Road To Oscars: Il filo nascosto


Nella Londra del dopoguerra, il rinomato stilista Reynolds Woodcock domina la scena della moda britannica assieme a sua sorella Cyril. La vita e la carriera di Reynolds, accuratamente pianificate, vengono tuttavia stravolte quando questo finisce per innamorarsi della giovane e forte Alma



Tra influenza e altro, ci ho messo un pochino a processare questo film. Di solito, soprattutto quando mi innamoro della pellicola che sto guardando, la recensione esce praticamente da sola, il mio compito è solo quello di trascriverla. Invece, con Il filo nascosto ho fatto più fatica.

Il filo nascosto è un film di Paul Thomas Anderson ed è interpretato da Daniel Day-Lewis, Lesley Manville e Vicky Krieps.


Per quanto riguarda gli Oscar 2018 è stato candidato a Miglior Film, Miglior Regista, Miglior Attore (Daniel Day-Lewis), Miglior Attrice non protagonista (Lesley Manville), Migliori Costumi e Migliore Colonna Sonora.

In tutta sincerità, non so se Il Filo Nascosto mi sia piaciuto sul serio. Devo ammettere di essere partita prevenuta perché dal trailer proprio non mi ispirava, ma durante la visione non è successo nulla che ribaltasse l’opinione che mi ero prevalentemente fatta.



Il problema principale che ho riscontrato in questo film è stato sommariamente uno: per quasi tutta la durata della pellicola mi sono chiesta dove saremmo andati a parare. Forse sono io che sono poco sensibile, o che non ho capito il contesto del film, ma non ho compreso esattamente quali erano le intenzioni del regista, cosa voleva trasmettere agli spettatori.
Non ho trovato nessun insegnamento, nessuna morale, nessun messaggio nascosto tra le pieghe di questo film, e la cosa mi ha lasciata un po’ perplessa.
Tuttavia continuo a chiedermi se sono io a non averlo davvero capito, perché invece, per quanto riguarda tutto il resto, il film è stato davvero un capolavoro. Senza dilungarmi troppo sull’attore protagonista, che vanta una carriera di successi senza bisogno di pubblicità, sono rimasta particolarmente colpita dalle doti recitative di Vicky Krieps (e sono davvero stupita che non sia stata nominata come miglior attrice). La giovane lussemburghese tiene testa al collega in maniera egregia, dimostrando una bravura non da poco, se ci ricordiamo il mostro di recitazione che lavora al suo fianco.



Un’altra cosa che mi rimarrà sempre nel cuore sono i costumi: bellissimi, magici. Mi hanno fatta sognare, come penso capiterà a gran parte del pubblico femminile. Non erano solo realizzati divinamente, ma erano perfetti per il contesto ed erano veri e propri personaggi silenziosi. Gli abiti sono il cuore pulsante di questo film e ti fanno davvero desiderare di indossarli.

Mentre sto scrivendo questa recensione, forse mi si apre uno spiraglio sul perché continuo ad essere perplessa riguardo a questo film: in genere, ho una visione molto romantica dell’amore. Non dico che non esistano amori tormentati, che non esistano amori controversi, ma generalmente preferisco quando l’amore aiuta a superare le avversità piuttosto che crearle.



Il rapporto tra Reginald (Daniel Day-Lewis) e Alma (Vicky Krieps) è quel tipo di amore che si complica non solo perché nasce complicato (tra due persone molto diverse ma anche molto testarde), ma perché a volte la coppia ci mette del suo per non far funzionare le cose. Mi spiego meglio: mi sembrano i tipici personaggi che fanno di tutto per non essere felici, che amino complicare inutilmente situazioni che magari sarebbero più tranquille se solo lo volessero. Mi hanno dato questa impressione per quasi tutto il film, e invece che immedesimarmi sentivo crescere una sensazione di fastidio e disagio. Probabilmente questi personaggi non sono in realtà capaci di amare nel modo comune.



Ora, andando a concludere questa recensione, non so davvero come rapportarmi riguardo alla pietra dello scandalo, ovvero l’Oscar come Miglior Attore. Daniel Day-Lewis ne ha già vinti ben tre, ma ha già annunciato che questo sarà il suo ultimo film, perché poi si ritirerà dalla recitazione. Questo potrebbe fargli arrivare una quarta statuetta... se non che questo, come ho già detto in precedenza, è sicuramente l’anno di Gary Oldman. Gary è stato talmente bravo in L’ora più buia che tifo per lui in maniera imbarazzante. Per questo, nonostante la grande bravura di Daniel Day-Lewis, spero con tutto il cuore che vinca Oldman.

(E magari alla fine lo prende Denzel Washington...)

Con questa recensione, ho concluso la rubrica RoadToOscars2018, avendo recensito tutti i film candidati a miglior film. Tuttavia, restate sintonizzati, perché sotto al tag Oscar 2018 verranno recensiti, in tempi più o meno umani, tutti i film che hanno ricevuto almeno una candidatura.
Ora, non ci resta che attendere la sera del 4 marzo.


A presto


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