Chiacchiera in libertà #15: Diario di una quarantena (che quarantena non è)



Diario di una quarantena

Roma, 16 marzo 2020

Giornate monotone. 

Giornate tutte uguali, una simile all'altra come se il tempo non passasse mai. 

Leggo un libro, chiacchiero con gli amici tramite Telegram, WhatsApp, FB e Instagram, forse manca qualche altro social, ma non è importante. Non posso dire di essere sola, perché la tecnologia fa in modo che nessuno lo sia mai realmente. O meglio, non soli, ma si è sempre in contatto con qualcuno, parlando, chiacchierando, scoprendo cosa accade nel paese vicino, nel capoluogo di provincia della propria regione. Avendo notizie che arrivano da tutta Europa, se non da tutto il mondo. Eppure il contatto umano lo ammetto è quello che manca.

Anche se circondati da tecnologia, da notizie che ci bombardano, alla vigilia del mio compleanno, mai e poi mai avrei pensato di vivere in una sorta di quarantena

Un'epidemia, pandemia o come preferite chiamarla si è sparsa per il mondo, tanta gente si sta ammalando, tante persone si stanno spegnendo, e per la prima volta in vita mia sto avendo paura.

Paura, non di uscire, ma dell'ignoto, di quello che sarà dopo. 

Sto avendo paura per le persone della mia famiglia, per mia mamma che è nell'età a rischio, che poi siamo tutti a rischio, non c'è un'età. 

Alla vigilia del mio compleanno, per la prima volta in vita mia mi ritrovo nel bel mezzo del caos, perché di problemi ne ho affrontati, eppure questo è grande. 

Tutti abbiamo letto I Promesso Sposi, anche solo qualche capitolo a scuola, lì si parla anche di peste. 

Tutti sappiamo la storia del Decamerone, la storia di un gruppo di ragazzi che per sfuggire alla peste si sono chiusi in una villa raccontandosi storie. 

Ho letto un articolo in cui sembra che i libri più venduti in questo periodo siano quelli che parlano di pandemie. 

Eppure, nel 2020 mi sarei aspettata che fossimo chiusi in casa più per una guerra nucleare, una sorta di mondo post apocalittico alla Mad Max o Ken Shiro piuttosto che per un virus

Nel 2020 sognavo e speravo più un futuro alla Star Trek, dove navi stellari andavano alla scoperta di strani e nuovi mondi, e dove non ci fossero più differenze di lingue, razze e cultura. Ho sognato e immaginato tante cose, ma non di certo un collasso del mondo e anche economico. 

Ma, forse, tutto questo ce lo meritiamo. Meritiamo la paura e l'ansia, e l’universo che in qualche modo si rivolta contro di noi. Ci è stato donato un mondo splendido e noi, nessuno escluso, non siamo stati in grado di prendercene cura; tutt’altro siamo andati peggiorando, facendoci del male tra di noi, ancora pronti ad attaccare tutti quelli che sono differenti. E così, un qualche volere superiore ci sta punendo, peccato che in molti ancora non lo capiscano. 

La cosa che mi lascia perplessa è il comportamento delle persone, il totale menefreghismo di tutti loro. Sono state date delle semplici regole, per preservare la salute di tutti, eppure in molti continuano a ignorarle, a fregarsene. 

Cosa diranno nel momento in cui si ammaleranno? Con chi se la prenderanno quando qualcuno a cui vogliono bene si spegnerà da solo in un letto d’ospedale? 

Grideranno all'ingiustizia divina? 

Sbraiteranno contro il governo che poteva fare di più? 

Mi chiedo se si faranno un esame di coscienza. No, sicuramente no.

Perderanno qualcuno e si porteranno dietro il rimorso per sempre. 

So cosa significa non riuscire a dare un ultimo saluto. Perdere qualcuno ed essere chiamati solo quando ormai è troppo tardi anche solo per salutarlo, per scambiare un'ultima parola. 

E allora perché tutti non ascoltano le direttive? 

Rimanere a casa, da soli o con la famiglia, apparentemente senza fare nulla, in attesa che giorno dopo giorno tutto finisca, che si trovi una cura, una soluzione, crea ansia, fa “scapocciare”, come direbbero a Roma. Ma è solo un piccolo sacrificio, rimanere al caldo, nella propria casa, con tecnologia e cibo. 

Non siamo in guerra, non c'è una carestia. Dobbiamo solo evitare che il virus contagi altre persone e allora state a casa

Rimanete a casa, perché questa epidemia passerà, ma non è detto che non si porti via un nonno, un genitore o qualcuno di caro.

Ieri ho scritto un post sul mio FB, nulla di filosofico, era giusto un pensiero, e rispondendo ai vari commenti è venuto fuori che le persone fanno tanta spesa per uscire il meno possibile. Sicuramente le persone lo fanno per questo motivo, ma lo fanno anche per la paura, la psicosi di rimanere senza nulla, senza scorte. 

Oggi volevo andare al supermercato: è vero che solitamente faccio la spesa per tutto il mese, ma di tanto in tanto qualcosa finisce, mi serve. C’era una fila allucinante e non era per via della distanza; occupava tutto il parcheggio, e lì come in un altro ancora, e pensare che dovevo prendere solo gli assorbenti, però non mi sono nemmeno avvicinata per chiedere se potevo entrare e uscire al volo, non appena sono arrivata le persone mi hanno fissato come fossi un'aliena, gli occhi spaventati.

Tutti sono spaventati, dagli altri, come se si potesse essere contaminati, come se tutti noi fossimo degli untori. Portatori di questo virus, pronti a infettare tutti gli altri, le persone che hanno intorno. 

Hanno paura, eppure non rispettano le regole. 

Vanno in giro senza riflettere e pensare al dopo.

Questa mattina mi ha svegliato la notifica del cellulare, alle otto del mattino; mi chiedevo chi mai potesse scrivermi a quell’ora, mi ero dimenticata di aver installato l’app di un quotidiano, per non rimanere fuori dal mondo, per leggere cosa sta accadendo intorno a me. La tv la odio.
Era una sorta di articolo in cui si parlava della prima cosa bella, e di una teoria di un sociologo dal nome italiano, ma americano.

Enrico Quarantelli (1924-2017) non era un utopista, ma un sociologo americano, specializzato nello studio delle reazioni ai disastri. Iniziò con un tornado in Arkansas nel 1952 e proseguì con dozzine di casi.
Fu dopo il grande terremoto in Alaska del 1964 che, avendo notato le stesse condotte ricorrenti, trasse le prime conclusioni. Queste: gli eventi catastrofici tirano fuori dall’umanità il meglio. Non è vero che si reagisca istericamente. La solidarietà prevale sul conflitto. La società diventa più democratica. Svaniscono, almeno temporaneamente, le diseguaglianze e le distinzioni di classe.
Si soffre e si lavora insieme. I governi e le burocrazie che si impongono di essere rigidi e non improvvisano mai restano spesso senza timone. Sorgono allora organizzazioni spontanee di cittadini, una sorta di risposta civica immune al male. Ci si trova più vicini al senso delle cose e di se stessi.

Qui l’articolo di Rep per intero.

Non sono troppo convinta di questo articolo, di quelle teorie, non so perché, ma osservando le persone, oggi girando per le strade, incontrando quei pochi che, dove vivo io, si sono avventurati fuori casa, sembrano pronti a rifuggire il contatto umano. Hanno paura dei loro simili, hanno lo sguardo delle bestie braccate, diffidenti, pronti a fuggire non appena la situazione potrebbe diventare non pericolosa, ma preoccupante.

Dopo questo giro mi è sembrato che il mondo sia diventato più silenzioso, sono tornata a casa lasciandomi dietro una sorta di vuoto. 

Tra queste mura, ero indecisa se scrivere o meno questo flusso di pensieri, queste parole che non sono le cose più adatte da inserire sul blog, eppure allo stesso tempo avevo bisogno di chiacchierare, di tirare fuori tutto quello che mi frullava per la testa.

Non so quanto durerà questa quarantena, questo momento di stasi. 

Non lo sa nessuno. 

Vivere nell'immobilità è qualcosa che mi fa sentire come se fossi una tigre in gabbia; rimanere a casa, non poter andare e venire fa sembrare che il tempo non trascorra mai.

I giorni passano, e ora fuori iniziano anche ad allungarsi le giornate e io spero veramente che tutto questo si risolva il prima possibile. 

Spero che le persone smettano di aver paura, smettano di essere spaventate dai loro simili e facciano come negli studi di Enrico Quarantelli, ovvero si aiutino nel momento del bisogno.

In tutto ciò, chiusa a casa sto quasi impazzendo, eppure sto recuperando pian piano le mie letture, che erano lì, ad aspettarmi. 

Ho ripreso anche a scrivere, e non solo sproloqui deliranti, ma anche recensioni, che sono deliranti anche quelle e poi il mio nuovo lavoro.

Passo il tempo, cancello le mail di Netflix che si sente veramente tanto solo, vuole essere guardato, credo che si offenderà a morte non appena si renderà conto che oggi abbiamo messo i dvd di Harry Potter, non mi rivolgerà più la parola.

Detto questo, in questi giorni ho letto due libri veramente splendidi, forse più adatti a un periodo più allegro, visto che entrambi affrontano argomenti difficili; differenti, ma difficili.

La recensione di Marea Tossica edito Mondadori è uscita il 14 marzo, la trovate sul blog (qui), la recensione de La storia di Yanni edita Triskell edizioni invece è uscita il 18 marzo, la trovate qui.

Ora, molti di voi si chiederanno perché ha scritto questo post, questo strano articolo? L’ho fatto per esorcizzare. Ho paura e sono in apprensione anche io per molte cose, soprattutto per mia mamma, che ora è a casa, ma non posso farla rimanere chiusa per sempre, dovrà tornare a lavoro. Ho paura che possa ammalarsi, che lavorando in università, con un andirivieni di persone, si possa sentire male, perché le lezioni sono finite, ma gli amministrativi e chi lavora in portineria continuano ad andare anche con le sedi chiuse. Sono in apprensione, per la mia famiglia, anche per mio fratello che deve andare a lavoro, o per mia sorella, riprenderà anche lei e sarà a contatto con le persone. Però tenersi tutto dentro, rimuginare, avere paura per quello che potrebbe avvenire è assurdo, eppure l’ansia cresce, non fai che rimuginarci e l’unico modo che conosco per esorcizzare tutto questo è scrivere, imprimere le mie impressioni, i pensieri nero su bianco.

Per non pensare leggo, mi immergo in altri mondi, in altri tempi, e mi convinco che tutto andrà bene. Perché è così, andrà bene, la vita tornerà alla normalità.

Comunque ho scritto questo articolo anche per chi è in ansia e ha paura, e vuole sfogarsi con pensieri, le sue apprensioni, ma anche consigliare letture, fare in modo che il tempo passi più tranquillamente. Quindi qui sotto potete lasciare i vostri pensieri, i vostri commenti, le vostre letture, tutto quello che volete.

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