Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar




Trama

Giudicando la propria vita di uomo e l’opera politica, Adriano non ignora che Roma finirà un giorno per tramontare; e tuttavia il suo senso dell’umano, eredità che gli proviene dai Greci, lo sprona a pensare e servire sino alla fine. “Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo” afferma, personaggio che porta su di sé i problemi degli uomini di ogni tempo, alla ricerca di un accordo tra la felicità e il metodo, fra l’intelligenza e la volontà. I “Taccuini di appunti” dell’autrice (annotazioni di studio, lampi di autobiografia, ricordi, vicissitudini della scrittura) perfezionano la conoscenza di un’opera che fu pensata, composta, smarrita, corretta per quasi un trentennio.

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Memorie di Adriano è un indiscusso capolavoro della letteratura contemporanea. È allo stesso tempo un romanzo storico, un mirabile componimento poetico, un saggio dal tono esistenzialista e decadente.

Marguerite Yourcenar dà voce all’imperatore Adriano come se stesse parlando di sé. Nei suoi “Taccuini di appunti”, infatti, la bravissima scrittrice francese scrive: “La vita delle donne è troppo limitata o troppo segreta. Se una donna parla di sé, il primo rimprovero che le si farà è di non esser più una donna. È già difficile far proferire qualche verità ad un uomo”; quasi a voler giustificare il suo defilarsi intellettuale davanti alla grandezza di un grande della Storia che ella più che altri riscopre uomo.

La Yourcenar sceglie Adriano perché sotto tanti punti di vista gli assomiglia: l’imperatore romano, uomo profondo, sensibile, lucido, intelligente, dotato di badiale cultura, esteta, amante del bello, dell’arte, della musica, dice di sé: “Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo”. Racconta, pagina dopo pagina, la sua vita privata e pubblica così come vorrebbe forse freudianamente fare l’autrice.

L’ormai anziano Adriano, a distanza di quasi due millenni, in una fittizia lettera al giovane successore Marco Aurelio, affida a questi la propria autobiografia, non limitandosi ad elencare e riportare i fatti che lo portarono a regnare nel secolo aureo di un impero finalmente prospero e stabilizzato politicamente grazie al predecessore Traiano, ma scavando nel proprio profondo psicologico.

Le Memorie di Adriano rappresentano senza dubbio un’opera senza tempo, di enorme spessore culturale e letterario, un saggio storico-filosofico che tuttavia non si può annoverare anche tra i romanzi storici più belli di tutti i tempi.

La penna di Marguerite Yourcenar, sempre raffinata, elitaria, aristocratica, sembra riportare sotto dettatura il pensiero dell’anziano imperatore.

Il lettore ha subito la percezione di essere di fronte ad un’opera d’arte, un’indiscutibile rievocazione storica supportata da pregressi studi e molteplici analisi, restaurando e completando la figura di Adriano, restituita alla Storia nella sua umanità. 

L’apparente forma di un romanzo epistolare e le vicende storiche narrate in un diario di commiato dalla vita sono solo il corollario ad un’indimenticabile opera filosofico-esistenziale che induce e stimola ad interrogarci sul senso della vita.

Il racconto malinconico e a tratti sconsolato del canuto imperatore riesce tuttavia in tutta la sua forza espressiva e commovente a tramettere al lettore una convinta fiducia nel futuro, una chiara salvifica luce in fondo al tunnel.

Adriano è un’animula vagula e blanda che dopo una vita straordinaria cerca di entrare nella dimensione della morte a occhi aperti.

Sullo sfondo di ogni evento, glorioso o tragico, della vita di Adriano, l’impero romano in tutto il suo splendore perpetuo.

L’autrice ripercorre le imprese militari e politiche del saggio imperatore (compresa la costruzione del Vallo di Adriano) in maniera esemplare, con una capacità narrativa unica, permeata costantemente dal profondo pensiero filosofico della Yourcenar che fonde l’esistenzialismo contemporaneo all’umanesimo del mondo greco-romano, in un abbraccio armonico tra passato e presente, tra la “caduta” degli dei pagani e l’avvento del Cristianesimo, in un periodo in cui l’uomo, non più pagano ma non ancora completamente cristiano, senza una religione che lo assorbisse e lo proiettasse verso il trascendente, era il vero e solo centro del mondo.

Adriano esalta ogni forma d’arte che si concentra intorno all’uomo. Il suo pensiero sull’arte è stupefacente, moderno, precursore di quello umanista e rinascimentale.

Anche il suo amore fragile, poetico, passionale per Antinoo, un timido e bellissimo fanciullo che l’imperatore conosce durante le sue campagne in Asia, è narrato allo stesso tempo con sensibilità e profondità unica, fino all’epilogo finale (il giovane amante muore suicida), straziante ed irreversibile dolore.

Lo stile diretto e coinvolgente della Yourcenar è unico. La dotta scrittura dell’autrice è sorprendente, brillante, riesce ad esaltare la grandezza di Publio Elio Traiano Adriano e nello stesso tempo ad annullare la distanza tra il protagonista e il lettore, tra un imperatore e un uomo qualsiasi.

La riflessione esistenziale di Adriano è quella di ogni essere umano, dicotomicamente combattuto tra gli estremi e la necessità di moderazione: “Ogni uomo, nel corso della sua breve esistenza, deve scegliere eternamente tra la speranza insonne e la saggia rinuncia a ogni speranza, tra i piaceri dell’anarchia e quelli dell’ordine, tra il Titano e l’Olimpico. Scegliere tra essi, o riuscire a comporre, tra essi, l’armonia.”

Tuttavia, Memorie di Adriano non è un’opera per tutti, non lo è scientemente e dichiaratamente; per comprenderlo fino in fondo è necessario dedicarsi totalmente ad esso, senza concedersi distrazioni; non ci si può approcciare ad esso come si farebbe con un “comune” romanzo storico o di formazione; richiede una solida formazione storico-filosofica ed una concentrazione praticamente costante dal primo al sesto libro.

Consiglio senza dubbio di leggerlo (se possibile in lingua originale, oppure nella traduzione di Lidia Storoni Mazzolani – bellissima).


Commenti

  1. Memorie di Adriano è uno dei miei romanzi preferiti: mi ha insegnato ad amare e a descrivere la bellezza, mi ha comunicato l'importanza della riflessione profonda e ha rappresentato anche una chiave per raccontare l'antico al di fuori di un discorso strettamente storico. Non esagero quando dico che è uno dei punti portanti della mia formazione intellettuale e letteraria e penso che sia un'opera praticamente perfetta. Leggere interventi dedicati a questo romanzo è sempre piacevole e mi fa venire voglia di ri-ri-rileggerlo...

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    1. Concordo con te, è uno dei libri più belli che abbia mai letto. Ma rispetto al nostro collaboratore, non sarei stata in grado di recensirlo tanto bene. Avrei sproloquiato e basta su quanto fosse bello.
      Io l'ho letto da adulta, però mi ha colpito per stile, ma anche per come l'autrice, scrivendo questa lettera fittizia, sia entrata così bene nella mente dell'imperatore, ricreandolo, immaginando come fosse quell'uomo. Perché, pur facendo tutte le ricerche storiche, ha solo potuto immaginare come fosse l'uomo.

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