«Parli della festa?»
«La festa?» Archiviò tutte le feste che aveva dato con
uno schiocco di dita. «Vecchio mio, la festa non è importante».
Ed eccomi qui, non so se
riuscirò a recensire questo libro per il mese di maggio, ma ci provo ugualmente. Mi sono lasciata tentare
dall’onda. che ha riportato in mano a molte persone, un libro di Francis Scott
Fitzgerald, ma non ne ho veramente potuto fare a meno. Lo lessi quando andavo a
scuola, e con l’uscita del film con Leonardo Di Caprio ho voluto rispolverare i
miei ricordi sia su questo libricino che sullo stile dello scrittore.
Il film ovviamente ancora
non sono riuscita a vederlo, però il libro è stato una piacevole lettura. Per
pigrizia, e perché, quando entro in una libreria perdo totalmente ogni freno inibitore
per quanto riguarda lo spendere, alla fine invece di comprare l’edizione a 0,99
cent come era mia intenzione, uscito qualche settimana fa, mi sono presa
l’edizione dei Mammut della stessa casa editrice con tutti i lavori di
Fitzgerlad; seriamente ero indecisa fra Fitzgerlad e di Jane Austen, alla fine
di poco, una manciata di punti ha vinto il primo, ma solo per via della mia
curiosità e il desiderio di paragonare libro e film ricordandomi il libro, e
non confrontandoli con vaghe reminescenze della scuola superiore.
Una mia amica finito di
leggere il libro ha detto: “Mi ha messo addosso tanta malinconia”
aveva ragione, per quanto sembri parlare della vita quotidiana dell’America
degli anni venti, o meglio della vita mondana dell’America degli anni venti, in
un’afosa estate newyorkese; il libro è decisamente molto più profondo. Non
è tanto la trama a catturare il lettore, ma piuttosto lo sono i personaggi.
Persone che si muovono in una realtà così distante, sia per quanto riguarda il
tempo, che i luoghi. Un mondo ricco, luccicante, ma al tempo stesso pieno di
ombre e d’ipocrisia.
Ma andiamo con ordine,
innanzitutto scopriamo un po’ chi fosse Francis Scott Fitzgerald e dopo
torniamo a parlare del suo splendido romanzo.
Il Grande
Gatsby
di Francis Scott Fitzgerald
Titolo originale: The great Gatsby
Autore: Francis Scott Fitzgerlad
Editore: Einaudi
Francis Scott Fitzgerald: Saint Paul 24 settembre 1896 – Hollywood 21 dicembre 1940, fu uno scrittore e sceneggiatore americano.
Considerato
uno dei maggiori autori dell’età del jazz e faceva parte di
quella corrente letteraria chiamata Generazione perduta, ovvero
un gruppo di scrittori nati intorno al 1890 che si trasferì in Francia dopo la
Prima guerra mondiale.
Nato
in un ambiente tipico del Middle West, suo padre era un gentiluomo del sud,
aristocratico nei modi, cattolico e dall’indole integerrima, ma anche un uomo
inconcludente che non sempre riuscì a provvedere al fabbisogno della sua
famiglia. Sua madre invece era una donna romantica dal carattere irrequieto,
figlia di un commerciante e discendente di un irlandese che aveva fatto fortuna
in America.
Sin dall'adolescenza Fitzgerald venne attratto dal mondo aristocratico del Sud e dagli ideali che il padre gli aveva
trasmesso, quelli dell'onore, della cortesia e del coraggio, ma crescendo fra ristrettezze
economiche e confrontando il fallimento paterno con il successo dei nonni
materni - che avevano conquistato la stima con il denaro - provò spesso
ammirazione per la nuova borghesia americana ed ebbe sempre per essa rispetto e una certa invidia.
Nel 1913 si iscrisse all’università di Princeton che
frequentò fino al 1917, dopodiché iniziò a nutrire un serio interessa per quel
conflitto mondiale che stava stravolgendo il mondo, conflitto che fino a poco
prima non aveva toccato la sua esistenza, e a ottobre dello stesso anno venne
accolta la sua richiesta di arruolamento. Partì il 20 novembre senza essersi
laureato e venne inviato a Fort
Leavenworth, ma non venne mai inviato al fronte. In quel periodo però trovò
il tempo di rivedere e correggere i primi ventitré capitoli del romanzo
iniziato a Princeton e che sono le basi di una delle sue più grandi opere “Di
qua del Paradiso”.
Congedato nel 1919 si trasferisce a New York, ma solo dopo la
rottura del suo fidanzamento con Zelda, gli da quella spinta definitiva per
rivedere il suo romanzo e in seguito presentarlo nuovamente all’editore che lo
aveva rifiutato.
“Fitzgerald che si trova a
dover vivere queste esperienze, decide di recarsi a St. Paul dove, chiuso in
casa, si dedica giorno e notte alla revisione del romanzo. A settembre egli ripresenta il
manoscritto a Scribner che viene accettato dal suo redattore, Maxwell Perkins e
il 26 marzo del 1920 il
romanzo, con il titolo di This Side
of Paradise, (Di
qua dal Paradiso) sarà pubblicato e subito ben accolto diventando, "un
vero e proprio best-seller non
solo per le indubbie qualità di freschezza e di spirito, ma anche e soprattutto
per il tono spregiudicato, insieme cinico e romantico, con cui esplorava la
vita sentimentale degli adolescenti americani".
Fitzgerald divenne così in
breve tempo uno dei portavoce della nuova generazione pronto ad abbandonarsi a
quel lungo periodo di gioia irrefrenabile e di esaltazione collettiva che venne
detta Età del jazz.”
Dopo la pubblicazione del primo romanzo, la vita dello
scrittore si alternò fra alti e bassi, passando dai problemi di salute di sua
moglie Zelda, che alla fine morirà in manicomio, passando per i suoi problemi
di salute che lo portano a morire ad Hollywood il 21 dicembre 1940, dopo una
lunga vita fra alti e bassi, molto somigliante a quella di Jay Gatsby.
Perciò aspettò.
Ascoltando ancora
per un momento il diapason che aveva buttato su una stella.
Poi la baciò.
Al tocco delle sue
labbra Daisy sbocciò per lui come un fiore e l’incantesimo fu completo.
Trama presa dal libro:
Il romantico ed enigmatico
Jay Gatsby organizza feste sontuose nella speranza di avvicinare la donna amata
in gioventù, Daisy, che ha sposato un uomo ricco e rozzo. Ne diventerà l'amante,
ma un incidente automobilistico darà una tragica svolta al loro amore. Una
descrizione spietata e partecipe del mondo fastoso e frivolo degli anni Venti
nelle pagine indimenticabili dello scrittore simbolo della "generazione
perduta".
La notte, nel letto, lo
perseguitavano le ambizioni più grottesche e fantastiche, il cervello gli
tesseva un universo di sfarzo indicibile, mentre l'orologio ticchettava sul
lavabo e la luna gli intrideva di luce umida gli abiti sparsi alla rinfusa sul
pavimento. Ogni notte alimentava le sue fantasie finché la sonnolenza si
abbatteva con un abbraccio dimentico su qualche scena vivace. Per un certo
periodo queste fantasticherie gli procurarono uno sfogo all'immaginazione;
erano un'intuizione confortante dell'irrealtà della realtà, una promessa che la
roccaforte del mondo era saldamente basata sull'ala di una fiaba.
Chi è Jay Gatsby? Questa è la domanda che mi è sorta leggendo questo il libro. Probabilmente è la stessa identica domanda che si sono fatti tutti i lettori di Fitgrald, ed anche gli ospiti di questo misterioso e curioso personaggio. Intorno a lui girano tante chiacchiere, quelle che si potrebbero considerare leggende metropolitane, voci, ma nessuno sa chi è veramente Jay Gatsby e tanto meno nessuno se lo è mai chiesto. Tutti vedono la sua bella casa, lo champagne che scorre a fiumi, quella patina dorata che nasconde altro; nasconde la verità. Ma l’ipocrisia la fa da padrona, a nessuno dei suoi ospiti interessa chi sia Jay Gatsby. A questo branco di persone, di ipocriti, di invitati, interessano solo le feste, lo champagne, la grande casa dove vanno e vengono, ma intrattenersi realmente con il padrone non è nei loro pensieri. Preferiscono lasciare che le voci prendano il sopravvento, amano spargerne delle nuove. Adorano i pettegolezzi.
Usano Jay Gatsby, e lui si lascia
usare.
Lui ha uno scopo, un sogno, un
desiderio. Ed il suo desiderio vive in una casa davanti alla sua, oltre la
baia.
Andando avanti con il libro,
scopriamo la cosa più semplice, ovvero che Jay Gatsby alla fine è sì, quel che
dicono, forse un truffatore, un contrabbandiere, un uomo che è diventato ricco
grazie alla vendita illegale di alcolici, ma è soprattutto un uomo innamorato.
Un uomo che ha fatto quel che ha
fatto, solo per riconquistare la donna che amava.
E mentre Gatsby è il protagonista
misterioso del libro, l’uomo innamorato, Daisy è un personaggio più enigmatico,
forse Fitzgerlad non le ha dato abbastanza spazio, ma nello scorrere della
lettura ho provato disprezzo, irritazione, pena ed infine odio per lei. Ammetto
che non la si può biasimare, ama suo marito, e quando si rende conto che la sta
tradendo, questa vecchia fiamma spuntata dal nulla è l’occasione buona per
ripagarlo con la stessa moneta, e al tempo stesso per far capire al lettore
quando Daisy sia innamorata di suo marito. Quanto sia legata a lui, con tutti i
pregi e i difetti.
All’uomo che ha un’amante, e che
apparentemente sembra non interessarsi a lei. E qui ci si rende conto di come
nuovamente l’ipocrisia la faccia da padrona, di come il marito di Daisy, Tom,
si sente toccato sul vivo nel vedere sua moglie interessata ad altri, chissà,
forse come la maggior parte degli uomini, pensa che sia di sua proprietà, o
forse sono sbocciati dei nuovi sentimenti in lui, chissà, questo non lo
potremmo mai sapere, ma fare solo supposizioni; quant’è a portare al tragico
finale del libro, non è tanto il passato di Gatsby, ma sono Daisy e in seguito
Tom, che con le sue parole fa scoccare la scintilla, il desiderio di vendetta.
È un romanzo breve, eppure in
poche pagine, Fitzgerald oltre a mostrarci un’epoca, un mondo lontano, il suo
mondo, quei ruggenti anni venti che possiamo solo immaginare. Leggere con fare
distaccato sui libri di storia o in internet, anni lontani di cui è difficile
sentir parlare bene. Al contrario Fitzgerald ci descrive il suo mondo, la sua
vita, quegli anni dove vive e si muove; e al tempo stesso descrive le mille
sfaccettature che può avere l’animo umano: la dolcezza, l’ipocrisia, l’odio e
l’indifferenza.
È un libro che consiglio di
leggere, per immergersi nel passato, nel mondo brillante e nelle feste dove il
jazz la faceva da padrone.
È un libro che consiglio a
chiunque decida di soffermarsi a pensare a questi personaggi, al dolore e
all’amore che hanno provato tutti quanti.
È un libro che consiglio perché è
una piccola perla della letteratura americana ed io me ne sono innamorata.
Ora penso che vi saluterò, smettendola di delirare e di scrivere
cretinate. Ad inizio recensione avevo accennato che volevo postarla per il mese
di maggio, ora poso lo sguardo sul calendario e siamo al 17 di giugno, credo
proprio di non avercela fatta. Ultima cosa per concludere, probabilmente ci
sono molte più cose da dire, ma gironzolando per il web è pieno di recensioni
sul “Il Grande Gatsby”, un po’ dovuto al suo essere un classico della
letteratura, parecchio al film in uscita, anche io mi sono lasciata trasportare
da quello per la rilettura; e ho come l’impressione che questo commento sia un
po’ tirato, ergo lo concludo così, senza ripetere quel che già è stato detto.
Brava Yu! Il tuo commento non è sconclusionato per niente, anzi... commentare un grande classico non è facile e tu ti sei messa in ballo in maniera ottima ;)
RispondiEliminaHai ragione, è faticoso commentare un grande classico, e non so perché, questo da commentare è stato difficilissimo.
EliminaGrazie :)
L'impressione, alla fine della lettura, è, in effetti, di enorme malinconia. Mi piace molto l'analisi che hai fatto di Daisy, e condivido con te le impressioni su questo personaggio. Una bella analisi per un libro che, nella sua concisione, descrive alla perfezione un mondo e gli animi dei personaggi che lo popolano.
RispondiEliminaTantissima malinconia ç_ç.
EliminaGrazie, sono felice che la recensione sconclusionata ti sia piaciuta XD.
Non è per niente sconclusionata! Comunque concordo: è un testo davvero difficile da recensire! :)
EliminaA parte gli scherzi, ho recensito altri classici, eppure con questo è stata una vera lotta. Un mese per decidermi a scrivere una recensione, per riuscire a scrivere qualcosa di sensato.
EliminaAnch'io ho avuto qualche problema a recensirlo: nonostante mi risulti uno dei post più letti del mio blog, ho fatto una gran fatica a presentarlo e non ne sono molto soddisfatta di ciò che ho scritto... questo libro ha qualcosa di impalpabile che si può cogliere solo leggendolo!
EliminaDevo leggere la tua recensione, non ne ho letta nessuna in giro per i blog, ma per non lasciarmi influenzare dal giudizio altrui, soprattutto ora che ne sono spuntate diverse, come anche la mia, per via del film con Di Caprio.
EliminaSai, hai ragione il romanzo ha qualcosa di particolare, un'atmosfera difficile da catturare, anche solo da immaginarsi. Gli anni venti sono un periodo particolare, soprattutto negli USA, io per prima li immagino, eppure so veramente poco di quel periodo. Lo stesso vale per lo stile di vita, leggendo il libro sembra essere molto liberale, ma alla fine erano sempre gli anni Venti, dubito che la disinibizione a cui ho pensato leggendo il libro, sia reale; ho visto tutto con occhi più moderni.