L’archeologo di Arthur Phillips



Egitto 1922: Ralph Trilipush, archeologo, sta cercando la tomba di Atum-hadu, faraone fino ad allora sconosciuto. Intanto, poco lontano, Howard Carter sta per aprire la tomba di un faraone di nessun rilievo, Tutankhamon. Sydney 1954: Harold Ferrell, un investigatore privato in pensione, riceve la lettera di un giovane che vuole conoscere alcuni aspetti oscuri del passato di sua zia, morta da poco. Ferrell comincia a raccontargli di quando, mentre era sulle tracce di un giovane australiano, Paul Caldwell, figlio naturale di un ricchissimo inglese, si era convinto che Paul fosse stato ucciso insieme a un commilitone in Egitto, durante la prima guerra mondiale, proprio dal fidanzato di sua zia, Ralph Trilipush...



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Buongiorno, cari lettori. Oggi sono qui a parlarvi di un romanzo che sulla carta mi sarebbe dovuto piacere tantissimo, ma invece non mi ha lasciato nulla.
L’archeologo è uno dei romanzi che io chiamo “salvati”, ossia delle copie in esubero destinate ad essere buttate, che io e il mio compagno abbiamo salvato.
Ero molto incuriosita dalla trama (un po’ perché sono una storica) e non vedevo l’ora di leggerlo.
La trama si delinea su due linee temporali, ma non so dire quale delle due sia più noiosa.
È stato un libro veramente pesante da leggere, il tempo non passava mai.
Non riesco a capire come mai da un potenziale così alto sia risultato un libro così noioso. Non è scritto male, non è mal gestito, è soltanto tremendamente lento e poco avventuroso, proprio l’esatto opposto di ciò che mi aspettavo.
Mi sono resa conto, a qualche settimana dal termine della lettura, che tre quarti degli avvenimenti raccontati mi sono già scivolati via dalla memoria.
Tutto ciò che ricordo appunto è la noia e il desiderio di finire al più presto. So che avrei potuto mollarlo lì, ma io ho un problema con i libri lasciati a metà, è una cosa che odio per cui cerco sempre di finire una lettura.
Nel dare un voto a questo romanzo mi è venuto un dubbio: certo, secondo la mia esperienza dovrei dare un voto molto basso, ma oggettivamente parlando il romanzo non è brutto. Lo stile dell’autore è anche molto leggibile e scorrevole, il problema è che io, personalmente, non ho trovato per niente interessante ciò che mi stava raccontando.
Quindi, per essere più oggettiva ho deciso che il voto finale debba essere tre piume, proprio perché non si merita di meno, ma nemmeno di più.
È un peccato, già mi aspettavo amore a prima vista e invece niente, sarà per il prossimo.
E voi, avete mai avuto libri che vi hanno deluso profondamente? Avete mai avuto alte aspettative che sono state tragicamente disilluse? Fatemelo sapere con un commento qui sotto.
Alla prossima recensione.



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