Leggero come il cielo di C.K. Harp



Trama:
Esistono dee invincibili di un mondo “ideale”, divinità idolatrate da ragazze e ragazzi alla ricerca di un controllo interiore, che vi si affidano immolando la propria vita, i propri chili e le speranze di essere e sparire nello stesso istante. Queste dee rispondono al nome di Mia e Ana, ovvero Bulimia e Anoressia, voci guida di una depressione latente che sormonta, avvolge e soffoca.
È proprio di Ana che Marco si ciba, lasciandosi sbranare a propria volta, riuscendo nell’impresa senza alcuna fatica apparente. Dopo la morte di suo fratello, e la scoperta di un sentimento che non vorrebbe provare per il migliore amico, Marco si immerge senza alcuna remora in una bolla ovattata e, insensibile al resto del mondo, si lascia trasportare da un vortice di bilance, chat motivazionali su whatsapp e privazioni fisiche al limite dell’ossessione compulsiva. Ben presto, il baratro si avvicina e incombe, enorme e spalancato sul nulla, e ingloba ogni cosa, anche le motivazioni iniziali ormai dimenticate. Nonostante Ana fosse inizialmente l’unico specchio in grado di riflettere soluzioni, ormai la dea offre solo macerie e morte.
Tuttavia Marco non è l’unica persona a subire le angherie di una divinità implacabile e bastarda come solo una malattia può essere. No, perché l’universo è costituito da innumerevoli corpi celesti che, orbitando attorno a una stella, vivono e subiscono i riflessi di una luce prossima allo spegnimento.
E Riccardo, che scopre di amare Marco più di ogni altra cosa, non è pronto a vedere quel faro allontanarsi fino a diventare niente. Neanche se questo vuol dire rinunciare a un’adolescenza spensierata come quella dei loro coetanei. Neanche se la sua bisessualità lo pone davanti a scelte forse troppo grandi per la sua età.
Perché in fondo siamo solo anime di passaggio che vivono momenti di passaggio. Ma come fai a renderti conto dell’aria che ti sfiora se tu stesso sei convinto di essere un alito di vento?


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Buongiorno, Piume; sono di nuovo qui per parlarvi questa volta di un libro self, un mm. Prima di tutto mi scuso con l’autrice perché il libro mi è arrivato un po’ di tempo fa, è uscito intorno la dieci di luglio e alla fine io ho avuto tempo solo in questi giorni per leggerlo. Sono una lettrice lenta e di tanto in tanto anche pigra.
Eppure, alla fine, quando ho iniziato Leggero come il cielo di C.K. Harp, non ho saputo staccarmene, tanto che ho fatto le quattro di stamattina e ora sono un pochino uno zombie.
Non è un segreto che C.K. Harp è uno pseudonimo, dove dietro c’è la bravissima autrice Federica D’Ascani, di cui io ho letto i libri usciti con Triskell Edizioni, romanzi molto ben strutturati, con trame complesse e dove si vedeva tutto il lavoro di ricerca che c’è stato dietro. Con questo libro, anche se a tematica MM, si vede lo stesso impegno, lo stesso lavoro di ricerca per parlare di un problema, di una malattia che molte persone associano solo alle donne, ovvero l’anoressia, in questo caso visnoressia. Ma cosa è la visnoressia? Io non ne avevo mai sentito parlare fino a questo momento, non avevo idea che ci fosse un termine per identificare l’anoressia maschile e ammetto, come molte persone proprio come me, che non avevo mai associato questo problema agli uomini. Credo che non sia perché gli uomini nella mentalità comune non ne possano soffrire, ma capita che se ne parli solamente intorno alle ragazze, alle donne, come se fossero solo loro a smettere di nutrirsi per desiderare di essere sempre più magre, ma anche per via del dolore e della depressione.
Andiamo con ordine; non voglio fare la maestrina, ma qui inserirò un link con qualche informazione in più, ho trovato un articolo che spiega in maniera semplice cosa è la visnoressia, e anche i sintomi; tutto questo per dare un’idea di che argomenti tratti il libro, ma soprattutto perché quando lo leggerete vi renderete conto di come l’autrice ha affrontato il problema, come ha caratterizzato i suoi protagonisti e soprattutto di cosa andrete a leggere.
Messo il piccolo link con qualche info, passiamo a recensire questa storia.
Sappiate che ho versato mari di lacrime; forse sono io che sono troppo sensibile, forse è che Marco mi ha veramente intenerito tantissimo e tutto il dolore che provava lo sentivo, una pagina dopo l’altra.
Perché Marco sì sta male, non mangia, concentra tutto il suo tempo sul voler dimagrire, sul perdere peso, su diventare sempre più magro, chissà che a un certo punto riuscirà a svanire del tutto, ma questo dolore, questo desiderio di essere invisibile è dovuto anche da tanti altri fattori.
Leggendo il libro di C..K Harp, abbiamo davanti la storia di un adolescente, e quel periodo è il più difficile, il momento in cui non si è né carne né pesce. I giorni in cui ti senti adulto, ma magari rispetto ad altri coetanei sei ancora un bambino. Ci sono la scuola e i professori da affrontare, quella sessualità che fino a un certo punto è stata sin troppo confusa e quando ci si è fatti un’idea di cosa piace, di essere visti in maniera differente, ecco che iniziano gli insulti, le derisioni, le offese, anche da chi dovrebbe volerti bene.
La vita di Marco non è semplice, osserva suo fratello e quel suo migliore amico da lontano, vorrebbe essere come Daniele, eppure allo stesso tempo la sente la derisione del fratello più grande, ignorando il fatto che quello stesso fratello è colui che ha sparso in giro voci su di lui in tutta la scuola. Quel fratello che lo ha attaccato, picchiato, facendogli male, quando il suo sguardo si è posato sul migliore amico di Daniele.
Eppure qualcosa che lo spinge verso di lui c’è sempre, desiderando di essere accettati, perché i fratelli grandi, pur comportandosi in maniera assurda, rimangono un punto di riferimento, quello scoglio da raggiungere, quella figura da emulare e dalla quale voler essere accettati. Ignora tutto Marco, battute e derisioni, persino le botte di quell’ultimo giorno, fino a quando tutto precipita, e man mano il dolore, la solitudine, vedere la sua famiglia sgretolarsi davanti ai suoi occhi, lo spinge verso quella voce che suadente gli sussurra in un orecchio, gli dice che solamente lei può aiutarlo, lei lo farà stare bene, dandogli uno scopo nella vita, portandolo ad annullarsi, fino a quando tutto non diventerà tenebra.
In un susseguirsi di eventi e ricordi, con un’alternaza di pov di due ragazzi che devono affrontare un periodo cupo della loro vita, conosciamo Marco e Riccardo, amici, attratti l’uno dall’altro, ma il destino è beffardo e la vita una stronza, tanto che in qualche modo li spinge lontani l’uno dall’altro, o almeno così pensano, colpa anche di quella divinità che sussurra nella mente di Marco, che cerca di prenderne il controllo, spingendolo sempre di più verso il baratro.
Eppure, solo quando si tocca il fondo, quando sembra di essere arrivati alla fine, è proprio in quel momento che se si ha qualcuno accanto che ti aiuta, se si trova la forza, ecco che man mano si torna in superficie, senza che le tenebre ti annullino. Ma non è facile, non per molte persone, nemmeno per Marco, che non ha quella forza, non ha una famiglia accanto che si accorge di quanto sta accadendo. C’è solo Riccardo, che lo segue, lo osserva da lontano e spera che non si faccia del male. Che vorrebbe aiutarlo, ma non sa come fare.


Leggero come il cielo è un libro che squarcia il petto del lettore; l’autrice, con maestria, ci porta nella mente dei suoi protagonisti, facendoci conoscere la solitudine e il dolore di Marco, quella depressione che man mano scava nel suo animo, facendolo isolare, spingendolo a farsi del male, a non mangiare. Cercando di non sentire il dolore dell’anima, attraverso quello del corpo, cercando di ignorare la fama prefiggendosi uno scopo, perché raggiunto quell’obiettivo tutto sarebbe andato meglio, o forse sarebbe solamente svanito non soffrendo più.
Dall’altra parte c’è Riccardo, più grande, più forte, potrebbe essere felice. Ma ha visto morire il suo migliore amico, allo stesso tempo sta male per Marco, prova dei sentimenti, vorrebbe qualcosa di più, eppure potrebbe anche essere felice senza tutti quei problemi e quei dubbi che si affollano nella sua mente. E così, eccolo un adolescente, un altro che si sente differente, perché non è né carne e né pesce, perché è ancora un ragazzo, ma si sente un uomo e come tale vuole esprimere le sue opinioni, i suoi pensieri, prendere le sue decisioni. Vuole capire cosa ha di differente dagli altri, perché le ragazze sono carine, lo attirano a fanno sognare, eppure Marco, per lui il sentimento è forte, come se quel ragazzo sempre più gracile avesse una sorta di calamita che lo spinge verso di lui.
E così, abbiamo una storia, un libro complesso, due protagonisti con tanti problemi e tanto dolore alle spalle, due giovani uomini che affrontano la vita in maniera differente, combattendo in maniera differente e, cercando di farsi spazio nel mondo, arrivano all’età adulta. Eppure, se non ci fosse Riccardo, come la sua amica Giada, Marco non arriverebbe mai alla vita adulta, e anche dopo, ogni giorno è una battaglia, un passo verso lo stare bene, ma un possibile passo verso una ricaduta e un nuovo baratro.


Ho amato questo libro, dall’inizio alla fine, una pagina dopo l’altra. Non starò a dirvi che è la classica storia d’amore, perché non è vero. Quello che ho avuto tra le mani è una storia che fa male, che fa piangere, che strazia il cuore. Fa capire quanto sia fragile la vita in generale, ma quanto sia difficile per un ragazzo. Tutti noi abbiamo passato il periodo dell’adolescenza affrontando problemi più o meno gravi, che sembravano insormontabili, e crescendo, delle volte, ci dimentichiamo come fosse quel periodo, ma non solo: non abbiamo idea di come sia diverso ora, anche più difficile per gli adolescenti di adesso.
E in questo libro, C.K. Harp ci ricorda di come un adolescente possa essere fragile, di come sia semplice che precipiti in un baratro senza uscita, e che proprio chi gli è più vicino, i genitori soprattutto, dovrebbero accorgersene, vegliare su di loro, anche se i problemi e gli impegni sono tanti.
Un libro che fa pensare, che apre la mente, ci spinge a vedere oltre il nostro naso, facendoci scoprire una malattia che fino a questo momento in molti, io compresa, associavamo solo alle donne, ma non è così. Facendoci ricordare quanto un adolescente, un ragazzo possa essere fragile.
Un libro bellissimo nel suo essere straziante e faccio veramente tutti i miei complimenti all’autrice per quanto ha scritto, per come lo ha scritto, per come è riuscita a entrare nella mente di due ragazzi tanto giovani, ricreando i loro dubbi, le loro paure, quel dolore che si trascinano dietro ogni giorno.
Bravissima.

Cinque piume.



Commenti

  1. Grazie grazie grazie! Si sente e si legge tutto il grumo di emozioni che hai provato nella lettura ed è qualcosa di bellissimo per me. E no, non mi sento minimamente in colpa per averti fatto fare le quattro del mattino :D
    Sono decisamente felice e soddisfatta di come il libro si stia rivelando, come poi era nei miei desideri, un mezzo per conoscere una problematica ancora ignorata. Perché è importante per i ragazzi, in primis, ma anche per i genitori e tutti gli amici e compagni che hanno a che fare con una malattia bastarda, invisibile e logorante.
    Grazie di cuore, cara!

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    Risposte
    1. Grazie a te, veramente.
      Non è stata una lettura facile, i contenuti, i temi trattati sono importanti e fanno male. Eppure è stata una lettura magnifica, sia a livello di conoscenza perché non avevo idea che anche i ragazzi potessero soffrirne, ma anche di storia e personaggi, così veri, così vicini.
      Veramente bravissima, hai fatto proprio un ottimo lavoro.

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