Blog Tour "Nel nome di Cesare" di Andrea Oliverio - I personaggi storici e i drammi del loro tempo




Buongiorno, cari lettori. Oggi partecipiamo ad un blogtour organizzato da Thriller Storici e Dintorni - che ci propone sempre titoli davvero interessanti - incentrato sul romanzo Nel nome di Cesare di Andrea Oliverio.
Partendo da una domanda che abbiamo posto all'autore, andremo a parlare di due grandi personaggi storici che sono presenti nell'opera, due personaggi che tutti conoscono, ma che forse non hanno approfondito. 

Caratterizzare un personaggio non è sempre cosa facile, soprattutto un personaggio realmente esistito: quanto è stato difficile e quanto lavoro di ricerca ha richiesto caratterizzare al meglio personaggi come Cesare, Cicerone o lo stesso protagonista, Verre?

AO: Penso sia stata la sfida più grande, ho letto alcune biografie e tanti romanzi storici per capire come altri illustri scrittori avevano tratteggiato questi "big" della storia. Poi ho consultato la vasta gamma di immagini di busti che si trova in rete. Anche se i busti di marmo sono giunti ai giorni nostri privi di colore, è stato come sfogliare un album di fotografie in bianco e nero. Il resto è pura immaginazione... dall'espressione accigliata o austera si può davvero fare un viaggio indietro nel tempo e provare a immaginare come potevano essere nella vita privata (non solo in quella pubblica, dove apparire era più importante di essere). È stato divertente provare a entrare nella testa di uomini vissuti oltre 2000 anni fa, tentando di raccontarne le paure e le preoccupazioni attraverso parole e gesti. Era un periodo di profondo cambiamento, dove uomini straordinari stavano vivendo un'epoca complessa e per molte cose inadeguata ai nuovi costumi sociali. Per Verre è stato più facile: era tutto da inventare, costruire e plasmare. Lui è un soldato, un ufficiale di Cesare, un uomo cresciuto nell'esercito. Non avendo mai fatto il militare (avevo scelto l'obiezione) mi sono rifatto ai ricordi di uno zio che era stato istruttore bersagliere. Mi serviva un modello su cui lavorare. Caratterizzare e gestire le sfaccettature è la cosa più bella dello scrivere, è una sfida continua.


Parliamo dunque dei due personaggi storici, ossia Giulio Cesare e Cicerone.


Gaio Giulio Cesare è forse una delle figure più conosciute, quando si pensa agli antichi romani.

È una figura complessa, che mi ha sempre intrigata e che non è semplice da trasporre.

Cesare nacque a Roma intorno al 101 a.C. e apparteneva alla gens Iulia, che si diceva discendesse direttamente da Enea, eroe troiano protagonista dell'Iliade. Nonostante l'appartenenza ad una famiglia così nobile, Cesare in gioventù fu più vicino al popolo che ai Patrizi.

Cesare perse prima lo zio Gaio Mario e poi il padre, suo omonimo, all'età di quindici anni e sposò Cornelia minore, figlia di Lucio Cornelio Cinna, invece della sua promessa Cossuzia.

Questo gli causò dei problemi, in quanto Cornelia non apparteneva ai Patrizi. Per un periodo, Cesare fu anche costretto ad allontanarsi da Roma e in seguito arruolarsi e recarsi in Asia come legato del pretore Terno.

Cesare tornò a Roma intorno al 78 a.C. alla morte di Silla, che in precedenza gli aveva ordinato di divorziare dalla moglie e che aveva cercato di osteggiarlo in tutti i modi per la sua vicinanza al popolo.

Cesare partecipò alla guerra contro Mitridate VI, re del Ponto intorno al 74 a.C. e nel 72, una volta tornato a Roma venne eletto Tribuno Militare e si batté per le cause sostenute proprio dal popolo, come il ripristino dei poteri dei Tribuni della Plebe. Nel 69 a.C. venne eletto Questore e nello stesso anno rimase vedovo. Nel 65 fu eletto Edile Curule e nel 63 divenne Pontefice Massimo.

Nello stesso anno avvenne un evento che legò per la prima volta la figura di Cesare a quella di Cicerone, ossia La congiura di Catilina.

Catilina tentò per tre volte di attuare una congiura contro il Senato, e nel 63, dopo che la congiura venne scoperta proprio da Cicerone, tra i nomi dei congiurati figurò anche Cesare, che tuttavia venne scagionato dalle accuse. 

La carriera di Cesare intanto proseguiva: dopo essere divenuto pretore, nel 61 a.C. divenne governatore della Spagna Ulteriore. Nel 59, divenne console. Prima della sua elezione, Cesare strinse la famosissima alleanza con Crasso e Pompeo, quella che viene definita il Primo Triumvirato. Questo accordo, stipulato tra privati, ebbe enormi ripercussioni sulla vita politica di Roma negli anni a venire. Durante il suo consolato, Cesare portò avanti la politica e le riforme che facevano parte del programma del Triumvirato, tra cui la ridistribuzione delle terre per i veterani di Pompeo.

L'alleanza fruttò anche a Cesare la carica di proconsole della Gallia Cisalpina e dell'Illirico, e in seguito anche della Gallia Narbonense. Prima di recarsi al Nord, Cesare lasciò a Publio Clodio Pulcro, tribuno della plebe, l'incarico di far allontanare dalla città anche Cicerone, attraverso l'emissione di una legge retroattiva che promuoveva l'esilio per chi aveva emesso condanne a morte senza concedere la provocatio ad populum, che prevedeva la commutazione di una pena di morte in una minore grazie al giudizio popolare, cosa che Cicerone aveva fatto in merito alla Congiura di Catilina.

La motivazione di Cesare era quella di tenere a freno il Senato durante la sua lontananza.

Tra il 58 e il 49, Cesare intraprende diverse campagne: nel 56 conquista l'intera Gallia, poi si spinge fino in Germania e Britannia, ma non ottiene i successi che aveva auspicato.

Rinnova il triumvirato con Crasso e Pompeo fino al 53, anno in cui Crasso trova la morte combattendo contro i Parti. Questo porta ad un inasprimento degli scontri che avvenivano tra gli ottimati e i popolari, rendendo a Cesare rischioso il ritorno a Roma, tanto che nel 49 viene dichiarato nemico pubblico dal Senato.

È proprio in questo momento che Cesare compie il famosissimo gesto, quello che conoscono tutti, ossia varca il Rubicone con il suo esercito, violando la legge che intimava di non invadere il confine italico armati. Svetonio, nel suo De Vita Caesarum, afferma che Cesare pronunciò la celebre frase Alea iacta est (Il dado è tratto).

Inizia così una nuova guerra civile che vede Cesare discendere tutta l'Italia con il suo esercito senza troppe complicazioni e Pompeo che tenta di ostacolarlo.

Nel 48, Pompeo viene sconfitto a Farsano e si rifugia in Egitto, dove troverà la morte per mano del Faraone Tolemeo XIII, che in tal modo sperava di ingraziarsi Cesare.

Tuttavia, Cesare non apprezzò la scorrettezza con cui aveva agito il Faraone egiziano, prima accogliendo e poi assassinando Pompeo, nonostante questi fosse un suo nemico.

Per questo, sostenne invece la sorella di Tolemeo, Cleopatra VII, dotata di una grande intelligenza e di una vasta cultura.

Cleopatra divenne amante di Cesare: celebre è il loro primo incontro, quando la donna si nascose in un tappeto per poter arrivare al cospetto di Cesare (o almeno, questa è la versione narrata da Plutarco).

Cesare torna di nuovo a Roma nel 46, per poi partire nuovamente alla volta della Spagna per combattere contro i figli di Pompeo e Tito Labieno, che sconfigge definitivamente nella battaglia di Munda nel 45.

Tornato assume la carica di dittatore a tempo indeterminato, guadagnandosi sempre maggiore antipatia da parte dell'aristocrazia romana.

L'anno successivo, intorno alla metà del mese di Marzo (le Idi), Cesare venne assassinato in Senato con ventitré pugnalate e la tradizione vuole che le sue ultime parole siano state "Tu quoque, Brute, fili mi" (anche tu, Bruto, figlio mio) dopo aver riconosciuto tra i congiurati Marco Giunio Bruto.


L'altro grande personaggio presente in questo romanzo è Marco Tullio Cicerone, che nacque nel 106 a.C.

Cicerone, fin dalla più tenera età, si dimostrò un ragazzo intelligente e studioso. Apparteneva ad una famiglia della piccola nobilità di un comune chiamato Arpinum, che si trova nell'odierna provincia di Frosinone.

Fu mandato a Roma dal padre, nella speranza che avviasse una carriera politica, e fu istruito in materia di legge da Mucio Scevola.

Avallando anche la sua passione per la letteratura, Cicerone traduce le opere di Omero dal greco al latino e stila un vocabolario filosofico in lingua latina.

Dopo l'incontro con il filosofo greco Diodoto, Cicerone si avvicina allo stoicismo, sebbene non aderì completamente alla dottrina pura dello stoicismo, ma ne preferì una riformata.

In attesa di raggiungere l'età per scalare il cursus honorum, servì sotto Strabone e Silla durante la Guerra sociale. Nell'81 tenne la sua prima orazione che sancì il suo ingresso nella carriera forense.

Dal 79 al 77 Cicerone compì un viaggio in Grecia e in Asia, anche per fuggire da Silla, che si era inimicato in seguito alla sua orazione in difesa di un nuovo accusato di parricidio, i cui veri colpevoli erano sostenuti dal liberto di Silla.

Nel 78 morì Silla, per cui Cicerone poté rientrare a Roma senza la paura di incorrere nell'ira del dittatore. Nel 76, avviò il cursus honorum candidandosi alla carica di questore, venne eletto nella città di Lilibeo in Sicilia.

Dopo il suo mandato, compose delle orazioni contro Verre, accusato di aver tiranneggiato  per tre anni la Sicilia. Il successo che ne ottenne lo aiutò molto nella sua carriera politica.

Nel 69 diventa edile curule, nel 66 pretore e nel 64 si candida al ruolo di Console, venendo eletto. Durante il suo mandato, subì una congiura ordita da Lucio Sergio Catilina. Sventata la congiura, con Catilina fuggito via da Roma, Cesare propose di punire i congiurati con il confino e la confisca dei beni, invece che con la pena di morte di cui invece era promotore Marcio Porcio Catone Uticense. Alla fine, i congiurati vennero giustiziati. Queste condanne costeranno in seguito l'esilio a Cicerone, come abbiamo potuto osservare nella biografia di Cesare.

Catilina perse definitivamente la sua battaglia nel 62, trovando la morte nella battaglia di Pistoia.

La carriera politica di Cicerone rallentò enormemente, ma nel 60 ebbe la possibilità di tornare alla ribalta dopo che il primo triumvirato chiese il suo appoggio per l'approvazione di una legge agraria che favoriva i veterani di Pompeo e il popolo. Tuttavia, Cicerone non accettò in quanto non voleva inimicarsi l'aristocrazia, provocando però l'inimicizia dei populares, al punto che gli costeranno l'esilio. Le sue proprietà vennero confiscate, alcune distrutte. Fino al 57, Cicerone non potè fare ritorno a Roma. Nel 52, difese Milone, assassino di Pulcro Clodio (colui che aveva fatto approvare la legge che aveva costretto lo stesso Cicerone all'esilio) ma, a causa dei tumulti della folla, non riuscì ad essere convincente e Milone fu condannato all'esilio.

Nel 53 viene nominato augure mentre nel 51 proconsole in Cilicia. Preoccupato per la situazione politica che si stava andando a creare, tornato a Roma tentò di invitare alla calma le due parti in causa, Cesare e Pompeo, per evitare una guerra civile.

Al varco del Rubicone da parte di Cesare, Cicerone tentò di ingraziarselo, ma poi decise di schierarsi al fianco di Pompeo.

Nel 47, dopo che Cesare l'anno precedente aveva sconfitto Pompeo, Cicerone tornò a Roma e riuscì ad ottenere il perdono, tuttavia non trovò uno spazio di manovra per collaborare, in quanto Cesare aveva dato al suo governo uno stampo molto più assolutistico.

Cicerone era molto probabilmente a conoscenza della congiura che avvenne nel 44 ai danni di Cesare, ma se ne tenne fuori. Tuttavia, dopo la morte di Cesare, Cicerone tornò nel mondo della politica come uno degli uomini di punta degli aristocratici, in opposizione a Marco Antonio, che comandava la fazione dei populares.

Nel frattempo, andava emergendo la figura di Ottaviano, erede di Cesare, che tuttavia non sembrava intenzionato a proseguire il lavoro del padre adottivo ed era molto più concorde con il Senato. Per questo Cicerone lo identificò come il vero erede di Cesare, a differenza di Marco Antonio.

La situazione muta quando Ottaviano cambia politica e riprende, almeno in parte, il progetto di Cesare di riformare la repubblica, stipulando un nuovo triumvirato con Antonio e Lepido. Cicerone non ritira le accuse mosse contro Antonio nelle sue Filippiche e per questo motivo viene inserito nelle liste di proscrizione. Fuggì da Roma, ma venne comunque raggiunto dai sicari di Antonio, che lo uccisero nella sua villa di Fornia, decapitandolo.


Qui termina la vita di Cicerone e anche il nostro approfondimento su questi due grandi personaggi storici, resi davvero bene, a mio parere, dall'autore di questo romanzo.

E voi, siete appassionati di storia romana? Vi è venuta voglia di saperne di più su Il nome di Cesare di Andrea Oliviero?

Fatemi sapere la vostra opinione con un commento qui sotto!

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