The square



Dopo l'abolizione della monarchia svedese, il Palazzo Reale di Stoccolma è diventato un museo d'arte. Christian, il curatore del museo, si trova a gestire uno spazio museale per una nuova Installazione artistica sul tema della fiducia, incentrata su un oggetto, The Square, uno piccolo spazio aperto ma delimitato, di forma quadrata, i cui confini sono tracciati solo per terra, tra le pietre di un pavé. Nel film ricorre più volte una sua definizione come quella di un "santuario" all'interno del quale tutti godono di uguali diritti e obblighi. Dopo aver trovato una società di pubbliche relazioni a cui affidare la promozione dell'evento museale attraverso strategie di marketing virale su Internet e per mezzo dei social network digitali, si verificano una serie di eventi caotici.

The square è un film del 2017, candidato come miglior film straniero agli Oscar 2018.
Per me è molto difficile scrivere questa recensione, perché dopo aver visto il film non sono sicura di avere le idee chiare circa ciò che il regista voleva comunicare.
Forse i miei gusti in fatto di cinema sono troppo semplicistici, ma sta di fatto che spesso mi sono trovata a chiedermi dove volesse andare a parare questo film.
Forse ho intuito il senso, ma ancora non ne sono così sicura.
Cercherò, per quanto possibile, di farvelo capire senza troppi spoiler.



In sostanza, credo che The Square volesse mettere in scena una critica sociale contro l’idea di ottenere qualcosa a qualsiasi costo, anche danneggiando gli altri.
Infatti, c’è un’azione che compie il protagonista durante il film che mi ha portato a fare questo ragionamento.
Per recuperare una cosa molto importante per lui, agisce in maniera autonoma; nonostante alla fine riuscirà nell’intento, ciò danneggerà altre persone.
E lo stesso ragionamento può essere collegato alla campagna mediatica che si scatena intorno all’installazione di The Square.
Mi ha sorpreso molto che un film del genere sia stato realizzato in un paese già di per sé molto all’avanguardia su queste tematiche, che già si impegna molto nella tutela dei suoi cittadini. 



Allo stesso tempo, questa interpretazione non mi convince appieno: ho il sospetto che il regista volesse far passare anche altri messaggi, o diverse sfumature dello stesso messaggio.
Purtroppo, a me non sono arrivate più di tanto.
Ho fatto fatica a mantenere l’attenzione sul film, visto anche la durata di due ore e mezza.
Ora, di solito, se posso, evito di recensire opere che mi hanno trasmesso queste emozioni, perché non renderebbe la recensione per niente accattivante.



I motivi per cui ho deciso di scriverla ugualmente sono due: primo, questo è uno dei film candidati agli Oscar 2018 (come miglior film straniero, anche se non è riuscito ad accaparrarsi la statuetta).
Secondo, ho la netta sensazione che questo film potrebbe piacere a moltissime persone, e il fatto che io non l’abbia capito appieno non pregiudica certamente il suo valore.

Per questo vi consiglio vivamente di vederlo e farvi una vostra idea, e magari farmi sapere come lo avete interpretato voi, che cosa vi ha trasmesso.




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