Sicilia, XIII secolo: agli Svevi succedono gli odiati Angioini. Le famiglie nobili sono a un bivio: inchinarsi al nuovo dominatore per convenienza o rimanere coraggiosamente fedeli al vecchio? Gli Ansalone di Castelmontalto vivono in prima persona il dilemma nello scontro tra l'opportunista barone Ruggero e l'idealista nipote Lidia. Come risolvere il problema ed eliminare allo stesso tempo una nipote scomoda, senza sporcarsi le mani? Con l'aiuto di un provvidenziale boscaiolo. Ma quali segreti cela l'improvvisa comparsa dell'uomo? Quali lezioni Lidia potrà imparare da un umile taglialegna?
LA SICILIA DEL 1200
Buongiorno, Piume!
Oggi il Blog partecipa al BlogTour organizzato da Thriller Storici e Dintorni, con cui ultimamente stiamo collaborando molto volentieri.
Come potete notare, la nostra tappa si occupa del contesto storico in cui il romanzo è ambientato: oggi infatti vi parlerò della Sicilia nel corso del 1200.
La situazione politica siciliana all’inizio del secolo vede emergere Federico II, che succedette ad Enrico VI nel 1197 col nome di Federico I di Sicilia.
Nel 1208, Federico compì quattordici anni e si liberò della tutela di Papa Innocenzo III, che l’aveva sostenuto finora vista la sua giovane età.
Nello stesso anno, in Germania divenne imperatore Ottone IV di Brunswick, ma non mantenendo le promesse che aveva fatto al Papato, perse il sostegno del Papa in favore di Federico II.
Federico II divenne così Re di Germania e dei Romani nel 1212.
Nonostante avesse ottenuto la corona imperiale, non abdicò dal Regno di Sicilia, sebbene promise al Papa di mantenere le due corone nettamente separate.
Il legame con la Sicilia, per Federico, era molto più forte che quello con la terra sveva: era stato cresciuto ed educato nell’Isola, pertanto doveva sentirsi parte di quel territorio. Per questo, nonostante mantenne la carica di imperatore, era ben deciso a lasciare il regno di Germania nelle mani del figlio Enrico.
Dopo un periodo di dissidi tra Papato e Federico II causati dal suo ritardo nell’indire una crociata, si apre per il regno di Sicilia un periodo di pace in cui il sovrano si concentra sul suo territorio interno: tra il 1220 e il 1231 si svolge infatti un’intensa attività di legislazione interna in varie città, tra cui Catania, Messina, Melfi, Siracusa.
Nel 1231, nel castello di Melfi, Federico II emanò le Costituzioni di Melfi, il codice legislativo del Regno di Sicilia, che mirava a creare uno stato centralizzato.
Palermo divenne un polo culturale, un punto di incontro tra popoli, soprattutto grazie all’attività di mecenate di Federico. Basti pensare che è proprio qui che fiorisce la Scuola poetica siciliana, con esponenti come Jacopo da Lentini.
Tuttavia, la storia del Regno di Sicilia sotto Federico II è caratterizzata anche da violenti scontri contro il Papato e i Comuni Italiani. Celebre è la disputa per il regno di Sardegna: Federico organizzò il matrimonio tra suo figlio Enzo e Adelasia di Torres e lo nominò Re di Sardegna. Questo portò al conflitto con il Papa, a cui la Sardegna era stata promessa in successione. Ciò valse a Federico II la scomunica.
La lotta col papato (ma non con la Chiesa, come Federico II ci tenne a precisare) continuò fino alla fine della vita di Federico, nel 1250, quando morì per una patologia addominale, che causò una lotta dinastica.
L’erede di Federico fu il figlio Corrado IV, sia sul trono imperiale che sul Regno di Sicilia, mentre il figlio Manfredi fu incaricato della luogotenenza in Sicilia. I due si adoperarono per riportare la pace all’interno del Regno, incontrando i vicari imperiali e riportando sotto il controllo Caserta e Acerra.
Nel 1253, Corrado muore e lascia il figlio Corradino sotto la tutela Papale, che però continua a vedere come una minaccia la presenza Sveva nel Regno di Sicilia. Fu grazie alle doti diplomatiche di Manfredi che si evitò il peggio: egli riuscì infatti a stilare un accordo con il Papa.
Tuttavia, non sentendosi sicuro, si armò di un esercito e nel 1257 sbaragliò l’esercito pontificio.
Manfredi salì al trono nel 1258, dopo la diffusione della notizia della morte di Corradino. Ciò non venne riconosciuto da Papa Alessandro IV.
Nel 1263, il successore Urbano IV offrì il Regno di Sicilia a Carlo I d’Angiò, che promosse una spedizione militare per conquistarla.
Nel 1266 Manfredi fu sconfitto a Benevento, dove morì, abbandonato dalle sue milizie italiane.
Iniziò così un periodo tutto nuovo per la Sicilia.
Carlo conquistò il Regno ed eliminò chiunque fosse legato alla precedente dinastia regnante. Sostituì i nobili fedeli agli Svevi con elementi fidati, scelti da lui stesso in Francia.
Si scatenò dunque malcontento nei confronti della corona, che faticava a venire riconosciuta dalla popolazione e dalla nobiltà siciliana, che si affidarono alla figura di Corradino di Svevia, figlio di Corrado IV.
Per loro divenne la figura di un liberatore, che avrebbe cacciato i Francesi e avrebbe ristabilito l’ordine nel Regno di Sicilia. Nel 1268 Corradino tentò l’impresa, ma ne uscì sconfitto e ucciso.
Dopo la battaglia contro Corradino, Carlo spostò la capitale da Palermo a Napoli. Le mire che Carlo aveva sull’intero territorio d’Italia lo posero però in conflitto con il papato, che cominciò a giudicare troppo intraprendente il sovrano. Tra i piani di Carlo vi era addirittura l’intenzione di attaccare e conquistare Bisanzio.
Non ebbe tempo di organizzare la spedizione, tuttavia, perché nel 1282 scoppiò la rivolta dei Vespri Siciliani, con lo scopo di liberare il Regno dalla presenza Angioina.
I siciliani offrirono la corona a Pietro III d’Aragona, facendo entrare nello scacchiere politico un nuovo giocatore, ossia gli Aragonesi, alleati con i Siciliani, contro Angioini, Papati e la Corona Francese.
Il Vespro venne organizzato in gran segreto dai principali esponenti della nobiltà siciliana: Giovanni da Procida, Alaimo di Lentini, Gualtiero di Caltagirone e Palmiero Abate.
La rivolta assunse i toni di vera e propria guerra, che si protrasse fino alla fine del secolo. Nel 1285, i primi protagonisti dello scontro morirono: papa Martino IV, il re di Francia Filippo III, Pietro III d’Aragona e Carlo I d’Angiò.
Questo portò soltanto ad un inasprimento del conflitto, almeno fino ad un primo tentativo di pacificazione nel 1295, tra Giacomo II d’Aragona e il papato. Giacomo II si impegnava a cedere la Sicilia a Carlo II d’Angiò alla sua morte.
Questo scatenò una nuova rivolta, visto che i Siciliani non avevano intenzione di tornare sotto il controllo angioino. Per questo spodestarono Giacomo e offrirono la corona al fratello Federico, che venne incoronato nel 1296. Federico riprese i Vespri Siciliani, riuscendo a contrastare eserciti di Francia, Papato e Angioini di Napoli.
Fu nel 1302 che venne riconosciuto come sovrano.
Così si conclude questa carrellata di avvenimenti che espone in maniera molto sommaria quali sono gli eventi che hanno caratterizzato il XIII secolo in Sicilia.
Vorrei precisare che sono andata molto velocemente, senza approfondire, perché altrimenti non sarebbe bastato un libro intero per narrare con dovizia di particolari la ricca storia di questo paese.
Il romanzo Il Boscaiolo si colloca nel periodo in cui la nobiltà e la popolazione stanno insorgendo contro la presenza angioina, agli esordi dei Vespri Siciliani.
Il romanzo è uno spaccato del periodo, ben inserito cronologicamente con la storia reale dell’epoca. Ve lo consiglio vivamente, per chi volesse leggere una storia certamente inventata ma sicuramente plausibile. Da storica posso confermare di essermi goduta appieno questa lettura.
Spero che questa infarinatura generale della storia siciliana nel XIII secolo possa orientarvi un po’ nella lettura.
Se volete farmi conoscere le vostre impressioni e i vostri pareri su questo romanzo, lasciatemi un commento qui sotto.
Alla prossima recensione.
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