati, con uno stile molto pacato.

L’autrice ha una delicatezza molto spiccata nel raccontare gli eventi e nelle descrizioni che riguardano questa famiglia e tutti i personaggi che circondano i protagonisti.

Io amo le storie familiari per diverse ragioni, che ho ritrovato in questo romanzo: sono storie corali, in cui vediamo il punto di vista o comunque seguiamo gli eventi che riguardano molti personaggi diversi, ma che in qualche modo hanno una storia comune in quanto appartenenti alla stessa famiglia. Poi, adoro come i problemi familiari, che sono una cosa che può accomunare tutti i lettori, vengano sviscerati e analizzati.

Non leggo molta letteratura sudamericana e questo romanzo mi ha fatto venire voglia di scoprire più titoli simili, che mi riportino a questo mondo magico e colorato, ricco di personaggi.

In alcuni momenti mi ha ricordato la prima parte de La casa degli spiriti di Isabel Allende; i romanzi non sono simili a livello di trama, eppure mi hanno dato le stesse sensazioni, gli stessi colori e le stesse tradizioni.

Ve lo consiglio? Assolutamente sì, se siete amanti delle saghe familiari è sicuramente il libro che fa per voi.

È stata una bella scoperta e sono contenta di aver partecipato a questa challenge, perché mi ha permesso di scoprire un romanzo che forse altrimenti non avrei mai letto.

Voto: quattro piume.




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