Editing e Auto
pubblicazioni: sproloqui di un lunedì sera
Ed eccomi qui, ultimamente sono
latitante dal blog, posto e non posto, recensisco ancora meno, ma veramente è
un periodo pieno di impegni: lavoro, casa e quant'altro. Ho una lista di libri infinita che dovrei recensire, mandare avanti alcuni rubriche, quella sui
personaggi delle favole, e ne ho in mente un paio che potrebbero essere
interessanti, devo solo trovare il tempo di strutturarle, una, e chiedere a una
persona se le andrebbe di collaborare per un’altra.
Bene, finito con i miei soliti
vaneggiamenti e le scuse che vi propino dopo ogni lunga assenza, voi vi
domanderete, ma cosa recensirà questa volta?
Nulla!
Oggi non recensirò nulla, appena
avrò tempo e avrò finito la trilogia di Niceville di Carsten Stroud mi
dedicherò a parlavi di questi tre bellissimi libri, ma soprattutto dei
personaggi dei quali mi sono innamorata tantissimo, ma questo avverrà fra
qualche giorno.
No, oggi voglio fare una
riflessione o uno sproloquio, scegliete voi che nome dargli.
Dunque, so che più o meno ogni
giornale, rivista letteraria, blog, e chi voglia aggiungere qualcosa lo
aggiunga, ha affrontato questo discorso: le auto pubblicazioni.
Ora non starò nemmeno qui ad
ammorbarvi sul fatto se siano giuste o meno, io non le comprendo, o meglio sono
del parere, che sei mai scrivessi un libro, vorrei avere il parere di qualcuno
di competente che mi dica i punti forti e quelli deboli della mia opera.
Penso che, se mai volessi scrivere un libro e poi provare
a farlo entrare nel mercato, vorrei che qualcuno vi facesse un editing
approfondito, che mi segnasse, non solo i refusi, ma anche le frasi
incomprensibili, i vuoti a livello di trama e caratterizzazione dei personaggi.
Vorrei che ci fosse qualcuno a dirmi: “guarda, se hai ambientato un libro in un
modo stile medievale non fargli usare un linguaggio moderno, non fargli parlare
inglese, francese o aramaico antico”.
Vorrei che qualcuno mi segnasse
le frasi confuse, quelle dove la vena poetica e descrittiva prende il
sopravvento creando dei pensieri ingarbugliati persino per me che li ho
scritti.
Vorrei che qualcuno controllasse
attentamente il linguaggio usato e che i termini fossero appropriati.
Insomma, come ho scritto sopra,
che a questa mia opera venisse fatto un editing approfondito da un
professionista.
Nei siti di scrittura amatoriali,
questo lavoro di editing, viene chiamato beta reading, una seconda lettura, ma questo è fatto da amici, web friends, conoscenti o compagni di banco per chi va
a scuola, tutte persone che per quanto portate alla fine non lo fanno di
mestiere, ma per un livello amatoriale va più che bene.
In un sito di scrittura, dove
nessuno è un professionista, se sfugge una virgola, o se una parola non è
corretta o una frase è ingarbugliata, nessuno ti dice nulla. Sì, puoi trovare
chi con gentilezza ti segna l’errore, o chi con spocchia ti insulta, ma come ho
detto rimane un sito amatoriale.
Ma dal momento in cui avessi
scritto un libro, dunque la mia opera, il mio libro è disponibile a tutti, e ci
sono persone che pagano per averlo, anche una cifra irrisoria come possono
essere 2 o 3 euro, penso che, lo scrittore debba garantirgli un buon lavoro.
Un lavoro a cui è stata dedicata tutta l’attenzione possibile e quindi escludere a priori di aver scritto un capolavoro senza errori e perfetto sotto ogni punto di vista. In questo caso l’editing non può essere fatto da un’amica molto brava, ma da qualcuno che lo fa come mestiere, che conosce il lavoro.
Serve un professionista che sa
cosa correggere, cosa modificare.
Serve qualcuno che abbia una
visione distaccata e sappia dare un giudizio su stile, trama, personaggi; ma
soprattutto qualcuno che riesca a modificare le frasi sbagliate e difficili
mantenendo lo stile dell’autore.
Ecco cosa è l’editing: un duro lavoro fatto assieme
all’autore per rendere migliore la sua opera.
Arrivati a questo punto mi sorge
una domanda spontanea, come mai chi si auto pubblica ha così paura
dell’editing? Perché sono convinti che un editor stravolga il loro lavoro,
quello che hanno scritto? Quando, se questo è bravo e competente, è in grado di
mettere le mani negli scritti di un autore senza intaccare stile e trama!
È un aiuto in più, o sbaglio io?
L’editor è un qualcuno che rende un lavoro migliore, sfoltendo e semplificando la trama, perché ammettiamolo, uno stile confuso fatto di periodi lunghi e di parole che dovrebbero essere forbite e ricercato e invece vengono usate in maniera errata è difficile da leggere, è pesante.
Non è detto che se una storia è
impostata in maniera semplice e scorrevole, automaticamente diventa brutta o di
seconda categoria, tutt'altro.
Per usare uno stile complesso,
fatto di periodi lunghi, lo scrittore deve avere una conoscenza perfetta della
lingua italiana e soprattutto della nostra grammatica e della punteggiatura,
quindi a meno che non si è Umberto Eco, penso che sia meglio semplificare.
Ma non voglio divagare, ma
tornare a questa domanda che mi pongo da un po’, da ogni volta che appare sulla
bacheca di un gruppo che seguo su Fb qualcuno con un libro auto pubblicato, che
immancabilmente risulta essere una delusione. Che siano romantici, gialli o
fantasy, hanno tutti più o meno le solite pecche: carenza di editing.
Ho provato a leggerne, veramente,
di ogni genere a pagamento o gratuiti, ma nulla, tutti avevano i soliti errori,
refusi, frasi incomprensibili e altro. Molte volte avrei voluto recensirli, ma
alla fine mi è passata la voglia: ho visto gli atteggiamenti di molti scrittori
auto pubblicati alle recensioni negative, ma anche solo ai consigli. Tutti a
chiudersi dietro un muro di superiorità perché avevano pubblicato un libro, e a
lamentarsi che chi commentava in maniera negativa fosse invidioso del loro
successo.
Dunque, ora voi vi starete chiedendo, come mai tutto questo papiro di parole che alla fin fine non portano a nulla?
Ecco, non lo so nemmeno io,
probabilmente perché sono stufa di leggere su FB o su vari blog insulti e
lamentele di persone che si piangono addosso o non ammettono che il loro
scritto possa avere pecche più o meno gravi.
Sicuramente mi sono stufata della
maleducazione di tali autori, che offesi sono pronti a insultare chi non li
approva e si mette su un piedistallo.
E tutto questo discorso, perché
alla fine, dopo non essermi nemmeno mai posta la domanda se l’auto
pubblicazione fosse un problema o meno, sono giunta alla conclusione che sia la
cosa peggiore che possa esserci.
Molti degli scrittori di cui ho
letto i libri e si sono auto pubblicati pensano di essere sulla strada del Nobel per la letteratura, senza aver
avuto il coraggio di passare per una casa editrice, o di aver accettato un
rifiuto che potrebbe anche essere una spinta a migliorarsi, a fare ancora
meglio, a vedere quali possono essere gli errori commessi, sia a livello
stilistico che di trama. Ovviamente ci vuole anche tanta fortuna non lo metto
in dubbio, ma voglio credere che per pubblicare un libro serva anche del
talento.
Talento che in questo momento non c’è, se molti scrittori auto pubblicati sono sulla buona strada, tutto si perde per colpa della spocchia e della ferma convinzione che un buon editing porti a rovinare il loro lavoro che giudicano perfetto, quando invece sarebbe tutto il contrario.
Ora non voglio accusare tutti gli
autori che si auto pubblicano di essere spocchiosi, ma fino ad ora tutti quelli
che ho visto, anche solo per il comportamento dimostrato davanti alle critiche,
non possono considerarsi autori.
Ovviamente anche gli editor
commettono degli errori, errare è umano, e nessuno è perfetto.
Commenti
Posta un commento