BLOGTOUR Lo stendardo di Giove di Emanuele Rizzardi – L’epoca tardo-antica e i grandi sconvolgimenti del mondo romano.
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Buongiorno, lettori. Benvenuti alla quarta tappa del BlogTour organizzato da Thriller storici e dintorni sul romanzo Lo stendardo di Giove di Emanuele Rizzardi.
Il romanzo è uscito il 1 Giugno ed è disponibile su Kindle Unlimited gratis (per chi ha l’abbonamento) o è comunque acquistabile su Amazon. Personalmente ho apprezzato davvero tantissimo il romanzo, ma oggi non siamo qui per scrivere una recensione, per cui non mi dilungherò oltre (ma sappiate che per me il voto sarebbe stato sicuramente quattro piume su cinque, quindi un ottimo risultato).
L’argomento di cui tratteremo oggi, ossia la tardo antichità dell’impero romano, è un argomento complesso e articolato. Spero di rendergli giustizia con questo articolo, per quanto generico, stimolando la curiosità di voi lettori, spingendovi a scoprirne di più.
Per inquadrare meglio il contesto storico in cui si svolge il romanzo di Rizzardi, dobbiamo andare un po’ più indietro, al III secolo d.C., e analizzare i cambiamento che subì l’impero.
Il III secolo è un periodo di crisi sotto molti punti di vista. Una delle cause principali che diedero inizio a questo periodo storico turbolento fu il fatto che l’esercito romanzo avesse acquisito sempre più potere. Formato ormai in prevalenza da romani che provenivano dalle province o da barbari, l’esercito riusciva a influenzare l’elezione di un nuovo imperatore o, addirittura, a eleggerlo egli stesso.
Questo portò a un forte indebolimento del potere centrale, non solo perché come ho detto l’esercito poteva eleggere l’imperatore, ma poteva anche decidere di eliminare un imperatore che non incontrava più il suo favore. Dal 235 al 284 circa si ha quella che viene chiamata Anarchia Militare, dove in poco meno di cinquant’anni vengono eletti ben ventuno imperatori.
Nel 284 viene eletto imperatore Diocleziano, un generale, e la situazione riesce a stabilizzarsi almeno in parte. Diocleziano regnerà fino al 305 e riuscirà ad arginare il crescente potere dell’esercito, comandando con polso fermo l’Impero in crisi. Diocleziano aveva capito che l’impero romano era diventato troppo grande per poter essere comandato da una persona sola e che questo stava portando al disfacimento dell’impero stesso. Per questo motivo decise di dividerlo in Impero romano d’Oriente e impero romano d’Occidente. Ognuno avrebbe avuto a capo un Augusto: lui divenne quello d’Oriente mentre ad Occidente prese il potere Massimiano.
Entrambi gli Augusti nominavano poi due Cesari che sarebbero stati i loro eredi, creando di fatto un sistema a quattro imperatori, una tetrarchia. In questo modo era più facile controllare tutte le province, amministrare i territori e combattere i barbari che premevano contro i confini, riuscendo a conferire maggiore stabilità a tutto l’Impero.
Dopo che Diocleziano e Massimiano abdicarono nel 305, la situazione rimase stabile per ben poco tempo. Infatti, già nel 306 la tetrarchia entrò in crisi.
Flavio Valerio Severo era stato scelto come Cesare per l’Occidente, ma dopo la morte dell’Augusto Costanzo Cloro le truppe invece elessero Costantino, figlio illegittimo del defunto imperatore.
Poco dopo Massenzio, il figlio dell’imperatore Massimiano, si fa acclamare grazie al sostegno di alcuni ufficiali e dei pretoriani. Galerio (augusto d’oriente) e Severo non riconobbero la proclamazione di Massenzio e tentarono di combatterlo, tuttavia Severo venne sconfitto, costretto alla resa e infine ucciso da Massimiano.
Nel 311, con la morte di Galerio, l’impero era nuovamente diviso in quattro: Massimino Daia e Licinio in Oriente, Costantino e Massenzio in Occidente.
Tuttavia, l’anno successivo Licinio e Costantino si coalizzarono contro Massenzio. Nella battaglia di Ponte Milvio, Massenzio venne sconfitto e morì, lasciando così il controllo dell’Italia a Costantino. Nella battaglia di Tzirallum, Licinio sconfisse invece Massimino Daia. Così il potere era ora diviso tra due – Costantino a Occidente e Licinio ad Oriente – invece che in quattro.
Nel 317 si erano formati due regni indipendenti e non parti dello stesso impero, come aveva auspicato invece Diocleziano.
La situazione mutò di nuovo nel 323, quando Costantino invase i territori di Licinio per combattere un’orda di Goti. I due imperatori si scontrarono l’anno successivo e Licinio fu costretto a consegnarsi, sconfitto. Messo a morte Licinio l’anno seguente, Costantino divenne imperatore d’Oriente e Occidente.
Ed è proprio in quello stesso anno che viene fondata quella che sarà la nuova capitale, Costantinopoli. Durante il suo impero, Costantino divise nuovamente i territori in quattro parti, mettendo a capo di ognuno di essi i suoi tre figli e il nipote. Alla sua morte, avvenuta nel 337, il figlio Costanzo II tornò di corsa in patria per rafforzare i propri diritti di successione.
Non si sa se Costanzo fu promotore o invece estraneo ai fatti, ma durante il 337 vennero uccisi, per mano dell’esercito, molti uomini della dinastia costantiniana e figure politiche di spicco. Rimasero in vita i tre figli di Costantino che si spartirono l’impero. Purtroppo, la situazione ebbe lunga durata; Costante II divenne imperatore unico nel 353, a seguito della morte di Costantino II nel 340 e al rovesciamento di Costante I ad opera dell’usurpatore Magnezio.
Nel 361 gli succedette nel ruolo di augusto il nipote Flavio Claudio Giuliano, detto Giuliano l’Apostata per il suo tentativo di riportare la religione politeistica a sfavore del cristianesimo. Trovò la morte, tuttavia, dopo appena tre anni di regno, in una guerra contro i Sasanidi, che rappresentavano un pericolo costante per i confini dell’impero. Dopo la parentesi Gioviano, venne incoronato nel 364 Valentiniano I, che assegnò la parte orientale dell’impero al fratello Valente (che dovette affrontare un tentativo di usurpazione da parte di Procopio, ma riuscì a sconfiggerlo).
Valentiniano fu un imperatore dalla terribile fama dal punto di vista umano, ma molto capace a governare. Alla sua morte, il suo successore fu Graziano. Valente, ancora a capo della parte Orientale, permise ai Goti di stanziarsi nei territori dell’Impero dopo che questi furono costretti a spostarsi dalle proprie terre a seguito della pressione unna che avevano subito. Tuttavia, il modo in cui i romani trattarono questa popolazione suscitò ben presto una grande rivolta. Nel 378, durante la celebre battaglia di Adrianopoli, morì l’imperatore Valente.
Il successore al trono d’Oriente fu Teodosio I, nominato da Graziano. Nemmeno Teodosio riuscì a sconfiggere i Goti, ma fu costretto a renderli alleati dell’Impero nel 382, dando loro i territori dell’Illirico Orientale: nonostante fossero obbligati ad aiutare l’Impero in caso di guerra, ottennero più autonomia .
Graziano rimase in carica fino all’anno successivo, quando venne ucciso dall’usurpatore Magno Massimo, che tuttavia rimase come collaboratore del nuovo imperatore d’Occidente Valentiniano II.
Tuttavia, cinque anni più tardi Teodosio lo fece giustiziare e divenne unico imperatore alla morte di Valentiniano II, avvenuta nel 392.
Nonostante l’epoca tardo antica vada anche oltre questa data, fino arrivare a quella che consideriamo l’inizio del Medioevo (476) ho deciso di fermarmi qui, in quanto il periodo in cui è ambientato il romanzo Lo stendardo di Giove è proprio questo. Per cui, se volete scoprire quali furono gli avvenimenti successivi, non c’è occasione migliore che leggere un libro ben costruito.
Mi sento qui di fare un piccolo commento, sebbene come ho detto all’inizio questa non è una recensione: devo assolutamente precisare che il romanzo mi è sembrato davvero ben scritto. L’autore ha fatto enormi ricerche ed è riuscito a coniugare molto bene realtà storica ed elementi romanzati.
So che le informazioni che ho elencato qui sono abbastanza superficiali; purtroppo non potevo approfondire ulteriormente. Tuttavia, se siete interessati, vi consiglio “Storia Romana” di Giovanni Geraci e Arnaldo Marcone, che fu il manuale che studiai io proprio per l’esame di Storia Romana, ormai anni fa.
Cari lettori, spero di avervi incuriosito e intrattenuto, che leggiate il romanzo Lo stendardo di Giove e che poi mi diciate nei commenti qui sotto se vi è piaciuto come è piaciuto a me.
Io vi saluto e vi do appuntamento qui su Piume di Carta con la prossima recensione e domani, sul blog Il mondo incantato dei libri, dove ci sarà l’ultima tappa del blog tour dedicata a "Le origini del Cristianesimo".
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