Blog Tour: Il signore dei piccioni di Stefano Stanzione (Tappa del 29 settembre)


 



Trama:

Ponza. È qui che l'ex campione di boxe Eric Dove ha deciso di trascorrere il resto dei suoi giorni. Lontano dai riflettori, in solitudine, l'ormai settantenne gloria del pugilato vive con l'unica compagnia dei suoi piccioni.

Una serie di incontri e morti, però, sconvolgono la sua routine e la vita sull'isola. In quello che si rivelerà uno strano incidente perde la vita una sua cara amica: Emilia.

Il tragico evento lo spinge a guardarsi intorno. Eric cerca di capire cosa sia realmente accaduto nella notte in cui la giovane è morta sulla statale 49. Quale terribile segreto cela questa strada maledetta?

E così, finisce per condurre una vera e propria indagine, tra politica e corruzione, paranormale e superstizione, che lo condurrà in un vortice di rivelazioni, fino alla più inaspettata delle verità.


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Per questo blog tour sono stata presa in contropiede, sono sincera. Ho accettato pur sapendo di dover recuperare veramente tante letture, ho cose ferme lì da troppo tempo, eppure ammetto che, pur se il titolo del libro mi ha fatto sorridere ma non mi ha convinto più di tanto, l’ambientazione mi piaceva e anche tanto. Ponza è un luogo magico, che conosco solo come turista: era quel posto dove l’estate andavamo dalla mattina alla sera, pertanto ho dei ricordi molto belli di queste gite, di queste calde giornate estive.

Da bambina la vedevo come un luogo di mare, dove andare in spiaggia, solo crescendo mi sono resa conto che, terminata la stagione estiva, c’era chi rimaneva su quell’isoletta.

Non che sia troppo lontana da Anzio o da Nettuno e meno che mai da Roma, eppure rimane un’isola che, con il brutto tempo e durante i mesi invernali, fa fatica ad andare avanti.

Ho sorriso nel leggere dove fosse ambientato questo libro, ma ho sorriso ancora di più perché mi sono resa conto che oltre alle spiagge di questa isola c’è molto di più: strade dove ci si può arrivare con l’auto, luoghi che non sono solo mete turistiche. Eppure per anni l’ho vista solo in quel modo.

Ammetto che Ponza è stata un’idea molto intelligente per ambientare un giallo: adoro i piccoli villaggi, i paesini, in questo caso degli isolotti per storie del genere. Danno una sorta di senso di familiarità e allo stesso tempo rendono tutto più cupo, più minaccioso. Hanno un tocco alla Agatha Christie.

Il romanzo che ho avuto tra le mani è stato una buona lettura, interessante, soprattutto per quanto riguarda lo stile dell’autore e quell’idea di inserire un tocco di soprannaturale per renderlo differente dagli altri.


Ora, prima di andare avanti con la recensione, volevo soffermarmi sui thriller.

Ci sono tantissimi generi di questo tipo di libri, in questo caso mi soffermerò sul thriller soprannaturale.

Girando sul web, almeno in lingua italiana quello che si trova sui thriller soprannaturali lo dice wikipedia: Thriller soprannaturale - dove la suspense si mischia con l'horror soprannaturale.

Ora, prima di continuare, voglio fare una piccola digressione. Un thriller è un thriller, che poi abbia una piega psicologica, domestica, di azione o come in questo caso soprannaturale, rimane un thriller. Ho sempre detestato le etichettature, persino il fantasy per me rimane fantasy. Queste servono per gli store, forse per chi legge e preferisce una certa piega più realistica in un libro, ma sono sempre della mia idea che un thriller rimane un thriller, i sottogeneri servono giusto per fare confusione.

Detto questo, i thriller soprannaturali, proprio come dice la dicitura sopra, sono quei libri che mischiano il giallo, quindi la vena poliziesca, a avvenimenti horror, pertanto un mix di ambientazioni cupe, pesanti, che mettono ansia nel lettore e lo spaventano, insieme a degli avvenimenti inspiegabili, soprannaturali, che possono essere legati a maledizioni, evocazioni e magia.

Non sono molto esperta per quanto riguarda questo genere di thriller, anche perché i tocchi horror solitamente non mi appassionano: sono del parere che dovrebbero spaventarmi, ma non lo fanno.

Detto questo i thriller soprannaturali, pur avendo questo tocco di fantastico, di magia, rimangono storie ambientate in un mondo reale e molte volte sono proprio le leggende, il passaparola, ma anche le superstizioni a giocare un ruolo fondamentale all’interno di questi libri, dove i personaggi usano ambientazioni cupe e la superstizione a loro favore, per poter commettere indisturbati dei crimini.

Nel caso de Il signore dei piccioni, ho apprezzato il modo in cui è stata costruita la storia, come il protagonista, non un detective, non un poliziotto, ma solo un uomo che nemmeno si mette a indagare, ma è come se fosse stato catapultato nelle vicende, si muove per riuscire a capire come è morta una sua cara amica.

Quello che avviene in seguito può essere considerato un elemento soprannaturale, ma anche solo suggestione e forse un pizzico di superstizione; sta di fatto che è l’elemento che aggiunge quel pizzico di mistero all’interno del libro.

Ho apprezzato il modo in cui l’autore ha giocato su queste superstizioni, su questo elemento soprannaturale, proprio perché è una sorta di vedo e non vedo.

Se ne parla, si mormora che quella donna sia una strega, che abbia poteri magici; si crede che abbia lanciato delle maledizioni, ma sono voci, mormorate alle spalle, che attecchiscono nella mente delle persone, che man mano, un giorno dopo l’altro, arrivano a crederci, ed ecco che poi quello che accade in seguito è tutto colpa della strega. Basta poco, soprattutto in un luogo circoscritto, dove la maggior parte delle persone si conosce. Molto più facile credere che la persona pericolosa, che è in grado di uccidere, sia colei che è differente, con i suoi strani vestiti e un culto lontano.

E da qui ecco che si muove la trama del romanzo, aumentando quel tocco di soprannaturale, insieme a quello che “vede” o crede di percepire lo stesso protagonista.

Eric dopotutto è in dubbio, non può credere che ci sia qualcosa di malvagio che uccide, non su quella piccola isola che sembra essere un angolo di Paradiso. Eppure lui stesso crede in Dio, prega, pertanto se esiste un Dio, allora anche creature maligne.


Devo dire che da questo punto di vista è stata una lettura interessante. Quando ho scelto l’argomento su cui avrebbe ruotato la recensione, non pensavo sarebbe stato tanto difficile trovare delle informazioni sui thriller soprannaturali in genere, ma, iniziata la lettura, mi chiedevo cosa ci fosse di soprannaturale nel romanzo. Sono piccoli punti che appaiono alla fine, racconti che fanno pensare che un tale personaggio sia più folle che altro.

Per il resto ho trovato una storia ben costruita, con questo elemento magico ben dosato, che non rende la trama assurda, ma, anzi, anche abbastanza realistica. 

Non vi svelo cosa accade, ma l’unica cosa che mi ha lasciato forse un po’ perplessa è il finale. Un finale aperto, ma quello sarebbe il meno… più che altro un finale dove mi sono chiesta: ma davanti a un giudice come lo spieghi cosa ha fatto questa persona, come ha ucciso, il perché è una cosa abbastanza classica, basta leggere le pagine di cronache dei nostri giornali, ma il come. 

Comunque, è stata una lettura piacevole che mi ha tenuto compagnia per un paio di sere, incuriosendomi, e non vedo l’ora di leggere altri lavori di questo autore, soprattutto del suo stile, che cattura il lettore trascinandolo con sé nella sua storia.



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