Ezram Kelland fa il poliziotto a Baltimora e vive una vita tranquilla; almeno fino a quando, una sera, sul suo cellulare comprare un messaggio da un Numero Sconosciuto. Spinto dalla curiosità, Ez si trova a rispondere allo Sconosciuto e a intavolare con lui un fitto scambio di messaggi giornalieri.
Mano mano che i giorni passano e sempre più informazioni vengono a galla, Ezram comincia a cercare di capire chi è Numero Sconosciuto. Ha i suoi indizi e i suoi sospettati, in particolar modo una persona sembra calzare meglio di tutti gli altri, ma…
Cosa succederà quando scoprirà chi è davvero Numero Sconosciuto?
Avvalendosi del suo intuito da poliziotto e degli strampalati consigli del suo amico Chester, Ez non solo scoprirà la vera identità di Numero Sconosciuto, ma anche cosa voglia dire innamorarsi.
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Ultimamente impostare le recensioni mi risulta sempre più difficile; non so bene se non piacciono come le scrivo o più che altro cosa scrivo. Ma come ho detto più d'una volta, non me la sento e non sono assolutamente il tipo che fa complimenti quando qualcosa non la entusiasma. La lettura e i libri sono una delle mie più grandi passioni da quando ero una ragazzina. Leggere una storia che ti fa sognare, che ti trasporta in un altro luogo, in un altro mondo, basta anche solo un paese mai visto è qualcosa di fantastico, di meraviglioso. I libri e gli scrittori fanno sognare a occhi aperti. La lettura stimola la fantasia e la mente e sin da quando ero una ragazzina, quando mio padre mi ha fatto scoprire e leggere i primi libri, mi sono resa conto che sia che in positivo che in negativo io adoro parlarne, ma soprattutto una cosa che ho ripetuto all’infinito è che se un libro non mi è piaciuto ci rimango malissimo e se ci sono cose che non mi hanno convinto lo dico.
Prima di tutto voglio dire che sarò il più sincera possibile con questa recensione, scriverò quello che mi è sembrato di notare, quello a cui mi ha fatto pensare il romanzo mentre lo leggevo e non lo faccio assolutamente per demolirlo, per invidia o altro, ma solamente perché mi diverte parlare delle mie letture, di quello che leggo. Adoro parlare di quelle che mi sono piaciute, che mi hanno colpito e mi hanno appassionato; al tempo stesso mi piace parlare anche di quei romanzi che sono un nì o un no vero e proprio. Romanzi da cui mi aspettavo tanto o anche di cui non sapevo nulla, ma che alla fine mi hanno lasciato un vago senso di delusione.
Il libro in in questione, Numero sconosciuto mi ha lasciato delusa e perplessa; ero partita con delle aspettative, conoscendo l’autrice e avendo letto altri suoi lavori mi aspettavo molto di più, qualcosa di più complesso e articolato.
Ma voglio andare con ordine e non parlare alla rinfusa del libro; prima di tutto voglio fare i complimenti per il netto miglioramente di stile: dai suoi lavori online questo libro è decisamente molto più scorrevole, molto più fluido eppure ho trovato cose che mi hanno fatto storcere il naso. Non tanto lo scambio di messaggi tramite cellulare, quelli possono sembrare distaccati e decisamente antichi, e io pensavo che ora si usasse solo WhatsApp, lo sono anche nella realtà, ma a mantenere la stessa freddezza e lo stesso distacco sono i dialoghi fra i personaggi: questo botta e risposta che rende lo scorrere del libro veramente troppo veloce, freddo, non mi ha entusiasmato per niente. Non ho trovato descrizioni approfondite sul luogo dove si muovono i personaggi, sull’ambientazione, e non vale la giustificazione che al lettore interessa solo la storia d’amore e il resto può passare in secondo piano; ambientazione e descrizioni rendono il libro più completo e interessante. Parliamo poi di dove si muovono i personaggi; c’è scritto Baltimora, ma potrebbe essere una qualsiasi altra città, tanto la si nomina e basta. Come ambientazione lavorativa mi ha fatto venire in mente un telefilm, Chicago fire: poliziotti, pompieri e paramedici. Quindi un ambiente dove il romanticismo e il rapporto fra i colleghi si sarebbe potuto alternare benissimo ad attimi di grande drammaticità e tensione, peccato che nel libro la parte lavorativa dei vari personaggi sia tenuta completamente in secondo piano. Di tanto in tanto i personaggi si trovavano su varie scene, ma queste non sono mai state importanti, non mi hanno toccato per niente come lettore.
Altro punto che non mi ha entusiasmato è che il romanzo è scritto totalmente dal punto di vista di un solo personaggio. Comprendo il desiderio di mantenere il mistero, ma questo è andato a discapito di realismo e trama; quante possibilità ci sono che per caso un tipo che conosci ti manda senza sapere chi sei un messaggio? Adesso come adesso, poi, se salvi il numero e hai una connessione a internet ti compaiono le sue foto su ogni App di messaggistica. Sono del parere che alternando i pov dei vari personaggi avrebbe reso la narrazione più completa e al tempo stesso sarebbe riuscita a celare ugualmente la vera identità di colui che si nasconde dietro a Numero Sconosciuto. Nel libro c’è più di un personaggio, tutti hanno un ruolo, servono per portare avanti la storia e pertanto scrivere dal loro punto di vista di certo non l’avrebbe sminuita, penso che le lettrici possano fare a meno di tanto in tanto dei pensieri del protagonista. L'alternanza dei pov avrebbe reso alcune parti del romanzo meno ripetitive, siamo sinceri in alcuni punti i pensieri di Ezram sono decisamente pesanti. Il voler capire chi sia Numero Sconosciuto è giusto, ma ripetere quanto è curioso, quello che prova a un certo punto scoccia. Da come l’autrice poi ha impostato l’intero romanzo, il protagonista scopre relativamente presto chi è colui che si cela dietro quel numero che non conosce, il resto della storia è basato sul loro rapporto dal vero, pertanto questa alternanza di pov sarebbe stata utile.
La parte iniziale del libro sarebbe anche intrigante: questo gioco che inizia con Numero Sconosciuto è un buono spunto per un romanzo, eppure proprio per colpa di questo pov unico è troppo pesante, si sofferma molte volte sugli stessi pensieri e, come ho scritto poche righe sopra, in alcuni casi diventa ripetitiva come lettura.
Non parliamo poi di come Ezram ha affrontato questo scambio di messaggi con questo estraneo; all’inizio sarebbe potuta anche essere una cosa intrigante, divertente, e la decisione di scoprire chi fosse non è nemmeno sbagliata come idea, chiunque sarebbe curioso, peccato che ha l’intuito di Paperino come poliziotto: si è lasciato fuorviare dalla speranza che fosse qualcuno, da coincidenze e da supposizioni campate per aria, per poi rimanere come un baccalà quando si è reso conto di aver toppato clamorosamente. Ora comprendo perché in sette anni in polizia ancora lo mandano a occuparsi dei reati minori.
In tutta questa serie di cliché e discorsi che si susseguono, però, una parte che ho apprezzato c’è: i capitoli che si sono fatti più interessanti sono quelli dopo l’incontro. Per una volta in un libro non si guardano e si innamorano follemente e dopo due pagine finiscono a letto assieme, tutt’altro; al loro primo incontro c’è imbarazzo e shock, eppure non si lasciano guidare dai loro trascorsi passati e man mano riescono a instaurare un dialogo, uscendo insieme, imparando e scoprendo sempre più cose l’uno dell’altro.
La loro interazione, il non finire subito a letto a fare sesso, ma decidere di essere amici, l’ho trovato una scelta intelligente. Non credo nel colpo di fulmine, nell’essere attratti da qualcuno fisicamente sì, e pertanto ho apprezzato sia questi incontri, questa lunga conoscenza, sia i vari problemi e il passato doloroso che Numero Sconosciuto non riesce a superare e a cui è ancora legato, tanto che non riesce ad aprirsi completamente verso Ezram. Ecco, come personaggio penso che Numero Sconosciuto sia fra i più completi, da quel poco che si riesce a intravedere attraverso gli occhi del protagonista e voce narrante.
Tirando le somme, il romanzo non è per nulla originale, ci sono tutta una serie di cliché e interazioni tra i protagonisti che si trovano in tantissimi altri libri dello stesso genere, solamente che in questo caso le ho trovate tutte assieme. Messe così per portare avanti una storia piatta che mi ha lasciato veramente poco.
A parer mio poi, avendo letto molti libri del genere, ho trovato anche piccole caratteristiche che probabilmente l’autrice apprezza, ma che al tempo stesso sono distintive di alcuni altri romanzi. I litigi e questo non potersi sopportare dei due personaggi mi ha fatto pensare molto a Sloan e Dex della serie Thirds, la famiglia numerosa e un po’ impicciona di Ezram mi ha fatto tornare alla mente quella di Dentro e Fuori di KC Burns e il nonnino fuori di testa mi ha fatto tornare in mente quello di Ty in uno dei libri di Armi e Bagagli. Probabilmente avendo trovato questi punti tutti assieme ho fatto un'assonanza, assieme ai diversi cliché che rimangono tali senza essere approfonditi ho trovato l’intero romanzo piatto, in alcune circostanze anche un po’ banale.
Probabilmente inserendo momenti più angst, più drammatici e descrizioni più approfondite il romanzo sarebbe stato più interessante.
Parlando dei personaggi, quello di cui si sa di più è Ezram, essendo la voce narrante, l’intero libro è dal suo punto di vista, eppure, come ho scritto, il meglio descritto, quello che arriva di più ai lettori, è colui che si cela dietro a Numero Sconosciuto; si scopre lentamente, eppure man mano svela il suo passato, quanto accaduto, lati del suo carattere che nelle prime battute non ci si aspettava.
Per quanto riguarda gli altri, appaiono, hanno un ruolo, sicuramente Chester, il miglior amico di Ezram, sarebbe potuta essere una figura interessante sotto le montagne di gloss e fra i discorsi strampalati che fa; è descritto come il classico gay stereotipato, quasi una donna mancata, anche qui mi sentirò dire che c’è un motivo del suo comportamento, che lo ha scritto nel libro, che si porta dietro dolore e malinconia. A me sta anche bene, ma in alcuni casi è veramente troppo, quasi surreale. Poi non mi piace il modo in cui chiama Ezram, “bambina” proprio no, ma non perché sia al femminile, ma perché l’altro rimane un uomo di quasi trent’anni e che sia un amico o la famiglia, i genitori o il nonno, rimane pur sempre un uomo e pertanto non è più un bambino da un po’ e come tale deve essere trattato. Ho un fratello della stessa età del protagonista del libro, se mia madre o chiunque altro in famiglia lo chiama bambino, come minimo lo manda a quel paese e non significa che se uno è gay, come i protagonisti del libro, debbano avere dei soprannomi assurdi. A trent’anni e più non si è più bambini da un po’.
Siamo giunti alla fine di questa recensione, probabilmente confusa come tutte le altre che scrivo, ma al tempo stesso mi sono sfogata, odio rimanere delusa da una lettura. Capita, sicuramente sono io che la vedo in questo modo, ma è quanto ho riscontrato in questo libro.
Ciao, nuova follower! Complimenti per il blog e le recensioni, sono perfette! Qui il mio ultimo post; se ti va dacci un occhio; ti aspetto da me come lettrice fissa (trovi il blog anche su instagram come: ioamoilibrieleserietv)
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grazie!
Ciao, grazie per il follow e i complimenti, sono andata a vedere il tuo blog e mi piace.
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