Rincorrendo la felicità - Wildefire #2 di Autumn Saper



Trama:
Chester Wood per tutti è un tipo sopra le righe, sempre pronto a divertirsi. Questa opinione si basa su una conoscenza superficiale che non rende giustizia all’animo sensibile del ragazzo. Le ferite del passato e il rapporto difficile con la madre assente lo spingono a difendersi mostrandosi sempre allegro, così da non correre il rischio di essere ferito ancora una volta. Pochi si prendono la briga di conoscerlo davvero e a Chester questo è sempre andato bene. Ma adesso che è innamorato vorrebbe che il pompiere che ha conquistato il suo cuore vedesse anche il Chester nascosto... Ma a che pro, visto che Patrick Ross è etero?


Complice una richiesta di sua madre e un soggiorno forzato a New York, Chester sarà costretto a fare i conti con vecchie ferite, rincorrendo una felicità che non ha mai sfiorato prima e che spera porti dritto tra le braccia di quell’armadio tutto muscoli e dolci sorrisi che è Patrick Ross.


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Questa recensione penso sarà difficile, molto difficile da scrivere. Avevo letto il primo libro di questa serie e so che posso sembrare una rompiscatole, ma non mi aveva entusiasmato per nulla; avevo trovato diverse pecche, non a livello grammaticale, ma a livello di trama e di stesura, cose che a me personalmente non sono piaciute, poi come si suol dire tutti i gusti sono gusti.
L’autrice ha delle ottime potenzialità, delle idee carine, eppure ho come l’impressione che preferisca rimanere in una zona di comfort, un luogo dove scrivere cose che per lei sono più congeniali, ma senza un vero e proprio reale approfondimento, come se non volesse osare, provare a mettere quel tocco in più che potrebbe dare una marcia in più ai suoi libri e alla trama in generale.
Mi spiego meglio; scrive romance, storie d’amore, in questo libro ha inserito un susseguirsi di cliché in alcuni casi anche un po’ banali, limitandosi a quelli, senza approfondire. Puoi basare una storia sui cliché, non è assolutamente vietato, ma sono del parere che giocarci, approfondirli e approfondire la trama, lasciando che tali cliché rimangano tali, ma che non siano il perno di un libro, per me è questa la bravura di uno scrittore.
In questo caso invece questi cliché li ho trovati solamente più accentuati, soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi, che non è male, ma come ho appena detto sono troppo stereotipati, troppo costruiti, tanto da risultare finti in determinati momenti. Ches è la “regina”, così si definisce: un personaggio solare, simpatico, rumoroso, ma anche un personaggio con le sue ombre, un dolore che si porta dietro da tanto, troppo tempo e centinaia di insicurezze. Decisamente un personaggio interessante, un personaggio per certi versi molto introspettivo, eppure, per quanto l'autrice voglia far trapelare che l'atteggiamento da diva di Ches, il suo modo di comportarsi servano a nascondere il dolore e la solitudine che si porta dentro, a una lettura attenta è troppo artefatto ed è un peccato, perché lavorandoci bene sarebbe stato veramente un bel personaggio.
L'aver creato un personaggio interessante dal mio punto di vista non ha migliorato il romanzo. Come nel precedente ho trovato dei seri problemi di descrizioni dei luoghi, di approfondimento, una storia troppo veloce.
Per non parlare di Patrick. Patrick è un personaggio che sarebbe potuto essere interessante, particolare, articolato e complesso, magari qualcuno con un passato che lo ha spinto a non pensare o a tenere nascosta la sua omosessualità, eppure è entrato nella serie di quei personaggi che si scoprono gay o bisex, ma fino a quel momento non lo hanno mai detto a nessuno. Comprendo la privacy, comprendo che in determinate famiglie, in determinati ambienti possa essere difficile dichiararsi, fare coming out, ma così di palo in frasca è assurdo.
I personaggi devono avere un background, devono essere ben descritti, l’autore deve spargere indizi, dare informazioni affinché si comprenda bene come siano arrivati a determinate scelte. Buttare giù solo poche informazioni, poche parole non basta a rendere credibile la storia, reale. Comprendo che sia un libro, un romance, che in molti nella lettura cerchino solo un momento di svago, di momenti dolci e divertenti, e non metto in dubbio che in Rincorrendo la felicità ci siano, ma questo non significa che il libro non abbia delle pecche.
Sono sincera, rispetto al primo libro mi è piaciuto di più, alcune parti le ho trovate molto ironiche, Ches mi è piaciuto, eppure ho come l’idea che una parte della sua storia sia rimasta in sospeso. I suoi problemi con la madre, per quanto sembri aver fatto le sue decisioni, averla affrontata, non ha avuto una risposta, niente da parte della donna.


Ho trovato molto difficile scrivere questa recensione, perché come ho scritto in alcuni tratti il libro è ironico, leggero, fa sorridere, eppure non basta a renderlo un libro completo.


Tre piume, sperando che il prossimo migliori per trama e costruzione.


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