Il Soldato (Free Men Vol. 2) di Kate Aaron


L’amore è il legame più forte.
Tre mesi. È tutto ciò che è bastato a Kai per abbandonare la libertà e imparare ad amare la sua nuova vita come schiavo di piacere di un ricco signore del Thirsk.
Ritrovandosi di nuovo circondato dalla sua gente, dovrebbe essere felice, eppure loro non sono come lui li ricordava. Diffidenti e disgustati dalla sua relazione non con un uomo, ma due, rendono ben chiaro che Kai non ha più un posto tra loro.
Picchiato, affamato e torturato, quando arriva la possibilità di fuggire Kai ha a malapena le forze per compiere il viaggio. E anche se avrà successo, come potrebbe qualcuno amare ciò che lui è diventato per sopravvivere?

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La serie Freeman è stata una vera e propria scoperta; il primo volume di questa trilogia mi aveva lasciato senza parole, l’ho adorato per stile, storia e ambientazione, ma soprattutto per i personaggi. Per chi lo ha letto, sa perfettamente che il primo libro era dal punto di vista dello schiavo Tamelik: attraverso i suoi occhi, la sua voce abbiamo conosciuto il suo padrone, il nuovo schiavo che ha comprato, ma soprattutto la sua storia fino al momento in cui si svolgono i fatti. Attraverso i suoi occhi il lettore si è perso in questa sorta di fiaba con le ambientazioni da Mille e una notte, con quel tocco di erotismo che non manca affatto, per poi arrivare a un finale che ha lasciato con il fiato sospeso. Ho parlato in maniera approfondita de Lo schiavo nella recensione a lui dedicata.
Nella precedente recensione mi chiedevo se avremmo scoperto di più su quanto stava accadendo, sul come mai la casa del padrone di Tamelik e Kai fosse stata attaccata, ma soprattutto mi domandavo cosa sarebbe accaduto ai tre prigionieri. E quasi tutte le mie domande hanno avuto una risposta.


Parto con il dire una cosa: a fine lettura, ripensando ai due libri, ho preferito di molto il primo. Non so come mai, ma ho pensato che l’autrice fosse molto più in sintonia con il pov di Tamelik rispetto a quello di Kai.
Dopo questa piccola parentesi veramente molto breve secondo i miei standard, torniamo al secondo libro della serie Free Men.
Dunque, cosa dire? Mi è piaciuto, mi è veramente piaciuto. Ho apprezzato il cambio di pov, gli avvenimenti visti attraverso gli occhi di Kai. Ho apprezzato il modo in cui l’autrice ha caratterizzato il personaggio, dandogli un background molto profondo, mettendolo di fronte al suo popolo, a come si comporta, rendendosi conto che lui non si sente come loro: pur non sentendosi uno schiavo, l’atteggiamento da predatori in una guerra inutile con tanto di torture non è una cosa da lui. Anche i suoi sentimenti, quello che prova, cosa gli piace non rispecchiano la cultura della sua gente. Per non parlare della sua relazione con Tamelik e anche con il suo padrone. Di Tamelik, Kai è innamorato, si nota da come lo guarda, da come si preoccupa per lui, da come vorrebbe proteggerlo da ogni cosa e da come è rimasto, senza tentare di scappare, solo per riuscire a portarlo via da lì.
In questo secondo romanzo della serie il lettore viene trasportato lontano dalla casa sicura in cui fino a poco prima i protagonisti vivevano ed erano protetti. Il loro mondo viene stravolto, di nuovo, soprattutto per quanto riguarda Tamelik, che nuovamente si ritrova strappato da un posto che ama, con la paura di perdere quel poco che ha, le uniche persone che ama.
In questo libro impariamo a conoscere il popolo di Kai, guerrieri e mercenari freddi, impietosi, desiderosi solo di conquistare e bramare soldi e ricchezze. Un popolo con una mentalità retrograda, che disprezza quelli come Tamelik, come il suo padrone, coloro che giacciono con altri uomini, come se fossero degli esseri ignobili.


La serie Free Men, o meglio i primi due libri di questa trilogia, mi hanno fatto pensare che si possano descrivere con una parola: scelte.
Le scelte dei personaggi portano avanti la storia, i suoi intrecci. Tamelik ha scelto di comprare un guerriero, un uomo adulto, come nuovo schiavo per il suo padrone, qualcuno che istintivamente lo ha attratto, ma che potrebbe anche occuparsi di lui. Qualcuno che lo ha impietosito, sapendo quale sarebbe stata la sua fine in mano a qualche altro nobile.
Le scelte sono quelle di Kai, di voler abbandonare la sua gente, di voler proteggere la sua nuova famiglia, la sua nuova gente.
Le scelte sono quelle di tutti i personaggi di questo libro, compresi quelli nuovi che creano un intreccio particolare, un legame tra tutti loro che è di amore, passione, dolore, ma anche di un tempo perso, passato e fatto di rimpianti.


Lo stile della Aaron mi piace: è elegante, alterna introspezione e descrizioni e con queste trasporta il lettore in un luogo dai colori magici, per quando nel secondo libro sia un deserto duro, pericoloso da affrontare, circondati da nemici e da dolore; tutto arriva al lettore, trasportandolo in queste terra, avvertendo il dolore dei personaggi, aumentando la tensione, chiedendosi fino alla fine cosa accadrà a loro, se riusciranno a rimanere assieme, se qualcuno li salverà.
Si avvertono le sofferenze, la paura, sia fisica che mentale, quei momenti in cui l’ansia non fa che salire, chiedendosi cosa riserverà il futuro, ma soprattutto cosa faranno gli uomini che li hanno come prigionieri.


Bravissima l'autrice, veramente un libro che ho apprezzato e che merita quattro piume. Non vedo l’ora di leggere il terzo, di scoprire i pensieri e i segreti di Lysander.


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