Oggi vi parlo di un romanzo uscito quasi tre mesi fa per Triskell Rainbow: Pensieri e parole, di Lily Carpenetti.
Trama:
Flavio ha tutto: una famiglia amorevole, una vita
agiata e una carriera universitaria ben avviata che lo porterà a un impiego
sicuro. In realtà la sua esistenza scorre tra le sbarre di una gabbia costruita
dall'amore soffocante di sua madre, che lo tiene imprigionato nella piccola
realtà veneta con una compagnia di amici in cui non si rispecchia.
Charles si è sempre accontentato, nella vita senza radici
che gli ha presentato da sempre sua madre, ma non ha mai abbandonato ottimismo
e forza d'animo. Rimasto solo al mondo e senza un soldo, è costretto a
prostituirsi.
Il loro incontro avviene per caso, quando Flavio rimane
colpito dalla presenza di Charles sul marciapiede, al punto da cercare un
contatto. Un incontro destinato a trasformarsi in qualcosa di profondo, tanto
da azzerare ogni sicurezza del figlio di buona famiglia, prima fra tutti la sua
identità sessuale.
Ma la madre premurosa e ossessiva risveglia tutte le sue
insicurezze, minando le basi di quel rapporto fino ad allontanarlo, forse per
sempre, dal ragazzo che aveva capito di amare.
Link acquisto: Pensieri e parole
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Quando ho preso in carico questa recensione, sapevo che non
sarei riuscita a pubblicarla in anteprima: avevo già due recensioni da far
uscire entro il 10 Novembre, questa immancabilmente doveva arrivare dopo.
Quel che non sapevo era che ci avrei messo così tanto a
leggere questo libro. Non è lunghissimo, sono meno di duecento pagine, ma è
troppo frenetico.
Sia chiaro, non ho detto che il libro è brutto, solo che ad
ogni capitolo dovevo fermarmi ad assimilare quanto avevo letto, dato che
succedevano parecchi avvenimenti in poche pagine. Arrivavo a fine capitolo
esausta, eppure avevo letto sì e no una decina di pagine, a volte meno, e ci
mettevo qualche giorno a decidermi di andare avanti. L’intero libro copre un
arco di tempo di un anno e mezzo, più o meno, con qualche salto temporale qua e
là per dedicarsi solo agli avvenimenti veramente importanti. E in questo arco
di tempo mi sono ritrovata ad odiare il comportamento di Flavio, che per tutta
la prima parte sembrava voler mostrare agli altri che era diverso da quel che
appariva, e Charles si era trovato lì per caso, una buona occasione da
sfruttare.
Sì, perché per quanto ci possa essere stata attrazione tra i
due, a mio parere l’intera storia tra Charles e Flavio, almeno nella prima
parte, sembrava incentrata sul fatto che Flavio voleva mostrarsi diverso dai
suoi amici figli di papà (lui li chiamava così, ma non è che fosse piazzato
così male economicamente da poterli giudicare, eh? Si lamenta tanto che fanno
vedere i soldi che hanno, poi lui gira con un’Alfa Mito e il Moncler addosso,
robetta da due soldi, proprio), da sua madre che lo vuole controllare, e decide
di punto in bianco di andare a vivere a casa di Charles, così da aiutarlo con
le spese e farlo studiare senza doversi prostituire.
Gli trova un lavoro in un locale, facendogli da autista per
andare e tornare a tarda notte, e inizia una convivenza in una casa popolare,
abbandonando la sua villa.
Subito non ci ho fatto caso, ma dopo aver finito l’intero
romanzo ho capito che tutta quella parte era solo un voler dimostrare agli
altri, soprattutto a sua madre, che non aveva bisogno del lusso di quella casa,
che poteva vivere ovunque. E se comunque poteva anche aver ragione, non gli è
mai mancato il sostentamento della famiglia, non si è mai ritrovato veramente
senza un soldo, quindi non importava che vivesse in una casa popolare o nella
sua villa, il suo regime di vita non è minimamente cambiato, quindi cosa poteva
dimostrare?
Ed è stato anche egoista quando ha abbandonato Charles per
seguire la sua strada, per studiare dove voleva, separandosi da quella madre
forse troppo autoritaria con lui. Ora, non dico che abbia fatto le scelte
sbagliate, era giusto che decidesse lui della sua vita, ma è parso proprio che
Charles fosse solo una misera pedina in tutto quello, che l’essere gay facesse
quasi parte di quel piano per trovare la libertà dalla sua famiglia, anche se
poi fortunatamente non era così.
Passando a Charles, si capiva dall’inizio che avrebbe avuto
un legame con Flavio, oltre alla sua relazione. Questo mistero sul padre di
Charles, sul fatto che si tingeva i capelli regolarmente per coprire il suo
biondo naturale, simile a quello di Flavio, mi hanno fatto pensare che c’era un
legame di parentela con lui. E infatti c’era, anche se non quello che pensavo
io (e che ci stava decisamente meglio, ma poi addio lieto fine per la coppia,
quindi era impossibile). Ho trovato un po’ pesante il capitolo post incidente,
quando è stato descritto come sarebbe stato curato, con tutti termini tecnici
medici che, secondo me, si potevano evitare. Sembrava un manuale di medicina,
che spiegava quali passaggi eseguire per curare un determinato trauma, non una
storia in cui accadeva un determinato infortunio e il protagonista doveva
curarsi. Ecco, veramente in quel punto avrei voluto mollare la lettura, o
saltare tutta quella spiegazione, perché secondo me era troppo specifica, non
aveva molto senso. Capisco il realismo della storia, ma bisogna dosarlo (che ci
volesse del tempo a guarire ok, ma non spieghiamo passo passo gli interventi
XD).
Quello che sicuramente ho apprezzato di questa storia è il
realismo. La storia è reale, non una storia d’amore romanzata dove è tutto rose
e fiori. I personaggi sono ben costruiti, anche se Flavio è odioso per molte
cose, e anche tutta la trama, bene o male, sta in piedi. Dico bene o male
perché la famosa parentela tra Charles e Flavio, secondo me, è troppo evidente
ed è una coincidenza troppo grande che si siano incontrati per caso. Come dicevo,
per me era più sensato che venisse fuori ben altro, credo che l’autrice possa
capire cosa intendo (ho già spoilerato tanto, voglio evitare di dire proprio
tutto), ma sarebbe mancato il possibile lieto fine della coppia, quindi era
ovvio che non potesse accadere.
Sono indecisa tra due voti, tra il 3.5 e il 4, perché il
libro mi è piaciuto, ma non riesco a metterlo tra i miei preferiti, tra quelli
che rileggerei volentieri. Allo stesso tempo 3.5 mi sembra poco, ma 4 forse è
troppo. Segno quattro piume, ma potrebbe essere anche qualcosa meno.
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