Balene Bianche di Richard Price




Trama:
Billy Graves, John Pavlicek, Jimmy Sheridan, Yasmeen Assaf-Doyle e Redman Brown sono i superstiti dei Wild Geese. Erano sette un tempo, ma due si sono persi per strada, il primo definitivamente dopo aver fumato per una vita tre pacchetti di sigarette al giorno, il secondo sperduto in qualche angolo dell’Arizona a godersi la meritata pensione. Intorno alla metà degli anni Novanta erano la squadra di detective più affiatata dell’East Bronx. Si facevano valere in uno dei quartieri peggiori di New York perché si consideravano una famiglia, capace di includere tra le sue fila proprietari di cantine, bar, saloni da barbiere, qualche vecchio spacciatore di marjuana, qualche ristoratore con sala da gioco clandestina dove giocare a dadi e bere gratis. Poi non accettavano danaro, ed erano implacabili coi malviventi d’ogni risma. Una squadra magnifica, insomma, ma con un cruccio indelebile: non aver incastrato le loro personali «Balene bianche», i criminali che avevano commesso delitti efferati sotto i loro occhi e l’avevano fatta franca. Dei cinque superstiti Billy Graves è il cucciolo del gruppo, quello ancora in servizio nella Squadra notturna del Dipartimento di polizia di New York, un manipolo di detective incaricato di sorvegliare di notte le aree più pericolose di Manhattan, da Washington Heights a Wall Street. Un incarico non proprio esaltante, ma passabile dopo anni trascorsi all’Unità per le identificazioni, in punizione per aver ferito accidentalmente un bambino ispanico di dieci anni nel Bronx. Billy Graves e la sua squadra si recano un giorno alla Penn Station, chiamati per il ritrovamento di un cadavere. Nel sudicio porticato della stazione, una lunga scia di sangue li conduce al corpo inerte di un uomo sulla trentina, occhi azzurri spalancati e pieni di paura, le sopracciglia sottili e arcuate, la pelle bianco latte, i capelli corvini e i tratti femminei. Billy Graves riconosce subito nella vittima Jeffrey Bannion, la «Balena bianca» cui Pavlicek ha dato ininterrottamente e vanamente la caccia, l’efferato assassino di un dodicenne trovato sotto un materasso macchiato di sperma. Quando anche nei giorni seguenti altre due «Balene bianche» vengono assassinate in circostanze misteriose, Billy capisce che c’è un’unica cosa da fare: riunire John Pavlicek, Jimmy Sheridan, Yasmeen Assaf-Doyle e Redman Brown, i Wild Geese al completo, e cercare di capire chi abbia deciso di farsi giustizia da solo.




Sono soddisfatta! Questo è stato il primo pensiero dopo aver terminato la mia ultima lettura.
A essere sincera, quando l’ho ordinato mi aspettavo tutt’altro, soprattutto a livello di trama e invece mi sono imbattuta in un noir psicologico, decisamente introspettivo dove l’autore descrive emozioni e sensazioni dei vari personaggi, si intrufola nella loro mente, nella loro psicologia. Parla di loro, della loro vita, del loro essere poliziotti. Eppure quando si pensa a un libro con protagonisti dei poliziotti vengono in mente dei super eroi, uomini pronti buoni pronti a dare la vita per il loro lavoro. Non è questo il libro, i protagonisti non sono buoni, non hanno una vita perfetta: tutt’altro, in questo libro l’autore parla del loro lato oscuro, o molto più semplicemente la loro umanità, il loro essere deboli perché esseri umani. Descrive quella parte di un uomo che in molti tengono nascosta, relegandola in un anfratto della loro mente, del loro animo; quel lato di cui ognuno di noi si vergogna e che cerca di non far emergere in nessun modo.
Parla di come ogni persona, che sia un poliziotto, un’infermiera, una giornalista abbia i suoi segreti, un lato nascosto, una rabbia che potrebbe spingerlo a commettere azioni ai limiti della legalità.
Perché lo fanno? Bella domanda, i motivi sono svariati: per vendetta, per incoscienza, per vendicare vittime i cui assassini sono scampati alla giustizia. Commettono errori, seguono l’istinto senza soffermarsi a dare retta alla ragione, a volte però sia la ragione che l’istinto vanno di pari passo, la pensano allo stesso modo, bramano giustizia per i loro cari o per quelle vittime che non l’hanno avuta, continuando a invocarla dall’al di là. Allo stesso tempo convivono ogni giorno con l’inadeguatezza, con il rimorso di non essere stati all’altezza, il rimorso per le proprie azioni, e anche il senso di colpa per aver tradito gli amici, gli ideali e le persone amate.
Balene Bianche parla di tutto questo e di molto altro ancora, è un libro complesso che immerge il lettore in un mondo oscuro, pieno di ombre sia nelle strade di New York che nella mente dei personaggi.

Quando ho sfogliato il catalogo della casa editrice alla ricerca di qualche titolo, Balene Bianche mi ha attirato subito, stupidamente non ho pensato subito a cosa si riferisse il titolo del libro, ma con lo scorrere delle pagine, andando avanti con la lettura e conoscendo i personaggi della storia mi sono resa conto che ognuno dei protagonisti ha una sua personale Balena Bianca da cacciare. Proprio come il capitano Achab che inseguiva Moby Dick per cercare la sua vendetta, i personaggi della storia danno la caccia alle loro personali Balene Bianche, a quei criminali che per mera fortuna o per un cavillo legale sono liberi senza aver pagato il loro debito con la giustizia. Uomini crudeli che hanno ucciso e stuprato senza provare nessun tipo di  rimorso. Arrivati a un certo punto della storia però, la caccia di questi poliziotti si differenzia da quella del capitano Achab, mentre il personaggio di Melville muore, trascinato nelle profondità marine da quella stessa creatura che gli ha portato via la gamba, facendo sì, terminare le sue sofferenze, ma togliendogli il gusto della vendetta; i poliziotti protagonisti del libro prendono una decisione. Decidono di affrontare le loro Balene Bianche, di punirle a modo loro e in seguito di vivere con quanto hanno fatto, senza pensare al seguito, a quello che questa scelta comporterà. Allo stesso tempo la loro non è una vendetta personale, ma per conto di terzi: hanno reso giustizia a poveri indifesi morti per mano di quegli uomini e alle famiglie che dopo anni soffrono ancora per la perdita.

Mi sono sentita molto in sintonia con questo libro, mi ha catturato dalla prima pagina, sarà che la storia inizia in una fredda notte di San Patrizio, il giorno del mio compleanno xD, ma non è solo quello che mi ha attratto. Quello che mi ha lasciato stupita è l’introspezione, la profondità con cui l’autore descrive i personaggi, i protagonisti. I poliziotti di cui parla, che non sono super uomini pronti a salvare il mondo, ma uomini normali con pregi e difetti, che al tempo stesso cercano di svolgere al meglio il loro compito. Con l’andare avanti della storia si comprende la loro complessità, costantemente in bilico fra bene e male, fra quello che è giusto e quello che non lo è; eppure al tempo stesso sono leali fra loro, tanto che li lega un profondo legame di amicizia e fiducia. Cosa accade però se questo legame in un qualche modo viene reciso? Non per cattiveria, ma perché dopo tanto tempo, troppo in cui le loro Balene Bianche sono libere, li sbeffeggiano, loro hanno bisogno di punirle, e così la vendetta sovrasta ogni cosa, persino il buon senso, persino l’amicizia. Alla fine ogni azione, ogni scelta porta le persone ad affrontarne le conseguenze di quanto hanno fatto, che esse siano positive o negative. E coloro che rimangono dei Wilde Geese, questo gruppo di poliziotti, alla fine sono costretti a farlo. Decidere se la vendetta è più importante dell’amicizia. Se la morte di un assassino, di uno stupratore è più importante di un legame profondo che va avanti da vent’anni.

Per quanto io possa parlare dei personaggi di questo libro, di come sono caratterizzati e descritti, lodando il lavoro fatto dall’autore, non posso fare a meno di inserire un altro tocco geniale di questo libro, due protagonisti, se così si possono definire, che rendono la lettura geniale: una è la città di New York, le sue strade, i palazzi delle zone malfamate, quei quartieri di cui si conosce solamente il nome, ma che nessuno descrive mai. E poi c’è la notte, sì perché il protagonista della storia appartiene alla squadra notturna della polizia e molte scene del libro sono di notte. Notti gelide di metà marzo, dove le ombre nascondono la povertà e il degrado di alcune zone; dove le tenebre accendono la follia negli uomini portandoli a commettere ogni tipo di azione.


Era tanto tempo, tanti mesi che non terminavo una lettura e questa mi lasciava addosso tantissime emozioni differenti. Dispiacere per averla terminata, malinconia, il desiderio di riprendere il libro e leggere alcuni passi. Mi mancano i personaggi, il modo in cui l’autore ha strutturato la storia, le strade dei quartieri malfamati di New York, e la notte che la fa da padrona ad ogni pagina.
Mi manca il filo conduttore che lega la trama del libro, due storie differenti che alla fine si riuniscono in una sola.
Un libro meraviglioso, che mi ha conquistata e che consiglio vivamente di leggere, mentre io andrò alla ricerca di altri di questo autore.







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