Alcuni giorni fa ho terminato la trilogia The paper magician di tale Charlie N. Holmberg, da quello che ho scoperto girovagando in internet è la sua saga di esordio. Sono stata subito incuriosita da questi libri, vedi il titolo, vedi le copertine, ma soprattutto la trama e l’ambientazione. Ho pensato fosse molto particolare il modo in cui l’autrice divideva la magia e i maghi: non uomini e donne con una bacchetta magica che possono qualsivoglia incantesimo, nemmeno maghi legati a elementi naturali: acqua, fuoco, terra e aria. Niente di tutto ciò. La storia è ambientata all'inizio del novecento, in un contesto vagamente steampunk e i maghi della Holmberg hanno poteri legati a dei materiali di comune uso quotidiano: carta come dice il titolo, ma anche vetro, plastica, polveri da sparo e ferro, come fossero scienziati dotati di un pizzico di magia o alchimisti. Ognuno di loro può occuparsi di un unico materiale, e su questo conduce esperimenti, come fossero degli scienziati moderni, per poter migliorare la loro società.
Fino a qui, tutto molto originale, tutto molto carino e scorrevole, ma io sono la solita rompiscatole e ho trovato la nota che non mi è piaciuta.
Come ho detto la trama è interessante, però, già un punto che mi ha lasciato perplessa è stato il come mai la protagonista, Ceony, è stata obbligata a diventare una maga della carta. Comprendo ce ne fossero pochi, ma questo decidere per lei mi è sembrato assurdo, obbligare qualcuno a fare quello che non desidera potrebbe portarlo a essere un pessimo mago con quel materiale, che poi lei sarà bravissima è scontato, tipico cliché di alcuni libri.
Altro punto che ho trovato molto “meh” è il rapporto che si crea sin da subito con il suo giovane maestro. Altro cliché, ben strutturato e interessante solo nel primo libro, dove questa attrazione è solo di contorno, ma che poi negli altri due prende troppo il sopravvento sulla storia vera e propria, arrivando a diventare il flusso principale della storia.
In The Paper Magician, Coeny è una giovane apprendista che si ritrova a dover affrontare un percorso che non desidera, poi oltre a questo percorso e allo strano insegnante che si ritrova, ecco che appare un nemico, una donna, Lira, che un giorno fa irruzione nella casa del suo maestro e gli strappa il cuore per poi svanire nel nulla, in quella che sembra una nuvola di sangue. Coeny terrorizzata e preoccupata per il suo mentore per tenerlo in vita, usa i rudimenti della magia della carta che ha appreso in quei pochi giorni, per donare al mago Emery Thane un cuore di carta, quel tanto per tenerlo in vita e chiamare qualcuno che possa aiutarlo. Fino a qui tutto ok, è molto avvincente, ma in seguito le azioni della protagonista si possono definire sconsiderate dal momento in cui fugge per affrontare Lira, una maga del sangue, una escissionista potente e allo stesso tempo malvagia, per recuperare il cuore del suo maestro.
Da questo momento ho trovato il libro un pochino surreale, ok essendo un libro fantastico un po’ lo deve essere, ma questo non indica che una ragazza, maga che sia, può partire senza preparazione per combattere qualcuno molto più potente di lei, e vincere. Coeny è un’apprendista, persino la magia della carta per lei è solo all'inizio, e invece non si sa bene come, ecco che riesce a sconfiggere con un incantesimo probabilmente inventato da lei, la sua avversaria.
Tranne questi piccoli dubbi che ho, il libro di suo fila liscio, forse un po’ troppo veloce, avrei approfondito alcuni punti ed eliminato le mille pare della protagonista che vanno avanti a ogni capitolo e moltiplicate nei restanti due, ma per il resto ha la sua dose di magia e di avventura che ho apprezzato molto, come l’ambientazione, il periodo storico. Per quanto riguarda i personaggi alcuni sono complessi e interessanti, mentre altri li ho trovati piatti, figurine di contorno o petulanti. Emery Thane è fantastico, anche se in questo primo volume lo si vede poco, e soprattutto attraverso i ricordi.
I problemi della saga su più fronti, dai personaggi alla trama, a mio parere nascono nei restanti due libri; quella che doveva essere una trilogia fantastica, leggermente fantasy, con sprazzi di steampunk se vogliamo, diventa un lungo monologo di pensieri di quanto la protagonista sia innamorata del suo maestro, chiedendosi se lui prova i suoi stessi sentimenti.
Ora, io non sono sfavorevole alle storie d’amore nei libri, ma a meno che, questi non siano dei romanzi d’amore, sono del parere che non dovrebbero prendere il sopravvento e oscurare tutto il resto. I pensieri di Coeny, ogni sua azione è mossa nel diventare al più presto una maga, terminare il suo apprendistato e coronare il suo sogno d’amore, anche se nel secondo libro ancora non ha idea se è ricambiata dall’oggetto dei suoi desideri. Nel terzo libro, nel più classico dei cliché, si scopre che il mago Emery Thane ricambia i sentimenti della sua apprendista arrivando a scambiarsi biglietti sdolcinati nel periodo in cui lei è lontana a studiare con un altro mago per poter dare il suo esame.
Ovviamente quanto ho scritto è un riassunto di quanto accade, ma è anche la parte principale che occupa gli ultimi due libri della saga. I nemici, gli escissionisti, tutto passa in secondo piano, facendo scorrere gli avvenimenti in maniera sin troppo veloce.
Il modo in cui sono stati strutturati gli ultimi due libri mi ha deluso tantissimo, soprattutto dopo aver letto il primo ed esserne più o meno rimasta stupita. Speravo in qualcosa con un po’ più di azione, un po’ più di magia anche da parte degli altri maghi, scoprire i nemici, magari che questi avessero uno scopo un desiderio di potere, di conquista. Nel primo libro non si è compreso bene cosa voleva Lira, in quelli a seguire questo dubbio è rimasto ancor più grande. Uno di loro poi, era un cattivo fine a se stesso, uccideva solo per il gusto di farlo, senza nessuno scopo ultimo. Non dico che non esistano, ma in tal caso sarebbe stato utile dargli una caratterizzazione più profonda, far emergere la sua follia, il suo lato folle. No, non è accaduto nulla di tutto ciò, di tanto in tanto appariva, uccideva qualcuno si faceva una risata e poi se ne andava, tornava nell'oblio del libro lasciando la protagonista a porsi i suoi soliti dubbi sulla sua storia d’amore.
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