Baltimora Blues di Laura Lippman

Avete mai comprato un libro a caso? Nel senso che non avete letto la trama, guardato a mala pena la copertina, ma solo per il titolo? Di solito mi capita il contrario: di essere attirata dalla copertina e non dal titolo, ma l’avventura con l’ultimo romanzo che ho letto è nata proprio così; ed è stato mesi fa. Ero in giro per Roma, camminavo per andare da quella che una volta era Piazza dell’Esedra verso Termini, forse mi sarei fermata a trovare mia madre a lavoro, forse no, ma sicuramente sarei passata davanti a banchi di libri usati. Ero alla ricerca di qualcosa; ero entrata in fissa che volevo leggere dei libri dove la musica avesse una componente fondamentale. Badate bene, non dovevano esserci per forza dei musicisti, ma la musica doveva esserci sotto forma di citazioni, di canzoni canticchiate, come fosse una passione di uno dei protagonisti. Ed ecco che, rovistando fra i vari titoli, tra un harmony di mille anni fa e due manga spaiati, vedo questo titolo: Baltimora Blues.
Sicuro parlerà di musica!
Non so bene che razza di ragionamento abbia fatto, ma l’ho comprato per la bellezza di 1,50 € e, arrivata a casa, l’ho messo fra i libri da leggere e lì me lo sono dimenticata.
Fino a qualche giorno fa quando, con la testa completamente fra le nuvole, non ricordavo dove avessi messo l’e-reader. Volevo iniziare un libro di una casa editrice con cui abbiamo appena iniziato una collaborazione, ma non so bene dove lo avessi nascosto. Così, un po’ mogia e un po’ disperata ho preso un libro a caso fra quelli da leggere e mi son detta: "Leggo un paio di capitoli per vedere com'è."


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Trama:


Il giornale presso cui lavorava ha chiuso i battenti da un paio di anni e da allora Tess Monaghan non vive certo uno dei suoi momenti migliori. Senza lavoro e senza sussidio di disoccupazione, trascorre il tempo andandosene a vogare la mattina al Circolo di Canottaggio e a correre la sera per le strade di una Baltimora che non se la passa bene nemmeno lei, col suo triste record di un omicidio al giorno. Tess ha incontrato, nelle acque del Circolo, Darryl Paxton, Rock per gli amici, ricercatore di biologia alla Hopkins di Baltimora. Al ristorante del Circolo, le ha fatto una proposta veramente bizzarra: seguire Ava, la sua ragazza, e appurare se era davvero nei guai. Ava aveva trovato lavoro nello studio legale di Michael Abramowitz, l'avvocato difensore della peggiore feccia della città, solo che si assentava misteriosamente dall'ufficio più volte e Rock era preoccupato. Quando le ha spifferato il compenso, trenta dollari all'ora, Tess ha subito accettato. Dopo un paio di pedinamenti, ha fatto subito bingo. Infatti, ha visto Ava entrare in un albergo dove ha messo piede subito dopo mister Abramowitz in persona. Tess stava giusto pensando a come riferire la cosa al povero Rock, quando ha aperto il Beacon-Light e ha letto questa stupefacente notizia: L'avvocato Michael Abramowitz... è stato strangolato la scorsa notte nel suo ufficio... Un sospetto è stato fermato un'ora dopo il delitto... Darryl Paxton, trentatreenne ricercatore della facoltà di medicina della Johns Hopkins.


Link acquisto: Baltimora Blues


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Ora come mio solito farò una digressione, come se già non lo fosse l’inizio di questa recensione. Dunque, non so se ve ne siete mai accorti, ma anche nei libri ci sono le mode. Un periodo va una determinata ambientazione, un altro determinati tipi di personaggi, poi ci sono i comportamenti e alla fine anche le città. Se una volta chi scriveva libri li ambientava tutti a New York, Los Angeles o Londra, ora gli autori sono quasi tutti molto più fantasiosi.
Forse è un caso, forse una moda, in alcuni casi una scelta mirata, eppure sembra che Baltimora vada molto di moda negli ultimi tempi. Tanto che l’altra sera stavo parlando a casa, a mia madre, e ho detto: “Indovina dove è ambientato il libro?” E lei: “Non me lo dire, scommetto a Baltimora?!” Immaginate quanti sono i libri che negli ultimi tempi sono ambientati in questa città!
Così mi sono ritrovata con questo libro, di cui non sapevo nulla, sperando trattasse di Blues, e nel frattempo chiedendomi in che genere di stato confusionale mi trovassi al momento dell’acquisto.
Ero già pronta ad abbandonarlo.
Invece, oltre ad aver trovato una lettura che mi ha appassionato, per la prima volta ho trovato qualcuno che descrivesse Baltimora in maniera completa, qualcuno che conoscesse la città. Fino a un mese fa non avevo idea di dove fosse precisamente negli Stati Uniti, era solo un nome in mezzo a tante parole, una città come altre con le caratteristiche di tanti altri luoghi.
La Lippman descrive Baltimora dal profondo, amando il luogo dove è cresciuta e vissuta; la descrive come qualcuno che vive da sempre lì e la conosce come le sue tasche, parlandone, muovendosi per le strade come se fosse dentro casa sua. Conosce gli aneddoti e la storia del luogo dove è cresciuta. Non parlo solo della storia che si studia a scuola, ma anche di quella della città stessa: avvenimenti di cronaca, ma anche mondani, festività e ricorrenze, leggende metropolitane. Ecco, per la prima volta da quando ho incontrato la città di Baltimora in un libro, l’ho vissuta veramente. Ho visto le sue strade, ho sentito l’accento strascicato con cui parlano le persone dei quartieri più poveri, ho scoperto che è attraversata da un fiume, ho sentito la temperatura di questo luogo. Mi sono mossa per le sue strade assieme alla protagonista del libro, rimanendo incantata a leggere di aneddoti, cose accadute nell’arco dei suoi trent’anni di vita. Ho amato i riferimenti a Edgar Allan Poe, alla musica, ai libri che parlano di scrittori nati a Baltimora, come ho amato le descrizioni dei vari quartieri, da Fells Point dove vive Tess, la protagonista, passando per zone più in o i bassifondi della città. L’autrice di questo libro è riuscita a descrivere la città dove è cresciuta, la sua città, in maniera piena e per la prima volta ho avuto un quadro di Baltimora e non solo un nome fra tante pagine. L’ho visto attraverso gli occhi di qualcuno che la ama profondamente.

Attraverso la conoscenza di questa città, vivendola come i protagonisti, si snoda un giallo. Non un thriller psicologico o un mistery, ma un classico giallo che mi ha fatto pensare, in alcuni momenti, a Perry Mason o a uno di questi telefilm abbastanza moderni dove avvocati difensori e investigatori privati adempiono il loro dovere nel cercare di trovare indizi che scagionano il proprio cliente.
Alla fine Baltimora Blues è questo: un classico giallo, con una trama non troppo originale, ma al tempo stesso complessa. Non per come è scritta, ma per come l’autrice delinea e incrocia i destini dei vari personaggi. Ognuno sembra avere una sua vita, una sua storia, eppure in qualche modo, anche se inconsapevolmente, è legato agli altri. Ed è questo il compito di Tess, proclamatasi per caso detective per aiutare un caro amico: cercare di scoprire cosa lega tutti i personaggi per poi arrivare alla verità.

Ho trovato il libro molto gradevole; mi è piaciuto, e sono rimasta sorpresa dei riscontri non troppo positivi che ho trovato in giro. Probabilmente perché il romanzo in questione è un giallo classico, qualcosa che sta andando lentamente scomparendo: i thriller psicologici e i mistery piacciono molto di più, attirano più lettori, mentre il giallo in questione fa pensare a dei vecchietti che leggono libri d'altri tempi. Non sono affatto d’accordo a riguardo; i tempi più lenti di un giallo, l’introspezione e anche le indagini sono qualcosa che mi ha sempre affascinato. Parlo da quando mi sono avvicinata ai libri di Conan Doyle e il suo Sherlock Holmes, ma anche a quelli di Agatha Christie e George Simenon; tutti questi scrittori hanno creato personaggi stupendi e storie cariche di mistero, ma allo stesso tempo delicate. Delicate per il modo di scrivere, per come si muovono i personaggi, con queste indagini classiche e non sparatorie e inseguimenti come nei film d’azione americani, o squartamenti e gente fatta a pezzi come nei mix tra horror e giallo. Non dico che non mi piacciano, ma apprezzo tantissimo anche quel giallo d'altri tempi che ultimamente è così difficile da trovare. Un giallo che ho trovato in questo libro, con la sua delicatezza nello stile, l’accuratezza delle descrizioni e l’intreccio di trama. Non un intreccio complesso, ma più che altro un tassello alla volta che man mano porta verso la soluzione del caso.
Baltimora Blues ha tutte queste caratteristiche che apprezzo in un giallo; in più, anche se non è il massimo della modernità (è una lettura che ha quasi vent’anni) è stato veramente una bellissima scoperta, una lettura che mi ha conquistata, come lo stile dell’autrice di cui voglio recuperare, non appena posso, altri lavori. Almeno quelli tradotti in italiano.

Altro punto che ho apprezzato del libro sono i protagonisti: pensavo che non avrei più trovato una protagonista donna che mi piacesse, eppure Tess l’ho apprezzata. Non brilla per simpatia, o meglio, l’autrice non l’ha creata per essere simpatica alle persone, né agli altri personaggi del libro, né ai lettori, eppure è un personaggio decisamente interessante sia per aspetto che per carattere. Tess è una donna intelligente, forte, dice le cose come stanno e allo stesso tempo farebbe qualsiasi cosa per gli amici. Questo primo libro della serie a lei dedicata è anche un percorso di crescita. Fino a quel momento è vissuta in un limbo, con un lavoro perso alle spalle e un futuro incerto davanti. Non sa cosa vuole fare della sua vita, se continuare a fare la giornalista o altro; è ancora aggrappata al suo ex con il quale ha rapporti occasionali, eppure allo stesso tempo dentro di lei desidera altro. E forse sono proprio gli avvenimenti del libro che la spingono verso un nuovo lavoro, una nuova direzione.

Al contrario di molti altri libri, Baltimora Blues l’ho trovato una lettura molto gradevole, differente. Una ventata di aria fresca, dopo diverse letture che non mi hanno appassionato per nulla.

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