RECENSIONE Oltreconfine - Recensioni dal mondo: Honeytrap di Aster Glenn Gray

 



Honeytrap (Aster Glenn Gray, 2020) 


 Trama 

 L’agente sovietico Gennady Matskevich è eccitato all’idea di poter lavorare con Daniel Hawthorne, un agente americano dell’FBI. 

C’è soltanto un problema: il violento capo di Gennady vuole obbligarlo a sedurre il suo partner americano. Gennady non vuole ingannare o intrappolare il suo nuovo amico perché venga ricattato dai servizi segreti sovietici… nonostante tutto, però, non riesce a smettere di pensare di baciare Daniel.

L’agente dell’FBI Daniel Hawthorne è deliziato all’idea di poter conoscere un agente arrivato dalla misteriosa Unione Sovietica ed è anche determinato a non ripetere l’errore di ritrovarsi in una relazione sentimentale con un collega. Ben presto, però, Daniel comincia a innamorarsi di Gennady. 

Riuscirà il loro amore a sopravvivere all’animosità fra le loro due nazioni?  

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Honeytrap della scrittrice inglese Aster Glenn Gray è, senza ombra di dubbio, uno dei migliori libri che abbia letto nel corso di quest’anno. 

Il romanzo segue le peripezie dell’agente dell’FBI Daniel Hawthorne e di Gennady Matskevich, un tenente del GRU – i servizi segreti dell’Armata Rossa – mentre viaggiano attraverso l’America sulle tracce di un misterioso individuo che tenta di assassinare il presidente sovietico Nikita Krusciov durante la storica visita compiuta negli Stati Uniti nell’estate del 1959. 

Il viaggio di Daniel e Gennady è lento e convoluto e mentre i due agenti passano da piccole città di provincia a zone urbanizzate, dall’America più rurale a quella più industrializzata, i reciproci sospetti iniziali si trasformano prima in una timida amicizia e poi in una relazione più profonda e talmente forte da sopravvivere a lunghe e forzate separazioni, stravolgimenti politici e complesse relazioni interpersonali. 

Daniel e Gennady sono due personaggi veramente indimenticabili. Daniel è romantico e idealista, costruito secondo le modalità di un classico eroe del cinema hollywoodiano degli anni d’oro – pensate a un giovane James Stewart o Gregory Peck. Affascinante e coraggioso, il suo senso della giustizia è secondo soltanto all’abnegazione con cui compie il proprio lavoro. Gennady è uno straordinario contraltare a Daniel. L’autrice lo tratteggia come un uomo acuto e dotato di un forte senso dell’umorismo, convinto delle sue idee politiche, ma aperto alla diversità e consapevole dello scarto drammatico fra gli ideali socialisti e la loro applicazione in Unione Sovietica. Le sue osservazioni sull’ingiustizia e l’ineguaglianza sociale che riesce a vedere nel sistema americano, spingono Daniel verso una profonda riconsiderazione delle sue convinzioni e fra i due nasce un dibattito interessante e sincero su politica, vita e società che sostiene e arricchisce la trama del libro. 

Alle tante zone di luce, Gray riesce a unire delle aree più oscure e turbolente nella personalità di entrambi i personaggi che emergono nel romanzo con lentezza e in maniera incredibilmente sottile fino a risultare, in alcune parti, davvero strazianti. Gennady è segnato dalla brutalità e dalla violenza sperimentate prima da bambino durante la seconda guerra mondiale e poi da adulto all’interno del sistema fortemente abusivo e gerarchico dell’Armata Rossa. Daniel, apparentemente così ottimista, un vero all-American boy, è invece tormentato dai suoi desideri e spaventato da alcune esperienze personali che lo hanno reso insicuro e sospettoso. 

La loro fragilità e il loro bisogno di calore umano vengono inserite dall’autrice in un lentissimo slow burn fatto di chiacchierate su Dostoevskij e Steinbeck, scambi di piccoli ma significativi regali, pause al ristorante in cui Gennady può sperimentare il cibo americano di cui ha soltanto letto nei libri, e momenti passati a guidare in silenzio osservando il cambiare del paesaggio e del tempo. 
Quando i loro sentimenti e l’attrazione che provano l’uno per l’altro vengono a galla, la loro storia prende una piega del tutto inaspettata che mi ha tenuta incollata alle pagine del libro e alle sue tre parti, ambientate rispettivamente nel 1959-60, nel 1975 e nel 1992. 

Aster Glenn Gray ha uno stile di scrittura che personalmente adoro – un insieme di malinconia, romanticismo, ironia e sensualità che funziona alla perfezione in tutte le sue sfumature e cambiamenti ed è sempre sostenuto da un solido impianto storico e da una serie di personaggi di contorno estremamente convincenti. 

Per me, decisamente, cinque bellissime piume!



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